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Gli stilisti afro-italiani che stanno rivoluzionando la moda italiana

di Valerio Maggio

  • 09.08.2021
  • 23 min
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A fine febbraio 2021 si è tenuta come di consueto la Milano fashion week ma quest’anno la settimana del fashion è stata aperta da un gruppo di designers con origini africane. Joy Meribe, Gisèle Claudia Ntsama Fabiola Manirakiza Mokodu Fall e Karim Daoudi sono i Fab Five Bridge Builders e fanno parte del progetto We are made in Italy. Il progetto è curato dalla stilista Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo e dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, e pone in risalto il talento di cinque POC (people of color) che hanno avuto dunque la possibilità di svelare i frutti della propria creatività su un palcoscenico internazionale come quello della Milano Fashion Week.

Il progetto ha l’obiettivo di invertire una tendenza fortemente radicata nel fashion italiano che vede chiuse le porte a designers afro-italiani o italiani di seconda generazione. Negli anni numerosi brand sono stati accusati di veicolare un immaginario stereotipato dell’africa. “Nel mondo del fashion italiano l’ostacolo più grande è quello per cui ancora oggi si associa all’Italia il colore bianco dunque il made in Italy può essere fatto solo dai bianchi” afferma Stella Jean, “Il made in Italy non può essere più associato a un colore, è tutti i colori della nuova Italia, tutti i colori delle nuove generazioni”.

We are made in Italy ha iniziato a prendere forma nell’estate del 2020 sulla scia del movimento Black Lives Matter. La morte di George Floyd il 25 maggio 2020 ha dato vita, infatti, a uno dei movimenti per i diritti più grandi della storia. L’eco diffusa delle migliaia che invocavano parità e uguaglianza ha colpito anche un settore importante come quello del fashion. “Questa esperienza con la Fab Five è un successo, una bellissima esperienza perché insieme siamo riusciti a portare le nostre idee e penso che sia un modello di successo per tutte le generazioni per dire che si ce la possiamo fare” racconta Mokodu Fall. E continua “Il futuro è molto importante, ci deve essere un modo in cui potremmo continuare a creare, a fare. Altrimenti sarà difficile sia per noi che per le prossime generazioni”.

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