Fotografia

Eugenio Schmidhauser: il Ticino in posa

Il MASI di Lugano celebra il fotografo che ha trasformato il paesaggio ticinese in immaginario turistico

  • Un'ora fa
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Festa al laghetto di Astano, 1905

  • © Archivio di Stato del Cantone Ticino, Fondo Eugenio Schmidhauser
Di: Lorena Pianezza 

A Palazzo Reali, il MASI presenta fino 12 ottobre 2025 la prima mostra istituzionale dedicata a Eugenio Schmidhauser (Seon, 1876 - Astano, 1952), figura di rilievo nella storia della fotografia svizzera di inizio Novecento. Realizzata in collaborazione con l’Archivio di Stato del Canton Ticino l’esposizione è stata curata da Gianmarco Talamona e Ludovica Introini.

In occasione della mostra verrà pubblicato il volume Eugenio Schmidhauser con saggi di Gianmarco Talamona, Damiano Robbiani e Stefano Spinelli.

Le fotografie di Eugenio Schmidhauser suscitano nostalgia, aprono una finestra su un mondo perduto. Volti segnati dal sole, mani che raccontano mestieri antichi, abiti semplici ma dignitosi, paesaggi rurali ormai scomparsi.
Ogni immagine è un frammento di vita sospeso, che ci guarda da un’altra epoca; impossibile non sentirsi attratti, come se quelle persone, pur immobili, avessero ancora qualcosa da dirci.

Sospesi nel tempo

Il talento di Schmidhauser fu plasmato da un incontro decisivo: quello con Rudolf Fastenrath, eccentrico imprenditore tedesco dai mille interessi, dalla medicina alla musica, dalla letteratura all’omeopatia, fino alla promozione turistica.

Dopo la morte prematura del padre, il giovane Eugenio viene accolto da Fastenrath, che ne intuisce le potenzialità artistiche, facendolo studiare presso la prestigiosa Photokunstschule di Monaco di Baviera (1901–1903).

Il Ticino attraverso l’obiettivo di un giovane talento

Terminati gli studi, il Schmidhauser segue Fastenrath in Ticino, dove quest’ultimo lo incarica di ritrarre le bellezze della regione, dando vita a un progetto fotografico che segnerà profondamente l’immaginario turistico del Cantone.

Emblematiche in questo senso sono le fotografie raccolte nella pubblicazione del 1906 Fröhliches Volk im Tessin, una raccolta di poesie di Fastenrath illustrata con immagini che ritraggono scene di vita quotidiana: artigiani e contadini al lavoro, feste di paese, scorci rurali.

Schmidhauser non si limita a documentare. I suoi scatti rivelano composizioni curate, soggetti in posa e una grande attenzione ai dettagli. Le tecniche dell’epoca - come le stampe da negativi su lastra - richiedevano precisione e immobilità, contribuendo a conferire alle immagini un’aura sospesa e contemplativa. Attraverso il suo sguardo, il Ticino si trasforma in un luogo idealizzato, fatto di leggerezza, allegria e spensieratezza.

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Eugenio Schmidhauser

RSI Cultura 13.09.2025, 19:00

  • © Archivio di Stato del Cantone Ticino, Fondo Eugenio Schmidhauser
  • Lisa Mangili, Paride Dedini- neo
Dalla critica alla valorizzazione

Le fotografie, all’epoca della loro diffusione, non mancarono di suscitare critiche: troppo pittoresche, troppo vicine alla caricatura, secondo alcuni. Oggi, però, non si chiede più a questa iconografia di restituire un’immagine autentica del Ticino rurale di inizio Novecento. Come osserva Damiano Robbiani nel volume che accompagna la mostra, quelle che un tempo venivano liquidate come scene folcloristiche artefatte sono ormai riconosciute come documenti preziosi: testimonianze visive di un processo di costruzione dell’immaginario turistico, a lungo sottovalutato e frettolosamente etichettato come sottocultura.

Dopo il 1910, la produzione fotografica di Schmidhauser rallenta sensibilmente. Gli impegni legati alla gestione della Pensione della Posta ad Astano, nel cuore del Malcantone, e il ruolo di sindaco del paese lo assorbono completamente, lasciando meno spazio alla pratica artistica. Ma il suo sguardo, nel frattempo, aveva già contribuito a definire un’estetica del paesaggio ticinese destinata a sedimentarsi nella memoria collettiva.

La mostra: un nuovo sguardo su Schmidhauser

Il progetto espositivo nasce da un lungo lavoro di ricerca e catalogazione sull’archivio dell’artista, depositato dalla famiglia Brentano-Motta di Brugg all’Archivio di Stato del Cantone Ticino.

Oltre ad offrire una panoramica sulle principali componenti del suo lavoro, la mostra ha il pregio di presentare al pubblico, per la prima volta, un nucleo di preziose stampe artistiche esposte dal fotografo in occasione di importanti rassegne internazionali all’inizio del Novecento.

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