I Verdi, la Lega e l’UDC, forti del successo ottenuto alle urne il 9 febbraio, tornano alla carica sui frontalieri. Lo fanno tramite una mozione che chiede di bloccare a tempo indefinito i ristorni all’Italia delle imposte alla fonte per incentivare Berna e Roma ad affrontare e risolvere quattro questioni di primaria importanza per il Ticino in attesa di una soluzione. Primo: la mobilità nei comuni italiani di confine con la costruzione di infrastrutture di trasporto e di interscambio. Secondo: lo stralcio delle aziende svizzere dalle black list. Terzo: la rescissione dell’accordo sui frontalieri come richiesto dal Parlamento ticinese. Quarto: introduzione dell’IVA anche per i lavori sotto i 10'000 franchi per i padroncini.
Il testo della mozione firmata dai tre capigruppo (Sergio Savoia, Attilio Bignasca e Marco Chiesa) nonché dai deputati Verdi Francesco Maggi, Elena Bacchetta, Michela Delcò Petralli e Claudia Crivelli Barelli sottolinea che “lo sviluppo economico da Far West che è derivato dall’accordo di libera circolazione delle persone è deleterio non solo per il nostro mercato del lavoro ma anche per il nostro territorio”.
Diem