Il Punto.
Qualcuno la chiama impropriamente carne sintetica o carne artificiale, ed è forse proprio l'uso di questi aggettivi a renderla "indigesta" in partenza. In modo più corretto la si dovrebbe chiamare carne coltivata o in vitro. Il suo costo in termini di energia e materie prime è incomparabilmente più basso rispetto alla carne proveniente da macellazione di animali, la sua sicurezza dal punto di vista sanitario è irraggiungibile in allevamento, e non solleva problemi di ordine etico, quanto alla sofferenza animale. Dall’altra parte, per molti rappresenta una minaccia alla tradizione alimentare e un prodotto manipolato industrialmente. Ne parliamo con Pietro Veragouth, fondatore del Swiss Institute for Disruptive Innovation, e con Andrea Zanini, membro di Comitato dell'Unione contadini ticinesi.
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