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Ucraina, l’escalation e il peso dei rapporti Mosca-Berlino

Analisi: la guerra è salita d’intensità ma nessuno prevale e per questo il fronte diplomatico è fermo – Germania: la storia e la strana coalizione al Governo spiegano le ritrosie nel fornire armi

  • 30 January 2023, 10:57
  • 11 December 2023, 12:47
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Quei carri armati all'Ucraina

Modem 30.01.2023, 08:30

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Di: Modem/ludoC

Kiev riceverà prossimamente nuovi carri armati occidentali. Ma basteranno queste forniture a cambiare il corso della guerra, dal momento che i bombardamenti russi in Ucraina continuano e che anche sul terreno, nonostante le controffensive, l’esercito ucraino appare in difficoltà? Siamo davvero di fronte a una svolta nel conflitto che permetterà di respingere gli attacchi sempre più incisivi della Federazione Russa? Come spiegare inoltre le ritrosie di Berlino nel fornire tank Leopard al Paese invaso? E ancora: il fronte occidentale, per ora apparentemente compatto nel sostenere Kiev, resisterà nel tempo?

Domande, queste e altre, che il magazine di approfondimento radiofonico Modem ha posto oggi - lunedì - a due esperti: Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e di studi strategici all’Università di Firenze, e Beda Romano, corrispondente a Bruxelles del Sole 24 Ore e autore di alcune opere sui rapporti tra Berlino e il resto d’Europa.

“I carri armati non faranno la differenza”

“È assolutamente probabile che la Russia stia preparando una nuova offensiva in Ucraina, anzi… è fuori da ogni dubbio. Di conseguenza, è anche assodato che le forze armate ucraine abbiano bisogno di armamenti atti a far fronte a questa nuova offensiva. - spiega Luciano Bozzo - Tuttavia, la fornitura in tempi brevi di qualche decina di carri armati e pochi di più, se parliamo di un lasso di tempo di qualche mese, non faranno la differenza per quanto concerne la realtà attuale della guerra. Ammesso che in Ucraina possano arrivare alcune decine di tank come quelli dei quali si è parlato (Challanger 2 britannici, Abrams statunitensi o Leopard 2 tedeschi, ndr.), sull’altro versante del fronte c’è una Federazione Russa che ancora dispone di riserve di carri per migliaia di unità. Non ritengo quindi che la fornitura di tank a Kiev sia un salto decisivo nella condotta della guerra”.

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Un carro armato tedesco Leopard 2

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“Siamo di fronte a una escalation”

Il professore ricorda inoltre che quando non si raggiunge una soluzione in un conflitto, la guerra “sale d’intensità”. Si innesca quindi una escalation:"Entrambe le parti resistono e contrattaccano al fine di prevalere nel confronto e questo spinge il conflitto verso l’alto se nessuno riesce a raggiungere il proprio obiettivo".

L’aumento di intensità è attualmente palese. Kiev, dopo aver ottenuto i carri armati, chiede ora missili a lunga gittata e finanche aerei da combattimento: l’escalation, quindi, non si arresterà? “Questa guerra ormai va avanti da un anno: i russi non sono stati in grado di raggiungere rapidamente ed efficacemente i risultati che si proponevano di raggiungere; gli ucraini per parte loro resistono ma contrattaccano pure: vogliono naturalmente recuperare i territori perduti”, spiega ancora Bozzo.

Entrambe le parti, inoltre, dispongono “di sufficienti risorse e riserve per continuare questo sforzo e quindi la guerra tende alla escalation”. Il conflitto – prosegue Bozzo – tende a salire di intensità anche perché “all’aumento delle perdite, in particolare umane, ma anche economiche e materiali, ciascuna delle due parti deve giustificare al proprio pubblico ed elettorato gli sforzi intrapresi e le perdite subite: si tratta di presentarsi ai genitori di quei ragazzi morti sul campo, in entrambi i fronti, cercando di convincerli che quel sacrificio non è stato inutile”. In sintesi, “la posta in gioco, con l’aumento delle perdite, aumenta pure essa”.

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Un carro armato statunitense Abrams

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Rapporti Russia-Germania: il peso della storia

In merito alla questione “Leopard”, Berlino ha tergiversato parecchio prima di cedere alle pressioni degli alleati e accettare di mandare alcuni carri (pochi) e soprattutto di permettere ad altri Paesi che li possiedono di riesportare i tank di produzione tedesca verso l’Ucraina. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto più volte di voler evitare questa escalation. Ma è solo questo il motivo di questa riluttanza tedesca? “Direi di sì - risponde per parte sua Beda Romano - questo è il motivo principale”. Il giornalista aggiunge però che: “Naturalmente, dietro alle sue incertezze in queste settimane vi è anche la presenza al Governo di una coalizione estremamente particolare, mai avvenuta prima, che raggruppa socialdemocratici, liberali e i Verdi”. Si tratta di partiti che “hanno posizioni diverse su vari fronti, in particolare su quello della guerra”.

Da un lato, “c’è il Partito socialdemocratico che vuole evitare l’escalation e vuol tentare di difendere un certo tipo di rapporto con la Russia”, e dall’altro “i Verdi che sono molto più netti nella difesa dell’Ucraina e molto più impegnati nella difesa dei diritti”. Da questo punto di vista “la presenza a Berlino di una coalizione così particolare e variegata non aiuta la posizione tedesca in politica internazionale”.

Inoltre, non meno importante, vi è anche il peso della storia: “Da parte tedesca c’è una ritrosia ad intervenire in campo militare, un fattore questo che si è riproposto nei decenni in varie circostanze, e l’idea di vedere dei carri armati tedeschi all’estremo oriente europeo porta alla memoria di molti l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nei primi anni Quaranta”. C’è poi un altro aspetto che, secondo Romano, spesso viene dimenticato ma che in realtà ha la sua importanza anche in questo frangente: “La Russia e la Germania hanno dei rapporti storici che risalgono nei secoli: basti ricordare la presenza di tedeschi nel Settecento in vari territori della Russia, attirati lì da Caterina la Grande (di origine prussiana, ndr.) per lavorare”. Questi rapporti fra Russia e Germania hanno anche “per certi versi una vena romantica e storica che non può essere sottovalutata in questo frangente e in parte può aiutarci a capire la posizione controversa del Partito socialdemocratico”.

Romano, si è poi chinato sulla posizione della NATO e sullo stato dell’Alleanza atlantica, dal momento che l’Ucraina ora chiede anche missili e aerei da combattimento. La NATO, spiega il giornalista, “è in una posizione particolare: da un lato questa guerra l’ha rafforzata, ha raggruppato i Paesi membri e ha rafforzato la loro unità”. Nel frattempo, tuttavia, le continue discussioni su come affrontare la questione ucraina, “stanno emergendo in superficie: ieri c’è stata molta incertezza sulla fornitura di armi pesanti, tra cui carri armati, domani molto probabilmente si discutere se e come rifornire l’Ucraina di aerei da combattimento. Già oggi, la Germania ha dichiarato di non volerlo fare, certo non è escluso che possa cambiare idea, ma oggi la posizione tedesca mostra un’altra forma di incrinatura nel fronte NATO”.

Fronte diplomatico fermo: i fronti puntano sul fattore tempo

Il fronte diplomatico, nel frattempo, è praticamente fermo. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz dice di voler telefonare a Putin e anche il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che continuerà a parlare con Mosca, aggiungendo anche che pure la Cina dovrebbe dire la sua. Tuttavia, a parlare, ora come ora, sembrano essere solo le armi. Il motivo, spiega alla RSI il professor Luciano Bozzo risiede nel fatto che “la dimensione militare e quella diplomatica sono le due facce di una medaglia, quella che raggruppa politica estera e politica di sicurezza”. Se sul fronte di guerra “nulla si muove, come in questo momento in cui assistiamo a uno stallo, con gli attacchi dei russi a Bakhmuh ma con gli ucraini che continuano a difendersi e che hanno pure lanciato controffensive, è molto difficile che si possa rimettere in modo la funzione diplomatica: questo perché ciascuna delle due parti pensa che il tempo possa giocare a proprio favore. Kiev spera in un collasso della Federazione Russa, sotto embargo e che ha perso migliaia di mezzi corazzati e blindati, ma la Russia conta sulla propria maggiore dimensione: da un lato demografica, con i suoi 150 milioni di abitanti, contro poco più dei 40 dell’Ucraina. Le due parti pensano che col passare del tempo l’avversario collasserà: da questo punto di vista Russia e Ucraina non hanno nessuna spinta nel sedersi a un tavolo negoziale, dove necessariamente si otterrebbe qualcosa ma parallelamente bisognerebbe fare concessioni alla controparte”.

Rischio fratture nel fronte occidentale

Il fattore tempo, tuttavia, potrebbe creare anche fratture sul fronte occidentale: più la guerra si protrae, più continua l’escalation. Senza dimenticare che sullo sfondo del conflitto è tuttora presente la minaccia nucleare, con la Russia che potrebbe impiegare armi non convenzionali (testate nucleari tattiche), come paventato in questi mesi da diversi falchi del Cremlino.

L’unità ostentata dai paesi della Unione europea mostra infatti alcune eccezioni, ricorda Beda Romano: “A cominciare dall’Ungheria, per esempio, che è un Paese molto particolare e che nei confronti della Russai negli ultimi mesi ha lasciato intendere di non avere una posizione così netta di opposizione all’invasione russa in Ucraina”.

L’unità del fronte occidentale, quindi, va valutata giorni per giorno e appare sempre più delicata.


Sbloccati i Leopard

Telegiornale 25.01.2023, 21:00

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