Arte

Niko Pirosmani

La solennità della semplicità

  • 11 ottobre 2023, 10:03
  • 11 ottobre 2023, 15:11
  • ARTE
NIKO PIROSMANI, BOAR, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

Niko Pirosmani, Boar, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

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Di: Francesca Cogoni

Accanto alla storia dell’arte fatta di grandi nomi, capolavori conosciutissimi, movimenti storicizzati e capitali culturali, ve n’è un’altra meno vistosa ma non per questo meno rilevante, più circoscritta e un po’ ai margini, ma egualmente affascinante e meritevole di attenzione.
Per conoscerla, a volte basta allontanarsi di poco dalle rotte più battute. In quella che un tempo era chiamata la “Parigi dell’Est”, ovvero Tbilisi, per esempio, è possibile scoprire la straordinaria vicenda biografica e artistica di Niko Pirosmani, un nome che al grande pubblico dell’Europa occidentale è ancora poco conosciuto, ma che in Georgia rappresenta una vera icona nazionale. La buona notizia è che in questo periodo non è necessario spingersi fino al Paese caucasico per ammirare le opere di Pirosmani, ma è possibile recarsi alla Fondation Beyeler, dove fino al 28 gennaio 2024 è allestita una splendida mostra con oltre cinquanta opere del pittore georgiano. Un’occasione unica e imperdibile, dunque, per approfondire la conoscenza di un artista senza eguali, un autodidatta meravigliosamente fuori dai canoni, inconsapevolmente moderno e orgogliosamente defilato.

Niko Pirosmani

Alphaville 21.09.2023, 11:30

  • Keystone

Niko Pirosmani nasce nel 1862 a Mirzaani, un piccolo villaggio circondato da montagne, boschi, pascoli e campi sterminati nella Georgia orientale. Ben presto, le difficoltà economiche spingono la famiglia, di umili origini, a spostarsi verso sud, dove il padre di Pirosmani trova lavoro in un vigneto di proprietà del nobile Akhverdi Kalantarov. La madre, invece, è nota per la sua bravura nel ricamo e nella creazione di tappeti a maglia, e il piccolo Pirosmani è incuriosito e affascinato dal suo lavoro e dai soggetti rappresentati, tratti principalmente dalla cultura popolare georgiana.

NIKO PIROSMANI, THE ACTRESS MARGARITA, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

Niko Pirosmani, The Actress Margarita, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

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A soli otto anni, però, Pirosmani perde entrambi i genitori e il fratello maggiore. La famiglia Kalantarov decide quindi di prendersene cura e occuparsi della sua istruzione. A Tbilisi, dove si trasferisce con i Kalantarov, Pirosmani inizia a studiare il russo e a leggere gli scrittori classici georgiani, di tanto in tanto va a teatro e all’opera, e comincia anche a dipingere. Intorno ai vent’anni, Pirosmani conosce tramite i Kalantarov un pittore autodidatta, Gigo Zaziashvili, figlio di una pittrice di insegne. Con lui, apre un laboratorio a Tbilisi, ma l’impresa purtroppo non ha successo. Anche gli impieghi successivi avranno tutti esito fallimentare, sia per la salute cagionevole dell’artista sia per le sue scarse doti commerciali.
Per qualche anno, Pirosmani lavora come addetto al controllo freni per la Ferrovia Transcaucasica, poi diventa commerciante di prodotti caseari, ma intorno all’inizio del Novecento si rende finalmente conto che la sua più grande vocazione è la pittura e che l’arte è la strada da seguire. Per sopravvivere, inizia così a produrre su commissione insegne e dipinti per taverne e osterie, in cambio di vitto e alloggio.

NIKO PIROSMANI, GIRAFFE, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi .jpg

Niko Pirosmani, Giraffe, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

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Senza una dimora stabile, solitario e anticonformista, da questo momento in poi Niko Pirosmani dipinge senza sosta, utilizzando prevalentemente la pittura a olio su tela cerata. Tante le leggende che circolano sul suo conto, come quella che lo vedrebbe innamorarsi perdutamente di una cantante e attrice francese di passaggio a Tbilisi, Marguerite de Sèvres, e per lei spendere tutti i suoi averi per regalarle migliaia di rose rosse. L’attrice, secondo quanto si narra, gli concede soltanto un bacio prima di ripartire.
Non sappiamo quanto vi sia di vero, ma quel che è certo è che dall’incontro tra i due nasce un bellissimo ritratto in cui la donna appare vestita con un abito bianco e con un mazzo di fiori in mano, a figura intera e con posa frontale, rigorosa e semplice, resa con pochi colori intensi. Un ritratto di grande immediatezza espressiva, nel tipico stile Pirosmani. Già perché nel corso della sua fugace eppur prolifica parabola artistica Pirosmani realizza moltissimi ritratti, con uno stile pittorico estremamente personale, fatto di spontaneità e autenticità.
Con poche pennellate, una calibrata scelta di colori, perlopiù primari, e una capacità non comune di cogliere e restituire i tratti essenziali degli individui, Pirosmani dà vita a ritratti al tempo stesso solenni e umili.
Contadini, pescatori, cacciatori, postini, madri con bambini riempiono le sue tele, maestosi in tutta la loro semplicità, diventando quasi figure archetipiche. Per Pirosmani ciascun individuo ha pari dignità e merita la medesima attenzione. Lo stesso vale per gli animali: la giraffa, il cinghiale, l’orso, il cervo, la capra… ciascuno è assoluto protagonista della tela, raffigurato in modo chiaro e incisivo, eppure in ognuno è possibile scorgere qualcosa di misterioso, di magico, di sacro.
Tale naturalezza e capacità di sintesi formale contraddistingue anche i paesaggi e le scene di vita quotidiana, soprattutto quelle che rappresentano matrimoni, feste tradizionali e momenti conviviali. Pirosmani ama catturare la bellezza e la straordinaria ordinarietà di questi eventi.
Dai suoi dipinti emergono uno sguardo limpido e un approccio privo di accademismi, aderente alla realtà ma permeato di spontaneità piuttosto che teso alla perfezione formale. E soprattutto, emerge un grandissimo amore per la propria terra, le proprie origini, la propria storia.

In breve tempo, i lavori del pittore catturano l’attenzione e iniziano a circolare per Tbilisi. Nel 1912, un gruppo di giovani artisti, i georgiani Ilya e Kirill Zdanevich e il russo Mikhail Le Dentu, scoprono per caso i quadri di Pirosmani esposti in un’osteria e restano sbalorditi dal talento del pittore nel tramutare l’ordinario in qualcosa di eccezionale. Ai loro occhi Pirosmani appare come un “moderno Giotto”.
I tre diventeranno i suoi più grandi sostenitori e collezionisti. I primi articoli di giornale dedicati a Pirosmani sono firmati proprio da Ilya Zdanevich, la quale accusa artisti e critici georgiani di ignorarne ingiustamente il suo lavoro e li invita a esporre e collezionare le sue opere. L’anno dopo, alcuni lavori del pittore sono presentati nell’importante collettiva intitolata “Target” a Mosca, accanto alle opere di Natalia Goncharova, Mikhail Larionov, Kazimir Malevich e Marc Chagall. Il passo successivo è una mostra a Parigi, ma il progetto non va in porto a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale.

NIKO PIROSMANI, FIVE PRINCES CAROUSING,The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

Niko Pirosmani, Five Princes Carousing,The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

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Nel 1916, Ilya Zdanevich espone diverse tele di Pirosmani nel proprio studio. Sebbene la mostra duri solo un giorno, viene visitata da numerosi pittori, scrittori e intellettuali, che manifestano grande interesse. Tra questi vi è Dimitri Shevardnadze, famoso pittore e statista georgiano che di lì a poco fonderà a Tbilisi il Museo di Belle Arti. Shevardnadze ha appena dato vita alla “Società di Artisti Georgiani” e invita Pirosmani ad aderire all’associazione, offrendogli del denaro per acquistare il materiale necessario per dipingere un quadro di grandi dimensioni, Matrimonio nella vecchia Georgia.
Inizialmente Pirosmani prende parte alla Società, ma la sua presenza non è gradita agli esponenti della pittura accademica georgiana, che lo considerano un pittore di livello inferiore, un “non professionista”. Ferito dall’atteggiamento dei colleghi e di alcuni critici, Pirosmani decide di ritirarsi e ritornare alla sua vita solitaria, modesta e vagabonda, fino alla sua morte, nel 1918, a soli cinquantasei anni.

NIKO PIROSMANI, TATAR CAMEL DRIVER, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi © Infinitart Foundation.jpg

Niko Pirosmani, Tatar Camel Driver, The Collection of Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts of Georgia, Georgian National Museum, Tbilisi

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Tutt’oggi non sappiamo dove il pittore sia sepolto, ma i suoi affascinanti lavori (una larga parte purtroppo è andata persa) arricchiscono le sale dello Shalva Amiranashvili Museum of Fine Arts di Tbilisi e della casa-museo dell’artista a Mirzaani. Come capita sovente quando si tratta di talenti fuori dai canoni e restii alle convenzioni, il genio di Niko Pirosmani è stato apprezzato e compreso veramente soltanto post mortem.
La sua visione vivida del mondo circostante, la sensibilità e l’umanità che traspaiono dai suoi dipinti, la sua tecnica pittorica libera, perfettamente in bilico tra tradizione e avanguardia, hanno rappresentato negli anni un riferimento e un’ispirazione per tanti artisti, come per esempio Picasso, che nel 1972 omaggiò Pirosmani con un ritratto. Definito spesso, con un po’ di superficialità, il “Doganiere Rousseau del Caucaso”, Niko Pirosmani resta una personalità atipica nella storia dell’arte, un talento raro, difficile da classificare, e per questo meritevole di una conoscenza più attenta.

Niko Pirosmani

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