Si avvia al termine l’inchiesta sull’accoltellamento avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 giugno scorsi a Viganello, in via Pico. Sul tavolo del procuratore pubblico Amos Pagnamenta è giunta pure la perizia psichiatrica commissionata per far luce sullo stato della 38enne italiana, in carcere da allora con l’accusa di tentato omicidio dopo aver ferito alla scapola, con un coltello da cucina, il compagno.
A suo favore la dottoressa Fazia Bernasconi Schlunke ha ravvisato una lieve scemata responsabilità. In quel momento – sostiene l’esperta - la capacità di agire era infatti compromessa, anche se solo in minima parte.
I due erano appena rientrati a casa di lui, dopo una serata trascorsa insieme. In preda ai fumi dell’alcol avevano iniziato a discutere per futili motivi. Lite che degenerò appunto quando la 38enne brandì il coltello, colpendolo alle spalle. La donna, difesa dall’avvocato Samuel Maffi, ammette i fatti. Nega però d’aver cercato di uccidere l’amico. “Volevo solo sfregiarlo” – ha raccontato agli inquirenti.
Francesco Lepori