Dopo un quarto di secolo, nessuna giustizia. Anzi, in questi giorni è in discussione una richiesta di archiviazione fatta dalla Procura di Roma. Come a dire, insabbiamento definitivo per l’omicidio di Ilaria Alpi, giornalista di Rai Tre, e del suo operatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Niente di strano o di eccezionale in un paese dove i misteri avvolgono ancora la gran parte delle stragi e degli omicidi più clamorosi, da Piazza Fontana a Ustica fino ad arrivare a quelli dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Guarda caso, tutti delitti che hanno avuto come protagonisti o complici dei funzionari dello Stato. O meglio “pezzi” di uno Stato che ci si ostina disinvoltamente a chiamare “deviati”. Ma che, in verità, non sono per niente deviati, isolati o estinti tant’è che ancora oggi, dopo decenni, riescono a garantirsi l’impunità. Nell’omicidio efferato di Ilaria e Miran e nei successivi sfacciati depistaggi, sono implicati a vario titolo militari, politici e giudici, dei quali si conoscono nomi e responsabilità. E la gran parte dei quali è ancora in attività: tutti al loro posto, tronfi e convinti di essere intoccabili. O meglio che la verità evidente non diventerà mai verità giudiziaria. Al “Laser” di Guido Piccoli, che racconta questa vergognosa e tragica pagina italiana, hanno dato voce i giornalisti Chiara Cazzaniga, Maurizio Torrealta, Andrea Palladino e Antonio Musella.
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