La riforma territoriale del 2016 nei Grigioni era sfociata nella creazione di undici nuove regioni. Si intendeva dar vita a organizzazioni politiche in grado prendere decisioni e di svolgere i loro compiti in modo efficiente, rapido e vicino al cittadino. Secondo il Governo cantonale,ei Grigioni, a due riprese, nel 2017 e nel 2018, si era potuto constatare che la messa in atto del cambiamento era coronata da successo. Un giudizio positivo reiterato dal presidente del Consiglio di Stato, Christian Rathgeb, rispondendo oggi (giovedì) a un'interpellanza presentata dal rappresentante bregagliotto Maurizio Michael. Discusso in aula, l'atto parlamentare ha fatto però emergere una percezione diversa nelle valli italofone.
Gli interventi dello stesso Michael (PLD Bregaglia), di Alessandro Della Vedova (PDC, Poschiavo) e di Nicoletta Noi-Togni (PS, Roveredo) evidenziano perplessità e un auspicio a chinarsi su una riflessione profonda. Per Michael la Regione Maloja denota limiti nel rispetto delle lingue ufficiali, secondo Noi-Togni nel Moesano non sono suddivisi per bene i compiti fra regione e comuni, mentre Della Vedova (PDC Poschiavo) dichiara che sarebbe pronto ad avviare una discussione con la contigua Regione Maloja per individuare delle collaborazioni.
Undici invece di cinque o otto
Nel suo messaggio iniziale del 2010 il Governo retico aveva proposto di suddividere il territorio in cinque oppure in otto regioni. Il cantone desiderava infatti ridurre i tempi di coordinamento, per esempio nella Valle del Reno, oppure rafforzare la lingua italiana, riunendo in un unica regione Maloja e Bernina. La politica alla fine ha deciso diversamente: undici regioni, di cui la minore, la Regione Bernina, è composta da due soli comuni.