"Le opere stesse ci invitano a divenire consapevoli dei nostri corpi, delle nostre menti, delle nostre emozioni, a guardare dentro di noi per riflettere sul modo in cui vediamo, in cui ci muoviamo, su come trascorriamo il tempo – e pensiamo – con l'arte. Inoltre, esse ci invitano a volgere lo sguardo all’esterno, agli spazi sociali che abitiamo, permettendoci di percepire e considerare il modo in cui li occupiamo".
Veduta della mostra 'Olafur Eliasson - Nel tuo tempo', Palazzo Strozzi, Firenze, 2022
I concetti di trasformazione e partecipazione sono al centro della proteiforme ricerca artistica di Eliasson, che spazia tra scultura, pittura, fotografia, video, installazioni immersive e progetti architettonici su larga scala, fino alla realtà virtuale (come nel caso dell'attuale mostra fiorentina). Nulla è come sembra, o meglio nulla è statico e immutabile nelle opere di questo artista, considerato tra i più visionari e geniali del panorama contemporaneo.
Nato nel 1967 a Copenhagen, Olafur Eliasson è cresciuto tra l'Islanda e la Danimarca. Conclusi gli studi alla Royal Danish Academy of Fine Arts, nel 1995 si è spostato a Berlino, dove ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, fucina creativa e laboratorio di sperimentazione che oggi conta un gran numero di collaboratori, tra artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, programmatori, storici dell’arte e tecnici specializzati.
Fin dai suoi esordi, Eliasson considera l’arte come qualcosa da esplorare piuttosto che da contemplare. Filo conduttore del suo fare artistico è l'indagine sul rapporto tra le persone e l'ambiente circostante.
"Mi interessa più il riflesso psico-sociale dell’arte e della natura. Per questo costruisco ponti e facciate di edifici che abbattono la distanza tra la gente e favoriscono l’inclusione".
Tra i suoi primissimi lavori spicca Beauty (1993), un’installazione evocativa e permeabile caratterizzata da un sapiente gioco di luce e acqua che produce un fascio luminoso simile a un arcobaleno in una cortina di nebbia. Un fenomeno naturale ricreato ad hoc nello spazio espositivo, capace di risvegliare e stimolare tutti i sensi.
"Nel trambusto dell'esistenza quotidiana, la generosità dell'arcobaleno risiede nel suo aspetto inaspettato. È un piccolo miracolo quando la posizione del sole, le condizioni meteorologiche adeguate e i tuoi occhi, altrimenti concentrati sulla tua vita frenetica, si allineano per creare un arcobaleno. Questo può permetterti di fare una pausa per celebrare l’attimo fugace delle traiettorie che si incontrano. È come se la natura offrisse una festa a sorpresa, concedendoci il piacere di essere co-conduttori".
Veduta della mostra 'Olafur Eliasson - Nel tuo tempo', Palazzo Strozzi, Firenze, 2022
Attraverso i suoi multiformi progetti, Olafur Eliasson porta l'attenzione proprio su questi “piccoli miracoli”, ne riproduce gli effetti e i meccanismi grazie ad approfonditi studi sulla luce, il movimento e la percezione e al sapiente uso di luci artificiali, effetti ottici, riflessi e colori. Emblematico in tal senso è The Weather Project, che nel 2003 ha richiamato presso la Turbine Hall della Tate Modern di Londra oltre due milioni di persone, diventando una delle mostre più visitate nella storia del museo britannico e una delle “pietre miliari” dell’arte contemporanea. Realizzato con 200 lampade monofrequenza, uno schermo semicircolare e un sistema di specchi, un enorme sole rifulgeva nel vasto spazio della Tate avvolto dalla nebbia, creando un suggestivo tramonto artificiale e un’atmosfera eterea e sospesa.
Se in quel caso era la bellezza del cosmo a entrare in un museo, sono numerosi e di altrettanto forte impatto i progetti che Eliasson ha prodotto fuori dai consueti confini museali, nella sfera pubblica. Come nel caso di Green River, che tra il 1998 e il 2001 ha visto l’artista colorare di un bel verde brillante i fiumi di diverse città servendosi dell’uranina, una sostanza organica, atossica e altamente colorante. Un modo sorprendente per stimolare la riflessione sul rapporto uomo-ambiente. Negli anni, i problemi della crisi climatica e del riscaldamento globale hanno assunto un'importanza rilevante nella pratica di Eliasson. Tra i lavori più significativi con cui l’artista ha cercato di sensibilizzare il pubblico su questo fronte va ricordata senz'altro l’installazione Ice Watch, esposta tra il 2014 e il 2019 in diversi spazi pubblici, come a Parigi in concomitanza con la conferenza sul clima COP21. Attraverso dodici grandi blocchi di ghiaccio staccatisi dalla calotta glaciale della Groenlandia e posizionati a formare un orologio che lentamente si scioglie sotto gli occhi di astanti e passanti, l’artista ha inteso mostrare come il global warming sia un’emergenza concreta e reale, che non è più possibile ignorare e sottovalutare.
Veduta della mostra 'Olafur Eliasson - Nel tuo tempo', Palazzo Strozzi, Firenze, 2022
E in tema di sostenibilità ambientale, esemplare è anche l'iniziativa che Eliasson ha sviluppato insieme all’ingegnere Frederik Ottesen nel 2012. Little Sun è, infatti, un progetto globale in progress che mira a fornire energia pulita a tutte quelle comunità che non hanno accesso all’elettricità. In pratica, un “social business” che, attraverso la vendita di lampade e caricabatterie a energia solare, permette a tutti di contribuire alla diffusione di un accesso più equo all'energia.

Veduta della mostra 'Olafur Eliasson - Nel tuo tempo', Palazzo Strozzi, Firenze, 2022
L'attenzione e la sensibilità di Eliasson per i temi ecologici si traduce anche in una visione non antropocentrica del mondo. Per la memorabile mostra “Life”, allestita alla Fondation Beyeler nel 2021, per esempio, l’artista non si è limitato a trasformare lo spazio espositivo ‒ ribadendo ancora una volta la sua funzione di spazio vivo e pulsante anziché di semplice contenitore ‒ ma, attraverso la rimozione di un'ampia porzione della facciata in vetro, ha letteralmente aperto il museo all'ambiente circostante, ai fenomeni atmosferici e all'alternarsi di luce e oscurità. Un flusso di acqua color verde brillante ha invaso le sale della fondazione, insieme a innumerevoli piante e animali, creando in tal modo uno spazio di coesistenza fra specie diverse, un luogo osmotico, mutevole e affascinante, percorribile ed esplorabile da tutti giorno e notte. Come ha spiegato l’artista: "Si tratta di cospirare con gli altri e con il pianeta. Riconoscere l'interconnessione dei complessi sistemi terrestri ci invita a sviluppare narrazioni per il futuro nella consapevolezza del fatto che gli esseri umani non sono la specie primaria su questo pianeta".
Per Eliasson l'arte è al contempo pensiero e azione, qualcosa capace di scuotere mente e corpo attraverso l’esperienza. Invitato a parlare del suo lavoro in occasione di un TED talk, l'artista ha affermato a tale proposito che "l'esperienza non è solo un modo superficiale di divertirsi, ma ha a che fare con la responsabilità. Fare un'esperienza vuol dire prendere parte nel mondo. E partecipare nel mondo significa soprattutto condividere responsabilità".
È proprio per questo che visitare una mostra di Olafur Eliasson, o imbattersi in uno dei suoi tanti progetti di arte pubblica, significa vivere non soltanto una splendida esperienza estetica e sinestetica, ma anche un importante momento di condivisione e consapevolezza.
Olafur Eliasson, Fotogallery