Svizzera

"Io davanti a Ratzinger come un allievo davanti a Mozart"

Il ricordo di Benedetto XVI nelle parole del cardinale svizzero Kurt Koch

  • 3 gennaio 2023, 19:40
  • 24 giugno 2023, 03:14
Una fotografia di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger)

Una fotografia di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger)

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Di: Paolo Rodari

Il cardinale svizzero Kurt Koch è dal 5 giugno 2022 prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Fu Benedetto XVI, nel 2010, a portarlo a Roma già come responsabile dei rapporti con le altre Chiese cristiane perché, racconta, «voleva vicino a sé una persona che avesse già vissuto sul campo questo tipo di rapporti: per questo mi chiamò a Roma».

Eminenza, con Benedetto XVI lei scrisse un libro dedicato al Concilio Vaticano II e all’ermeneutica della riforma. Qual è il messaggio più importante che ci lascia Papa Ratzinger?

«Penso soprattutto alla concentrazione sulle cose di Dio, su chi è Dio. E poi la fede e il rapporto tra fede e ragione. Ratzinger era convinto che la fede cristiana dovesse essere umana. E se deve essere umana deve avere una sua ragione. Occorre confessare che la fede cristiana è una fede vera e dunque che deve convincere il popolo nella sua ragionevolezza. I cristiani non credono in un Dio qualsiasi, ma in un Dio che ha un rapporto con l’uomo, un Dio che si è rivelato nel mondo attraverso Gesù Cristo. Per questo Benedetto XVI ha voluto anche scrivere un libro su Gesù di Nazareth, per mostrare quale è il centro della nostra fede. Allora penso che la questione di Dio e il cristocentrismo siano i punti forti della sua eredità. Non pensare e riflettere, ma anche celebrare la fede».

Lei ha avuto un rapporto particolare con Benedetto XVI che lo ha creata cardinale nel 2010. Che ricordo personale ha del Papa emerito?

«Ogni incontro con lui era gioioso e interessante. Benedetto XVI aveva sempre un’attenzione particolare alle persone con cui parlava. Non ha mai dato l’impressione che lui fosse più intelligente delle persone con cui parlava. Quando venni a Roma mi chiese di tenere una conferenza sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II al circolo degli allievi. Ero molto sorpreso perché lui era l’esperto del tema. Mi sentivo come un allievo a cui è chiesto di suonare il piano davanti a Mozart. Gli dissi che potevo leggere solo una parte del mio intervento, ma lui rispose che voleva ascoltare tutto quanto avevo preparato. Questo è ciò che ricordo di lui: l’attenzione all’altro, ascoltare e solo dopo parlare».

Che rapporto ebbe Benedetto XVI con la Svizzera?

«Ratzinger ebbe una relazione particolare con Hans Urs Von Balthasar. Fondarono insieme la rivista “Communio” insieme ad altri. Ratzinger venne in visita per i funerali di Von Balthasar, fu la prima vota che lo vidi in Svizzera. Non lesse un testo scritto nell’omelia, ma parlò a braccio e si mise gli occhiali solo per leggere il testo della liturgia».

Quali altri incontri ricorda con il Papa emerito come vescovo svizzero?

«Ricordo soprattutto la visita "ad limina" che abbiamo avuto nel 2006. Benedetto XVI volle avere davanti a sé per tre giorni tutti i capi delle diocesi. All’inizio e alla fine Raztinger chiese di concentrare ogni azione su Dio, dando molto da riflettere sul futuro dei vescovi svizzeri».

Lei è prefetto del dicastero per l’unità dei cristiani. La Svizzera è un piccolo laboratorio in questo senso. Tutto ciò per Ratzinger è motivo di interesse?

«Quando Benedetto mi chiese di venire a Roma gli dissi che non era facile lasciare una diocesi dopo quindici anni. Mi disse che “quindici anni sono sufficienti”. Inoltre, dopo il cardinale Walter Kasper, voleva un vescovo che conosceva le Chiese della riforma. Non solo un vescovo che era stato fra i libri ma che aveva vissuto un’esperienza. E ciò mi ha mostrato che l’ecumenismo è importante per Benedetto non solo con le chiese ortodosse ma anche coi protestanti».

È un momento particolare per l’Europa, con il conflitto presente in Ucraina. È un momento anche difficile nel rapporto con gli ortodossi soprattutto russi. Cosa pensa?

«Benedetto ha avuto molti rapporti con gli ortodossi russi, in particolare con l’attuale patriarca Kirill che guidava il ministero per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca. Aveva un buon rapporto con lui. Penso che Benedetto era consapevole che il tempo per avere una visita a Mosca non era ancora maturo».

Giovedì ci saranno i funerali, ci sarà una delegazione svizzera?

«Abbiamo molti svizzeri a Roma, anche per la presenza della Guardia svizzera che fa la guardia d’onore al Santo Padre Benedetto. Ho sentito che l’ambasciatore svizzero sarà presente. Verranno anche alcuni vescovi ma altri resteranno nelle rispettive diocesi per il requiem con i loro fedeli».

Intervista al cardinale Koch

Telegiornale 03.01.2023, 21:00

Notiziario 6.00 del 02.01.2023 - Il servizio di Anna Valenti

RSI Mondo 02.01.2023, 07:57

  • Keystone

Benedetto XVI, l'addio dei fedeli

Telegiornale 02.01.2023, 13:30

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