Il Consiglio nazionale venerdì mattina, con 138 voti a favore contro 52, ha dato il via libera alla terza riforma della fiscalità delle imprese. Il partito socialista ha già annunciato la volontà di lanciare il referendum così come fece nel 2008. La Camera del popolo, in sostanza, ha varato una versione 3.1 della riforma che potrebbe determinare fino a 1,5 miliardi di franchi di minori entrate solo per il fisco federale. Più di quanto voluto dal Governo e di quanto approvato dagli Stati che devono tornare ad occuparsi della questione.
I rappresentanti della sinistra, con il sostegno dei Verdi, hanno tentato di controbilanciare in parte la riduzione delle entrate dovuta agli sgravi per le aziende, proponendo misure che avrebbero colpito soprattutto gli azionisti. Una posizione che l'asse UDC-PLR-PPD ha fermamente respinto, certo che gli sgravi fiscali alle imprese creeranno nuovo dinamismo economico. Venerdì mattina ha però deciso di rinviare ad un altro momento l'eventuale abolizione della tassa di bollo per approfondimenti e per non caricare eccessivamente la riforma.
Ueli Maurer durante il dibattito di giovedì aveva esortato alla prudenza, ricordando che la riforma proposta dal Governo era stata studiata per rispettare gli standard internazionali (soppressione degli statuti speciali per le holding), rafforzare la piazza economia (riduzione della pressione complessiva), attirare nuove imprese orientate a ricerca e sviluppo, tenendo al contempo conto della situazione delle casse federali e cantonali.
Diem/ATS
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Johnny Canonica spiega l'essenziale della terza riforma della fiscalità delle imprese - di Stefano Pongan
RSI Info 24.02.2016, 10:15
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Riforma della fiscalità delle imprese, conseguenze per il Ticino
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