Arte

Suzanne Duchamp, in bilico tra astrazione e figurazione

L’artista, protagonista del Dada, sottratta all’oblio dalla bella retrospettiva che le dedica il Kunsthaus di Zurigo. Aperta fino al 7 settembre 2025

  • 25 giugno, 08:30
  • Ieri, 15:23
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Suzanne Duchamp, Construction, 1913

  • © Suzanne Duchamp / 2025, ProLitteris, Zurich
Di: Emanuela Burgazzoli/Red 
Sebbene a suo tempo il Dadaismo fosse considerato uno ‘scherzo’, in realtà fu un’avventura salutare per gli artisti poiché consentiva loro di respirare liberamente.

Suzanne Duchamp, Tribune de Lausanne, 1957

Con la prima retrospettiva mondiale della pittrice Suzanne Duchamp, sorella dei più noti Marcel Duchamp, Raymond Villon e Jacques Villon Zurigo restituisce in questi giorni il giusto valore ad una artista che fu una protagonista del Dada. Un’artista forse non notissima al grande pubblico, ma assai conosciuta negli anni ‘20 e che ha saputo affermare una propria interessante identità artistica nel corso della sua lunga carriera.
L’esposizione al Kunsthaus di Zurigo raccoglie una cinquantina di dipinti e una ventina di opere su carta. Tra queste alcune mai mostrate, inclusi dei rari documenti d’archivio e fotografie d’epoca.

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Suzanne Duchamp, Intimité, 1911

  • © Suzanne Duchamp / 2025, ProLitteris, Zürich - Foto: Joseph Painter

Nata in Francia nel 1889 e morta nel 1963, Suzanne Duchamp ha attraversato fasi diverse prima e dopo l’avventura Dadaista. Pittrice sempre incline alla sperimentazione, nel suo percorso artistico si è mantenuta in bilico tra astrazione e figurazione.
Per la prima volta questo percorso è documentato nella sua totalità, grazie soprattutto ad un lavoro di ricerca condotto dalle curatrici della mostra zurighese, intervistate per Voci dipinte: Cathérine Hug, conservatrice del Kunsthaus, e Talia Kwartler, studiosa di Suzanne Duchamp.

Credo che l’aspetto più interessante sia che il motivo della sua scarsa notorietà non è legato tanto alla sua vita, ma è una costruzione legata alla sua eredità postuma. In realtà, durante la sua vita Suzanne Duchamp è stata molto attiva a livello internazionale. Anche in una prima fase è stata coinvolta nel gruppo cubista di Parigi, ha esposto insieme ai cubisti della Section d’Or, poi è entrata nel movimento Dada. Ha esposto regolarmente nei Salon di Parigi e anche negli Stati Uniti. Ha avuto 50 anni di carriera, caratterizzati da molte fasi stilistiche e diverse modalità di fare pittura. L’averla trascurata credo sia dovuto a una costruzione elaborata successivamente dagli storici dell’arte. Con questa mostra cerchiamo di invertire la tendenza.

Talia Kwartler

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Suzanne Duchamp, La Noce, 1924

  • © Suzanne Duchamp / 2025, ProLitteris, Zurich Foto: Gina Folly

Una mostra che vuole portare una rinnovata attenzione ad una artista ingiustamente caduta nell’oblio e alla totalità del suo lavoro. Non di certo l’unica artista donna trascurata dalla storia dell’arte, ma è certo che per lei la sfida era peculiare, avendo avuto tre fratelli maggiori famosi e un marito artista assai noto, lo svizzero Jean Crotti (Bulle, 1878 - Parigi, 1958). Crotti che conosce nello studio del fratello Marcel e che sposa nel 1919.


Di lei c’erano due o tre opere molto famose, ma a parte questo, nulla di più. Eppure, è un’artista che ha avuto 50 anni di carriera.
Mi sono detta doveva esserci ben altro. Così, a poco a poco abbiamo scoperto il suo lavoro, anche misterioso per certi aspetti, perché in una vita come la sua convivono molte sfaccettature. Ha vissuto due guerre mondiali, è stata infermiera in un ospedale militare, ha attraversato periodi difficili come quello dell’occupazione tedesca in Francia e ha sempre mantenuto forti legami con i suoi fratelli artisti e con suo marito.

Cathérine Hug

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Suzanne Duchamp, Usine de mes pensées, 1920

  • Courtesy Galerie Natalie Seroussi © Suzanne Duchamp / 2025, ProLitteris, Zurich

Attorno al 1922, Suzanne Duchamp prende nettamente le distanze dal movimento Dada, la spinge la volontà di trovare “una propria strada”.

Ha cercato una propria strada e ha uno stile figurativo caratterizzato da provocazioni umoristiche e sociali. Ha compiuto molte riflessioni sul corpo sociale, femminile, maschile e ci sono autoritratti, ma anche molti ritratti della sua cerchia familiare e dipinti sui riti sociali come il matrimonio. Un’opera come “La Noce” (del 1924) ha un tono tragicomico, perché in quest’opera lei riflette e indaga proprio questo concetto del matrimonio. Era un’artista davvero molto libera. In queste due ultime sale sono esposti i lavori della maturità, in cui si avverte veramente la ricerca di uno stile molto personale.

Cathérine Hug

56:29

Biennale Open Source

Voci dipinte 15.06.2025, 10:35

  • Keystone
  • Monica Bonetti

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