“Il riconoscimento dello Stato della Palestina non verrà bloccato dall’esclusione della delegazione palestinese”, afferma ai microfoni della RSI Jean Daniel Ruch, già ambasciatore svizzero in Israele.
La decisione degli Stati Uniti di negare il visto d’entrata al presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP) Mahmud Abbas e a un’ottantina di altri funzionari dell’ANP non sortirà, dal punto di vista del diplomatico, effetti pratici. Non sarà insomma in grado, come appare nelle intenzioni di USA e Israele, di fermare quei paesi che, in occasione dell’Assemblea generale dell’ONU prevista a fine settembre, sosterranno il riconoscimento, sostenuto tra gli altri da Francia, Regno Unito e Canada.
“Il rappresentante palestinese all’ONU Riad Mansur abita a New York, e dovrebbe poter partecipare all’Assemblea generale dell’ONU”, fa notare Jean Daniel Ruch. Secondo lui la decisione degli Stati Uniti di negare il visto d’entrata alla delegazione palestinese ha un carattere diplomatico-simbolico “e non impedirà a Macron di parlare alla tribuna all’Assemblea generale a New York. E non potrà nemmeno bloccare la Francia e gli altri 150 Paesi dal riconoscere la Palestina, anche se la delegazione palestinese e Mahmud Abbas resteranno a Ramallah”.
L’ambasciatore Ruch non è stupito dall’ultima mossa della Casa Bianca: “È comunque l’ennesima dimostrazione del disprezzo sistematico dell’amministrazione Trump per gli obblighi internazionali degli Stati Uniti. Dimostra la volontà di distruggere il sistema di regole creato dopo la Seconda Guerra mondiale. Infatti, l’accordo del 1947 che regola la presenza del quartier generale dell’ONU a New York, prevede che gli Stati Uniti si impegnino a garantire l’accesso senza ostacoli di tutte le delegazioni del mondo all’Assemblea generale dell’ONU”.