«Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere». La massima di Bertolt Brecht è perfetta per descrivere la 34ª edizione del FIT – Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea di Lugano, un’edizione che fa della memoria politica e personale un esercizio di resistenza e reinvenzione.
Ad aprire il festival è stata la performance Venir meno dell’artista luganese Francesca Sproccati, un lavoro che lega memoria, sogno e impegno civile.
«Venir meno nasce da una lettura di un libro che si intitola Disertate di Franco Bifo Berardi…», racconta Sproccati. «Noi siamo partite da lì, ispirandoci a questa richiesta di rivolgerci al mondo sensibile, al mondo onirico. Poi, per caso, mio papà mi ha mostrato una foto del mio bisnonno Battista, in cui si vede lui marciare il giorno della Liberazione con altri partigiani […] È stato come un risveglio con un impatto forte. Ho deciso di chiedermi che cosa ne fosse di quell’eredità partigiana».

Uno scatto dallo spettacolo "Venir meno" di Francesca Sproccati
La resistenza diventa dunque anche una forma artistica e personale: «Per me è stato importante trovare o cercare il mio modo di portare questo tema. La forma della resistenza deve essere individuale: ognuno deve trovare la sua maniera di poter resistere».
L’artista racconta anche l’importanza della dimensione collettiva e sonora nella creazione: «Abbiamo lavorato recuperando dei canti partigiani […] Bella ciao l’abbiamo rallentata enormemente, diventando un tappeto sonoro praticamente irriconoscibile […] È stato un modo concreto di lavorare su questa eredità».
Paola Tripoli: un festival politico, per scelta
A guidare il FIT è Paola Tripoli, direttrice artistica dal 2016 e figura chiave della scena teatrale contemporanea. Quest’anno il festival propone 29 repliche, sette incontri con gli artisti e numerosi progetti di mediazione culturale, tra cui Keep FIT (la radio itinerante), e Reste FIT, un progetto intergenerazionale.
Sull’impegno politico del festival, Tripoli non si tira indietro: «Noi non abbiamo mai avuto paura di dire che il nostro è un festival politico: non solo la memoria intesa come racconto di un passato, ma come relazione fra un presente, un passato e un futuro». Sul recente Premio svizzero delle arti sceniche 2025, ricevuto dal FIT, Tripoli commenta: «Siamo felici e commosse […] Il premio non ci cambierà la vita, ma è un grande riconoscimento. Chi organizza in maniera indipendente deve essere soprattutto capace di resistere».
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/arte/Paola-Tripoli-%C2%ABIl-FIT-%C3%A8-un-festival-radicale-e-politico%C2%BB--3108215.html
Marco D’Agostin e l’“Asteroide”: tra scienza, amore e catastrofe
Tra gli ospiti del festival anche il coreografo e performer Marco D’Agostin, che presenta Asteroide, un monologo che unisce il musical con la paleontologia.
«Io provengo dalla danza di ricerca: mi interessava interrogarmi su una forma così popolare di intrattenimento come il musical. Poi ho incontrato la storia del paleontologo Walter Alvarez che si reca a Gubbio, in Umbria dove c’è una parete rocciosa che contiene molte tracce utili per scoprire come si sono estinti i dinosauri 66 milioni di anni fa». Infine, c’è una storia d’amore finita all’improvviso: «Mi è sembrato che il piccolo dolore di una storia d’amore potesse riflettersi nel grande dolore di un pianeta in cui da un momento all’altro la vita può venire totalmente compromessa».
Scienza ed emozione si abbracciano: «Cerco di portare avanti da una parte la storia scientifica, dall’altra una componente emotiva». Infine, sul significato profondo del suo lavoro, D’Agostin aggiunge :«Al centro di questo lavoro c’è il racconto dello sforzo umano che serve per superare le cose veramente dolorose, perché la vita trovi un altro modo per continuare a vivere».
Resistere, creare, ricordare
Tra memoria, ribellione e rinascita, il FIT 2025 conferma la propria vocazione di festival che interroga il presente attraverso l’arte. Come ricorda Paola Tripoli, «la programmazione è tanto importante quanto i progetti legati al territorio, alla nostra comunità». E come mostra la voce poetica e politica di Francesca Sproccati, la resistenza può anche avere il suono di una Bella ciao rallentata, che ancora risuona tra sogno e veglia.

Il FIT che resiste
Charlot 05.10.2025, 14:35
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