Fotografia

L’architettura del silenzio

Al Museo Regionale di Intragna, Roberto Pellegrini trasforma gli edifici urbani in simboli dell’isolamento contemporaneo

  • Ieri, 17:00
Roberto Pellegrini, fotografo

Roberto Pellegrini a casa Maggetti

  • RSI
Di: Neo/LP 

Fino al 26 ottobre, il Museo di Intragna ospita Monoliti, l’ultimo progetto del fotografo ticinese Roberto Pellegrini, noto per il suo lavoro nel campo della fotografia d’arte, architettura e ambienti. La mostra propone una serie inedita di scatti che riflettono sul senso di chiusura e solitudine che caratterizza il nostro tempo..

«Creare immagini significa mostrare soggetti che comunicano qualcosa. Ogni soggetto ha una sua forza, che dipende dal tipo di lettura che gli dài», spiega Pellegrini, introducendo il suo approccio alla fotografia. In Monoliti, questa visione prende forma durante il periodo di confinamento imposto dalla pandemia.

L’osservazione urbana si trasforma in intuizione artistica

Durante le rare uscite consentite nel periodo di lockdown, Roberto Pellegrini si imbatte in un dettaglio architettonico che lo colpisce: alcuni edifici di recente costruzione sono dotati di pannelli metallici scorrevoli, realizzati con lo stesso materiale delle facciate, pensati per modulare l’apertura dei balconi.

Eppure, nonostante la necessità di restare in casa, questi pannelli rimangono quasi sempre chiusi. Questo fatto accentua la sensazione di isolamento e solitudine tipica di quel periodo e genera un’atmosfera sospesa e silenziosa. Finestre e balconi serrati sembrano precludere ogni possibilità di scambio con l’esterno, trasmettendo un senso di chiusura e impermeabilità. È in questo contesto che nascono i primi scatti della serie Monoliti.

Monoliti

Il progetto si evolve e Roberto Pellegrini amplia il suo campo d’indagine includendo anche edifici che, a differenza dei precedenti, non dispongono di pannelli scorrevoli. In questi casi, interviene digitalmente sulle facciate, eliminando le finestre e sostituendole con porzioni di parete, trasformando così le superfici in muri ciechi e impenetrabili. Questo principio diventa il filo conduttore dell’intera serie.

Il risultato è una reinterpretazione radicale e provocatoria dell’architettura contemporanea: edifici monolitici, privi di aperture, segni di vita o elementi di arredo urbano, che si impongono come volumi chiusi e silenziosi. Queste strutture, spogliate di ogni traccia umana, evocano un senso profondo di inquietudine e solitudine, amplificando la percezione di distacco e isolamento.

Mattia Dellagana, curatore della mostra, commenta: «Se tutti gli inquilini si mettessero d’accordo e chiudessero le loro finestre, l’edificio si presenterebbe effettivamente come su queste foto: completamente chiuso su sé stesso».

03:42

Monoliti

RSI Cultura 11.10.2025, 17:00

  • RSI
  • Neo - Julian Michaels e Paride Dedini

Una riflessione sul nostro tempo

La mostra invita il pubblico a interrogarsi sul concetto di apertura e chiusura: fisica, mentale, sociale, e su come l’architettura possa riflettere la condizione dell’individuo contemporaneo.

Come aggiunge il curatore: «Una società che si chiude su sé stessa, o che nel suo momento intimo, privato, sceglie di chiudersi su se stessa e non guardare fuori, non considererà la finestra come un’apertura verso l’esterno, ma piuttosto come qualcosa che si può chiudere, si può trasformare in barriera».

Monoliti diventa così una riflessione visiva e concettuale sul nostro tempo, sulla solitudine urbana e sulla chiusura mentale e fisica che ha segnato un’epoca. Ogni immagine è una testimonianza, un invito a guardare oltre la superficie e a interrogarsi sul significato dell’abitare e del vivere insieme.

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