Donald Trump è stato incriminato dalla giustizia federale per la gestione degli archivi della Casa Bianca. Lo ha confermato lui stesso giovedì sera, il che potrebbe essere una nuova insidia per il repubblicano che sogna di riconquistare la presidenza americana nel 2024. "La corrotta amministrazione Biden ha informato i miei avvocati che sono stato incriminato, presumibilmente in relazione alla vicenda delle scatole false", ha scritto sul suo social network Truth, riferendosi alle scatole di documenti che ha portato con sé quando ha lasciato Washington.
L'ex presidente, la cui casa in Florida è stata perquisita la scorsa estate dagli agenti dell'FBI alla ricerca dei documenti, ha dichiarato di essere stato convocato martedì alle 15.00 ora locale (saranno le 21.00 in Svizzera) davanti alla Corte federale di Miami.
Il suo avvocato Jim Trusty ha dichiarato alla CNN che il suo cliente si presenterà in tribunale e che dovrà rispondere di sette accuse, tra cui una legge sullo spionaggio che vieta di conservare documenti riservati in luoghi non autorizzati e non protetti. E Trump, che ora è il primo ex presidente nella storia degli Stati Uniti a essere incriminato dalla giustizia federale, è anche perseguito per ostruzione della giustizia e falsa testimonianza, ha aggiunto.
A marzo era già stato incriminato per diverse frodi contabili dalla giustizia dello Stato di New York in relazione a un pagamento effettuato prima delle elezioni presidenziali del 2016 per mettere a tacere un'attrice di film porno, Stormy Daniels, che sostiene di esser stata la sua amante. L'ex magnate immobiliare, attualmente in netto vantaggio sugli altri candidati alla nomination repubblicana, ha sempre negato qualsiasi illecito e si descrive come vittima di una "persecuzione politica".
Vero è che nei sette capi di accusa mossi contro Donald Trump ci sarebbero la cospirazione e l'ostacolare la giustizia, ma anche dichiarazioni false e sottrazione volontaria di informazioni sulla difesa nazionale. Lo riporta il network ABC.
L'ex presidente scatenato sui social
"Vanno contro un presidente popolare" con la "bufala degli scatoloni. Questa è un'interferenza nelle elezioni a livello più alto. Sono un uomo innocente": così si è espresso venerdì mattina Donald Trump in un video postato su Truth, commentando la sua incriminazione per le carte segrete portate via dalla Casa Bianca.
"Vogliono distruggere la mia reputazione perché vogliono vincere le elezioni", osserva l'ex capo di Stato americano. "Non avrei mai pensato che una cosa del genere sarebbe potuta accadere a un ex presidente degli Stati Uniti, che è in testa nei sondaggi per le elezioni del 2024", ha continuato il politico newyorkese, dichiarando inoltre che "questo è un giorno buio per l'America. Siamo un Paese in serio e rapido declino".
Gli ha fatto eco lo speaker della Camera americana, il repubblicano Kevin McCarthy, il quale ha evocato una "grave ingiustizia": "E' inconcepibile per un presidente incriminare un candidato che lo sfida. Joe Biden ha tenuto documenti classificati per decenni". Resta in silenzio invece la Casa Bianca che non ha (ancora) commentato l'incriminazione del suo ex inquilino, confrontato con gravi accuse federali.

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