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Cose bulgare a Bruxelles

di Pierre Ograbek

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  • 20.3.2019
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  • Scienze umane e sociali

Intervista a Ivan Krastev

L’Unione europea vista da est. Quell’Unione europea in piena perdita di fiducia.

Tra due mesi affronterà le elezioni. Ma finora lo sguardo è rivolto inesorabilmente verso Londra. Da lì è stata lanciata la prima procedura di divorzio da Bruxelles. Un sisma, la Brexit, che continua a dominare l’attualità politica.

Il politologo bulgaro Ivan Krastev segue da molto vicino l’evoluzione della costruzione europea. Ha un piede a Sofia, dove dirige il Centre for Liberal Strategies. Ed ha un altro piede molto più a ovest: è opinionista del New York Times, collabora con l’International Crisis Group, è tra i fondatori dell’European Council on Foreign Relations.

L’ultima sua pubblicazione è “After Europe”; uno sguardo originale, il suo. La sua analisi è profondamente impregnata delle pesanti traversie che i paesi ex comunisti hanno dovuto superare dopo la caduta della Cortina di ferro. Un misto di euforia per la liberazione da regimi totalitari ed una profonda sofferenza per un sistema economico in coma, che da un giorno all’altro è collassato.

Krastev non intravvede soluzioni semplicistiche. Lui osserva tutta la complessità della transizione, della disillusione, delle aspirazioni europeiste, con adesioni a raffica all’UE. Ora la traiettoria ha subìto una brusca frenata. L’allargamento è congelato, il consenso è evaporato, la solidarietà a rischio.

Cosa sta succedendo a questa Unione Europea?

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