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Anna delle meraviglie

di Marco Costantini

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Della Magnani ebbe a dire Ungaretti: “Ti ho sentito gridare Francesco dietro a un camion e non ti ho più dimenticato”. Alla celebre scena di “Roma città aperta” dedica queste righe anche Enrico Giacovelli nel suo ultimo libro: “
Anna Magnani muore alle 18,25 del 26 settembre 1973 nella stanza 201 della clinica Mater Dei. Il suo corpo giace ancora sul selciato di Roma, in via Raimondo Montecuccoli”. Due nomination all’Oscar, una vittoria. E recitando in inglese. In questi giorni ricorre il quarantennale della scomparsa di Anna Magnani, l’attrice simbolo del cinema italiano, il cinema della ricostruzione, del riscatto, icona dirompente, autorevole, indipendente, “lupa e vestale” come ebbe a definirla Fellini, interprete capace di comicità sfrenata e di profonda drammaticità. Di Nannarella gli spettatori di tutto il mondo hanno negli occhi quella corsa disperata dietro il camion tedesco che metteva fine al suo più glorioso personaggio in “Roma città aperta” di Rossellini. Poi la seconda consacrazione nei panni de “L’onorevole Angelina”. Veniva dalla rivista con Totò e dai “telefoni bianchi” e, con Fabrizi, diede il via alla commedia italiana con i prototipi “Campo de fiori” e “L’ultima carrozzella”. Altro grande ruolo le fu affidato da Visconti: Maddalena in “Bellissima”; seguì Tennessee Williams di cui interpretò “La rosa tatuata” che la portò all’Oscar nel 1956. Come a sottolineare la perfezione anche nei ruoli non romaneschi (si aggiunga “Assunta Spina”). Poi fu Camilla, attrice della commedia dell’arte, in “La carrozza d’oro” di Renoir; la detenuta de “Nella città l’inferno” di Renato Castellani; ebbe anche una chance pasoliniana con “Mamma Roma”. Il regista e poeta friulano scrisse di lei: “Quasi emblema, in noi l’urlo della Magnani sotto le ciocche disordinatamente assolute, rinnova nelle disperate panoramiche, e nelle occhiaie vive e mute si addensa il senso della tragedia. E’ lì’ che si dissolve e si mutila, il presente, e assorda il canto degli aedi”. L’ultima immagine è quella di una Magnani al tramonto, nel finale di “Roma” in cui Fellini la insegue inutilmente: “Ascolta…” e lei: “No, nun me fido… ciao. Buonanotte”. Diffidente, chiusa, impaurita, gelosa di se stessa, ha vissuto con intensità ogni esperienza, specie nel privato: amori sofferti, solitudini, amicizie, incomprensioni professionali. Chi entrava in contatto con Anna Magnani - registi scrittori attori - era costretto ad abbandonare la propria dimensione divistica. Era lei la protagonista assoluta, difficile da afferrare, creatura sconosciuta e misteriosa. In questa puntata di Laser Marco Costantini ne esamina gli aspetti controversi e multiformi con l’aiuto dello storico Franco Prono.

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Anna delle meraviglie

Laser 26.09.2013, 02:00

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