Non è ma troppo tardi per riscoprire una delle voci più vellutate della canzone italiana, quella di Nicola Arigliano. I sing Nicola (Alfa Music) è un omaggio che la vocalist pugliese Elisabetta Guido tributa al suo conterraneo, il grande crooner di cui si è chiuso da poco il centenario della nascita. Con lei la band che lo ha accompagnato per vent’anni: Giampaolo e Michele Ascolese (batteria e chitarra), Elio Tatti (contrabbasso), con l’aggiunto di Mirko Fait al sax. L’album contiene otto brani rivisitati in chiave marcatamente jazzistica, dato che il jazz fu il primo amore di Arigliano, il cui repertorio abbracciava la canzone napoletana, le canzoncine swing di prima della Guerra, gli standard internazionali e soprattutto pezzi originali che ebbe il merito di far conoscere a livello internazionale. Un esempio: Permettete signorina, che Nat King Cole adottò come sigla dei suoi concerti europei col titolo di Cappuccina. I sing Nicola ci restituisce il sapore e l’effervescenza di un’epoca – gli anni del boom economico, a cavallo fra i Cinquanta e i Sessanta – in cui la canzone italiana usciva dalle sabbie mobili sanremesi e trovava nella commistione con ritmi e sonorità straniere una nuova identità, segnalata persino dall’integrazione di parole e modi dire inglesi, che riflettevano, con ironia, la volontà di parlare a una platea internazionale. Il titolo dell’album non a caso fa riferimento a uno dei primi successi di Arigliano, I sing ammore (“do you capire oppure no…”). L’album è dunque una piacevole occasione per riscoprire il repertorio di un protagonista della canzone italiana con i piedi sempre piantati nel jazz, un cantante che sapeva improvvisare ed era a suo agio più con i jazzisti che con le formazioni tipiche della musica “leggera”.
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