Da sempre la letteratura coniuga la dimensione privata con la sfera pubblica, l'analisi intima e il rapporto degli individui con il loro tempo. La narrativa italiana si è misurata con il secondo conflitto mondiale descrivendo gli effetti della guerra sulla vita quotidiana delle persone comuni, intrecciando nella macrostoria tante microstorie: le vicende familiari di Natalia Ginzburg; lo spleen di un uomo in fuga dalle responsabilità personali e collettive ne “La casa in collina” di Cesare Pavese; un bambino capitato per caso in un gruppo di sbandati e di anti-eroi ne “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino; la prigionia di Primo Levi ad Auschwitz; l'indifferenza e il fastidio per i sopravvissuti ai lager in un racconto di Bassani; la disumanizzazione dei carnefici in “Kaputt” di Curzio Malaparte; e infine, in Rigoni Stern, il senso di umanità che affratella i nemici e supera le barriere ideologiche e geografiche. Ne parleremo col giornalista Bruno Quaranta, firma autorevole delle pagine culturali de "La Stampa", e con lo scrittore Massimiliano Boni, consigliere della Corte Costituzionale italiana e della Comunità Ebraica di Roma.
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