Acconciatura riconoscibile dallo spazio, occhiali neri sempre e comunque: che la si ami o la si odi, Anna Wintour, nei suoi oltre cinquant’anni di carriera, si è conquistata il titolo di monumento vivente della moda. Chief Content Officer di Condé Nast e, dal 1988 fino a poche settimane fa, direttrice editoriale di Vogue US, non è solo la custode di una rivista ma l’artefice di un impero culturale.
Gatekeeper e talent scout, regina e mecenate, stratega e visionaria: Wintour ha saputo difendere il suo trono con fermezza, ma anche aprire la strada a intere generazioni di designer, fotografi e modelle. Ecco alcune delle personalità da lei sostenute e portate al successo, capaci di definire intere estetiche e immaginari.
Marc Jacobs
La collezione del 1993 di Marc Jacobs per Perry Ellis
Nel 1992, Marc Jacobs viene licenziato da Perry Ellis dopo aver presentato una collezione ispirata al grunge: troppo avanti per un’industria non pronta a quel tipo di estetica. Anna Wintour riconosce subito il suo talento e, andando contro le dinamiche commerciali, lo inserisce sulle pagine della rivista e lo sostiene pubblicamente, influenzando l’intero sistema.
Grazie al suo appoggio, Jacobs rilancia la sua carriera e nel 1997 viene scelto come direttore creativo di Louis Vuitton. Da quel momento, rivoluzionerà il brand e conquisterà la scena globale diventando uno dei più importanti stilisti di sempre.
Alexander McQueen
La collezione prêt-à-porter Autunno/Inverno 2009-2010 di Alexander McQueen a Parigi
Genio ribelle della moda britannica, McQueen era noto per le sue sfilate teatrali e provocatorie. Quando nel 1996 viene nominato direttore creativo di Givenchy, l’industria si divide: il suo stile appare infatti troppo crudo per la tradizione francese.
Anna Wintour, però, vede in lui una ventata di freschezza e un potenziale enorme: lo invita agli eventi chiave del fashion system e lo promuove sulle pagine di Vogue US, aiutandolo così a guadagnare visibilità e credibilità su scala globale.
Phoebe Philo
La sfilata prêt-à-porter primavera/estate 2006 di Chloe disegnata da Phoebe Philo
Tra le designer più influenti degli ultimi decenni, Phoebe Philo è famosa per aver trasformato il minimalismo in un linguaggio di lusso moderno, elegante e funzionale. Il suo periodo alla guida di Céline è stato particolarmente celebrato, con collezioni che hanno definito l’estetica di un’intera generazione di donne.
Anna Wintour ha intuito fin da subito la portata rivoluzionaria del suo lavoro e, convinta del suo approccio autentico, l’ha sostenuta inserendola ripetutamente nelle pagine di Vogue — con ritratti firmati da fotografi come Annie Leibovitz e David Sims — contribuendo così a consolidarne la popolarità negli Stati Uniti.
Mario Testino

Mario Testino, Londra, 2005
Poco più che ventenne, Mario Testino inizia a lavorare come fotografo per magazine britannici e latinoamericani. Negli anni Novanta lo nota Anna Wintour, che lo chiama a collaborare con Vogue US. Per la rivista realizza servizi con top model come Kate Moss, Naomi Campbell e Cindy Crawford, conquistando una vetrina che trasforma il suo talento in celebrità.
Pur essendo Wintour a definire look e atmosfere, Testino imprime sempre la sua firma negli scatti, creando immagini destinate a diventare iconiche. Dai ritratti di Lady Diana, che ne hanno consolidato il mito, fino a quelli di Madonna e Gisele Bündchen, il fotografo ha immortalato star e icone culturali, contribuendo a plasmare l’immaginario visivo di un’intera epoca della moda e della cultura pop.
Kate Moss

Kate Moss con il fidanzato nel 1995
Nel 1990, Kate Moss compare sulle pagine di The Face con un servizio fotografico che rompe gli schemi delle supermodelle statuarie degli anni Ottanta. È Anna Wintour a cogliere subito la forza dirompente della sua immagine: minuta, imperfetta ma capace di incarnare un nuovo ideale di bellezza più autentico e ribelle.
La direttrice di Vogue la sostiene e la porta sulle copertine della rivista, consacrandola come volto del nuovo decennio. Grazie al suo appoggio, Moss diventa l’icona assoluta degli anni Novanta e simbolo del controverso fenomeno heroin chic, trasformando radicalmente i canoni estetici della moda e influenzando generazioni di modelle a venire.
Parlare di Anna Wintour significa interrogarsi su come nascono i miti contemporanei, su chi decide cosa sarà virale prima ancora che lo diventi. La sua forza non è solo nell’aver lanciato talenti e collezionato successi, ma nell’aver mostrato — a volte in modo crudele — che anche il gusto non è (quasi) mai una democrazia.
E allora Nuclear Wintour, soprannome guadagnato grazie al suo discutibile stile di leadership, potrà anche non piacerci, ma — come ci ricorda il Diavolo veste Prada — è molto probabile che abbia influenzato ciò che invece abbiamo deciso di apprezzare.

Anna Wintour lascia Vogue
Telegiornale 27.06.2025, 20:00