Una riforma miliardaria
La fine del modello svizzero di "dumping fiscale" - Capire la terza riforma della fiscalità delle imprese
È uno dei maggiori cantieri della politica elvetica attuale e la Confederazione non l'ha aperto di sua spontanea volontà. La terza riforma della fiscalità delle imprese è di capitale importanza per l'avvenire della Svizzera quale sede di 24'000* aziende più o meno grandi (e non tutte straniere) che oggi beneficiano di uno statuto fiscale speciale che, dal 2019, non sarà più garantito.
La situazione oggi
I regimi contestati sono quelli cantonali. Prendiamo Vaud come esempio: holding e altre società che realizzano l'essenziale dei loro guadagni all'estero versano all'erario circa il 10% degli utili**. Le imprese locali sono tassate più del doppio (il 21,6%). Gli altri Cantoni presentano situazioni analoghe, Ticino compreso, ma la diffusione e il peso di queste società varia: contano molto soprattutto nell'Arco lemanico, nella regione basilese, a Zugo. Unione Europea e OCSE non sono più disposte a tollerare questo trattamento di favore e Berna si è impegnata formalmente nel 2014 a sopprimere i privilegi.
Le aziende a statuto speciale sono solo il 7% del totale, ma generano 3,2 miliardi di franchi del gettito federale (quasi la metà del complesso delle persone giuridiche) e 2 miliardi per i Cantoni (un quinto circa delle entrate fiscali). Una gallina dalle uova d'oro a cui non si vuole tirare il collo con un forte aggravio delle imposte.
La riforma
Due sono quindi le principali contromisure studiate dalla Confederazione, che sta scrivendo le regole del gioco per la concorrenza fra cantoni. Da un lato l'adozione di nuovi strumenti di sgravio internazionalmente accettati: il cosiddetto "patent box" permetterà un'imposizione ridotta dei redditi derivati da brevetti. Per promuovere l'insediamento di attività innovative, i cantoni potranno inoltre accordare deduzioni delle spese per ricerca e sviluppo.
Dall'altro, la riduzione dei tassi di imposizione ordinari**, che varranno in futuro per tutte le aziende senza eccezioni. Esemplare è il caso di Vaud, dove le imprese a statuto speciale rappresentano 600 milioni di gettito e garantiscono un impiego su dieci. Losanna si è mossa con grande anticipo e ha già presentato un progetto. Prevede un tasso del 13,79%: le imprese a statuto speciale pagherebbero poco più di oggi, le altre molto di meno. Contemporaneamente, il Governo propone un pacchetto di spese sociali di oltre 200 milioni. Il perché lo spiega Pascal Broulis (guarda l'intervista). Il popolo voterà il 20 marzo.
Diversa la situazione del Ticino, dove queste imprese sono più numerose ma pesano meno in termini di gettito e (soprattutto) di impieghi. Il Governo vuole abbassare l'aliquota** ordinaria dal 9 al 6,5-7%, ma per i dettagli attende che il dado sia tratto a Berna. Il tasso di imposizione effettivo scenderebbe attorno al 16%, contro il 20% di oggi, ma le aziende a statuto speciale pagano circa il 10%. Sono molto mobili, una parte se ne andrà di sicuro, spiega Christian Vitta. L'obiettivo è conservare le più interessanti (guarda l'intervista).
L'esame parlamentare
Il Consiglio degli Stati ha già approvato la riforma in dicembre, con 31 voti contro 9. La competente commissione del Nazionale si è invece pronunciata ieri (mercoledì). Una delle principali divergenze concerne la compensazione che la Confederazione accorderà ai Cantoni, principali perdenti dall'introduzione della riforma. La cifra si aggira attorno al miliardo di franchi. Il plenum della Camera bassa si esprimerà il 16 marzo.
Stefano Pongan
*dato di economiesuisse
** Per aliquota si intende quella cantonale, il tasso di imposizione è l'onere fiscale complessivo e comprende imposte comunali e federali