Immaginatevi un Paese sprofondare nel giro di pochi anni nell’inferno. È quanto successo all’Ecuador, che ha vissuto una terribile discesa nella violenza, legata al traffico di cocaina. Prima di raggiungere i mercati internazionali dai porti ecuadoriani transita infatti una percentuale significativa della droga prodotta tra Colombia e Perù.
I narcos hanno trasformato il Paese in un’autostrada della cocaina con varie bande criminali che si contendono il controllo del traffico di droga, mentre i governi che si sono succeduti negli ultimi anni si sono dimostrati incapaci di tenere a freno le fazioni della criminalità organizzata. Ma è solo con l’irruzione di uomini mascherati e armati di fucili, pistole e granate – due settimane fa - in diretta televisiva negli studi di TC Televisión a Guayaquil, la principale città portuale dell’Ecuador, che anche fuori dal Paese ci si è resi conto che la tenuta dello Stato andino è a rischio.
Da allora il governo ha dichiarato guerra alle bande di narcotrafficanti, con migliaia di arresti e interventi nelle carceri. Ma solo pochi giorni fa il procuratore che indagava sull’assalto alla televisione è stato ucciso in un agguato …
Cerchiamo di capire come si è arrivati a questa situazione e quali sono le implicazioni, anche internazionali, della crisi ecuadoriana con:
Elena Basso, giornalista freelance attiva in America Latina
Vincenzo Musacchio, criminologo esperto di mafie
Registrato:
Mons. Antonio Crameri, vescovo di Esmeraldas, Poschiavino nato a Locarno e da oltre vent’anni in Ecuador
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