Cronaca

“Le donne guadagnano il 20% in meno”

Il Ticino è al di sotto della media elvetica per percentuale lavorativa e remunerazione delle donne; intervista a Marilena Fontaine, dell'Ufficio delle pari opportunità

  • 14 November 2013, 18:23
  • 5 June 2023, 16:13

In Svizzera il 73,6% delle donne è professionalmente attivo. Un ottimo risultato se paragonato coi dati dei paesi dell’UE. Parallelamente, però, siamo al di sotto della media per quanto riguarda la differenza remunerativa fra uomo e donne, con il gentil sesso che guadagna il 18% in meno rispetto agli uomini.

Il Ticino è in linea con questi dati? Lo abbiamo chiesto a Marilena Fontaine , responsabile dell’Ufficio della legislazione, delle pari opportunità e della trasparenza.

“Bisogna considerare che in Svizzera il tasso di occupazione femminile è molto alto, ma le donne lavorano molto anche a tempo parziale: quasi il 60% sono impiegate a percentuale ridotta, anche al 20 e 30%. Per questo siamo posizionati così bene. In Ticino, invece, il tasso di donne che lavorano è assai più basso rispetto alla media nazionale: solo il 50,9 % , ma questi sono dati in progressione, le percentuali sono in continuo aumento." (Audio 1)

Perché questo ritardo?

"È dato soprattutto dalla concezione tradizionale che si ha della famiglia: le donne lasciano spesso il lavoro una volta avuti figli." (Audio 2)

E le differenza salari?

"In Svizzera le donne sono meno qualificate, lavorano prevalentemente in rami dove gli stipendi sono piuttosto bassi, sono più giovani e quindi con meno esperienza lavorativa. Il fatto che molte lavorino a tempo parziale, inoltre, le penalizza a livello di busta paga. In Ticino le differenze sono più accentuate, con una differenza media del 20% fra i salari di uomini e donne, che sono ancor meno presenti a livello dirigenziale." (Audio 3)

Come contrastare il fenomeno?

"Bisogna promuovere la formazione delle giovani e combattere i pregiudizi nei confronti delle donne che lavorano o rispetto alla loro capacità dirigenziali. C’è anche l’aspetto di chi decide di diminuire o abbandonare l’attività professionale una volta avuti figli, un fatto che prescinde dalle misure di promozione attive. Bisogna poi promuovere la conciliazione lavoro-famiglia, gli stessi datori di lavoro devono lavorare in tal senso. Anche lo Stato dovrebbe fare la sua parte, creando, per esempio, più posti negli asili nido e nelle mense. Il cambiamento deve avvenire anche a livello famigliare, con un maggior coinvolgimento degli uomini nella cura dei figli. Ma misure risolutive a breve termine purtroppo non ce ne sono." (Audio 4)

Ludovico Camposampiero

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