Arte

Beato Angelico, la mostra dell’anno

Firenze rende omaggio al grande protagonista del ‘400, tra i padri della pittura rinascimentale, con la più grande mostra mai dedicatagli

  • 10 ottobre, 07:00
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Beato Angelico, La Vergine dell'umiltà (ca. 1433 - 1435), Barcellona

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Di: Maria Chiara Fornari 

La mostra Beato Angelico, in corso a Firenze tra Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco, è curata da Carl Brandon Strehlke con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi e rimane aperta fino al 25 gennaio 2026.
Di Marsilio Arte il corposo catalogo.

Considerato tra i padri della pittura rinascimentale Guido di Piero, divenuto poi il frate domenicano Fra Giovanni da Fiesole, passato alla storia come Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 circa – Roma, 1455) è l’artista che con la sua opera traghetta la pittura italiana dal tardo Gotico al Rinascimento. Pittore divenuto celebre per la maestria nell’utilizzo della prospettiva, nell’uso della luce che dà una profondità spirituale ad ogni sua opera e per la magistrale gestione, nelle composizioni pittoriche, del rapporto tra figure e spazio.

L’importante mostra fiorentina, che si sviluppa nelle due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco, si giova di decenni di studi sull’opera dell’Angelico e rappresenta il risultato di un lavoro di preparazione durato quattro anni. Un’occasione unica per esplorare la straordinaria visione artistica del “frate pittore”. Un grande progetto espositivo reso possibile da una seria e articolata campagna di restauri (che ha coinvolto oltre trenta opere) e dalla sorprendente opera di riunificazione di pale d’altare disperse e smembrate da più di duecento anni.
Sono oltre 140 le opere presentate in questa importante occasione espositiva fiorentina, tra dipinti, disegni, sculture e miniature provenienti da prestigiosi musei internazionali, grandi istituzioni museali europee e statunitensi. Convogliate a Firenze per questa occasione davvero opere da Parigi, Londra, Berlino, Monaco, Amsterdam, New York, Washington.

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Beato Angelico, Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze, 2025

  • Photo: Ela Bialkowska, OKNO Studio

A Palazzo Strozzi il percorso si snoda attraverso otto sezioni, cronologiche ma anche tematiche, che ripercorrono l’intera produzione dell’artista, lo sviluppo e l’influenza della sua arte e i suoi rapporti con pittori quali Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi e scultori come Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. Al Museo di San Marco, nella sede del convento dove gli affreschi dell’Angelico improntano gli spazi, il percorso si sviluppa nella grande sala al pianterreno e nella biblioteca, con due sezioni dedicate all’Angelico miniatore e ai codici umanistici che un tempo erano custoditi in quella stessa sala.

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Beato Angelico, Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze, 2025

  • Photo: Ela Bialkowska, OKNO Studio

L’educazione artistica di Guido di Pietro si svolge dapprima in Mugello e continua a Firenze, nelle botteghe di Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina. Fu miniatore finissimo, preciso e attento ai dettagli. Una attenzione che portò nella sua opera maggiore. Da Lorenzo Monaco apprende come dipingere quella luce che cancella le ombre, che caratterizzerà così fortemente la cifra pittorica dei suoi lavori a venire.
Fu frate domenicano, prese i voti attorno al 1418 nel convento di San Domenico di Fiesole, con il nome di Fra Giovanni (“Frate Johannes Petri de Muscello”). La regola dei Domenicani osservanti, alla quale aderì, prevedeva povertà assoluta e ascetismo. Angelico a Fiesole si dedicò all’arte e ebbe la sua bottega e la sua scuola di domenicani che vi si formarono. Nella prima metà del Quattrocento si trasferì da Fiesole a Firenze, dove rimase fino al 1445. Cosimo de Medici affida ai Domenicani il Convento di San Marco e all’Angelico, chiamato Beato dai suoi stessi contemporanei, la decorazione del convento. Una decorazione che fu concordata con Michelozzo, architetto al servizio dei Medici, cui Cosimo il Vecchio affida il progetto architettonico di ristrutturazione dell’intero convento, a pochi minuti dal Palazzo fiorentino dei Medici (oggi Palazzo Medici Riccardi) che Cosimo de Medici affidò allo stesso Michelozzo. I lavori pittorici ai quali Beato Angelico lavorò a San Marco interessarono tutti gli ambienti del convento, comprese le celle dei frati. Dal chiostro alla sala dello Spizio, dove si trova il cosiddetto Giudizio universale, fino alle celle dei frati domenicani, dove realizza opere cariche di misticismo a beneficio del raccoglimento e dell’atto meditativo dei confratelli domenicani.

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Tra i più noti affreschi di San Marco, arrivati felicemente fino a noi, spiccano l’Annunciazione, il Noli me tangere e la Trasfigurazione di Gesù, nella famosa cella numero 6 del convento. Qui la figura di Cristo appare maestosa e luminosa, con le braccia spalancate in un gesto che preannuncia la crocefissione. Un’opera a giusta ragione tra le più luminose e mistiche del frate pittore. Cristo si inserisce in una composizione perfetta, nel rispetto della sezione aurea, e irradia bianca luce, dalla veste e dalla luminescente mandorla che sta alle sue spalle. Una luce potente e un bianco su bianco che immobilizza e abbaglia uomini e donne che l’artista ha inserito nella composizione e anche noi che la guardiamo.

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Beato Angelico, Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze

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Papa Eugenio IV lo volle a Roma e vi rimase dal 1446 al 1449. Decorò la cappella Niccolina in Vaticano, e morì nel convento di Santa Maria sopra Minerva, dove è sepolto. 
Tra i suoi soggetti preferiti momenti di vita della vergine. La madonna è al centro di molte sue composizioni. Bellissime le sue numerose annunciazioni e le madonne in trono, dove immette nell’impianto architettonico luce e colore che secondo lo storico dell’arte Bernard Berenson, non erano mai stati esplorati prima di lui. Prolifico, era veloce nella realizzazione delle opere, perché ogni pennellata era considerata un messaggio divino.
Un grande artista considerato a giusta ragione tra i grandi padri e innovatori del Rinascimento fiorentino.

Siamo di fronte a un protagonista e un creatore del Rinascimento.

Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, co-curatore della mostra

10:17

Beato Angelico in mostra a Palazzo Strozzi a Firenze

La corrispondenza 06.10.2025, 07:05

  • Photo: Ela Bialkowska, OKNO Studio
  • Andrea Fazioli

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