Laser

Edmond Jabes: il volto dello straniero

di Antonio Ria

Edmond Jabes

«Se varco la soglia della tua casa, a chi offrirai ospitalità? Al tuo maestro o allo straniero del quale non sai nulla? – Come potrei non offrirla al mio maestro che m’ha fattol’onore di venire da me? – Il tuo maestro – disse allora il saggio – non ha bisogno di questo segno di rispetto. Il viaggiatore smarrito, invece, che bussa alla tua porta, spera con tutte le sue forze in questo segno, poiché non lo richiede soltanto per sé». Questa ed altre poesie e testi di Edmond Jabès arricchiscono il Laser odierno, curato da Antonio Ria e dedicato alle tematiche dell’altro, dello straniero, dell’ospite nella riflessione del poeta-filosofo egiziano di lingua francese, uno dei più importanti scrittori del Novecento, figura fra le più straordinarie della letteratura e del pensiero contemporanei. Nato al Cairo nel 1912, nel 1957, in seguito alle leggi antiebraiche promulgate da Nasser, Jabès si trasferì a Parigi dove morì nel 1991. Accompagnò la scrittura poetica, di forte intensità, con un’assidua meditazione intorno ai grandi temi e alle domande della nostra epoca. Lo testimoniano in trasmissione due attenti studiosi e suoi amici: lo scrittore Antonio Prete, ordinario di Letterature Comparate all’Università di Siena, che di Jabès ha tradotto e curato i volumi “Poesie per i giorni di pioggia e di sole” e “Canzoni per il pasto dell’orco” (entrambi pubblicati da Manni), e anche “Il libro dell’ospitalità” (pubblicato da Cortina). L’altro ospite-testimone è Alberto Folin, docente di Scritture e poetiche all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli: del poeta egiziano ha curato e tradotto “Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato” (edito da SE) e “Il libro delle somiglianze” (appena pubblicato da Moretti&Vitali); va anche ricordato il suo importante volume “Hospes. Il volto dello straniero da Leopardi a Jabès” (edito da Marsilio). Nell’opera di Edmond Jabès lo spaesamento, la non appartenenza si situa nella condizione stessa dell’uomo d’oggi: egli infatti colloca l’icona dello straniero all’interno del tragico della epoca contemporanea. Come afferma Antonio Prete, l’essere straniero diviene in Jabès «ritmo della conoscenza di sé»; e l’ospitalità – aggiunge Alberto Folin – può diventare «spazio e tempo del dialogo».

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Edmond Jabes: il volto dello straniero

Laser 09.12.2011, 01:00

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