Una notorietà fuori dal comune quella che ha conquistato in pochi anni
Pippo Delbono, attore, regista che ha firmato delle opere teatrali di grande intensità fisica emotiva. Il cinquantenne ligure ama definirsi con tre termini: sieropositivo, omosessuale, buddista. Certo è che le sue opere teatrali e cinematografiche dalla grande tensione espressionistica fanno discutere. I titoli sono emblematici: l’urlo, il silenzio, il grido, la paura, la menzogna, la guerra. Testi e sceneggiature sono sempre permeate da una grande fisicità: il corpo è per Pippo Delbono il protagonista assoluto. Un corpo nel quale si leggono le paure, le incertezze, i drammi e le grandi incognite dell’esistenza. Ha così scelto di portare sul palco attori improbabili, come barboni, sordomuti, marginali in una società che ha fatto dell’estetica e delle false apparenze il suo credo. Loro accompagnano Delbono sulla scena, in un percorso artistico che sorprende, scuote, colpisce a volte come un pugno allo stomaco. E che mai lascia indifferenti.

La lucida follia di Pippo Delbono
Laser 26.10.2009, 01:00
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