Arte

Willem De Kooning: avanguardia del Rinascimento

Compenetrando la figura umana e il paesaggio, astraendo l’immagine con gesti violenti, in pittura così come in scultura, l’artista americano nato in Olanda cerca continuamente inedite soluzioni che rispettino il lascito della tradizione artistica dalla quale proviene

  • 10 maggio, 14:06
Willem De Kooning
Di: Vito Calabretta

Presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia il pubblico può attingere ai risultati di un lavoro di ricerca inedito, con il quale si cerca di conoscere meglio l’arte di Willem De Kooning e di comprendere l’impatto generato sulla sua vita e sul suo lavoro dalle esperienze vissute in Italia, così come dal confronto con la cultura e con le tradizioni artistiche italiane.

Davanti a un’opera di Willem De Kooning, che si tratti di pittura, di scultura, di un disegno, possiamo sentirci accolti, abbracciati e avvolti da una grazia mentre nel contempo sentiamo dispersione o addirittura confusione. Immersi in un paesaggio, cioè in una situazione astratta e gestuale, possiamo essere colpiti da un occhio, da due labbra tratte da una iconografia pubblicitaria esasperata, dalle forme di un corpo o da immagini sovrastate da segni di pittura, cancellate e ricostruite. Distruzione e costruzione, come altri contrari, fondano il lavoro di questo atleta della espressione. Peraltro, egli stesso disse, nel 1951: «Non sono interessato ad “astrarre” o a togliere le cose o a ridurre la pittura a disegno, forma, linea e colore. Dipingo in questo modo perché posso continuare a inserire sempre più elementi: dramma, rabbia, dolore, amore, una figura, un cavallo, le mie idee sullo spazio».

Willem de Kooning Screams of Children Come from Seagulls (Untitled XX), 1975 oil on canvas

Tali modalità e tali implicazioni così tanto conflittuali esistono perché un valore importante che guida la ricerca di questo artista è la libertà. Ora noi sappiamo che la libertà non è sinonimo di disimpegno e che invece comporta una continua concentrazione su cosa e come fare affinché abbia luogo. Willem De Kooning era convinto che «in arte un’idea vale l’altra», non era cioè interessato a seguire una gerarchia predefinita e riteneva importante restare nel territorio della tradizione artistica della quale si sentiva figlio, e padre attraverso il proprio lavoro. Nel 1948, in una temperie culturale del nord America che cercava di emanciparsi e in un certo senso di rinnegare il lascito della storia dell’arte europea, egli tenne una conferenza su Paul Cézanne e il colore in Veronese. In Il Rinascimento e l’ordine, pubblicato in italiano dall’editore Abscondita (Appunti sull’arte, 2003), scrisse: «C’è un binario nella storia dell’arte che risale alla Mesopotamia. [...] Vi si trova Cézanne. Ci sono Picasso e i cubisti; Giacometti, Mondrian e tanti, tanti altri, intere civiltà. [...] Sono molto grato di poter essere seduto in questa carrozza panoramica in continuo movimento, con la possibilità di guardare in così tante direzioni. Ma voglio anche sapere dove sto andando. Non so esattamente in quale luogo, ma sono sul mio binario». Di nuovo l’immagine del binario che ci suggerisce l’idea di una costrizione, di una guida esterna si affianca a quella della carrozza panoramica in continuo movimento.

Willem de Kooning Clamdigger, 1972

Infatti, come scrive Stephen Mack nel libro che accompagna la mostra dedicata a De Kooning fino al 15 settembre 2024 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, «ciò che vediamo in un dipinto di de Kooning sono decine di gesti sovrapposti e azioni contraddittorie – pennellate che si interrompono l’un l’altra, raschiature che espongono resti di disegni precedenti – e come tale, ogni opera contiene tensioni e ansie complesse, energie che si ripiegano su se stesse e ambiguità che parlano di una gamma sorprendente di emozioni».

A noi resta questo connubio di felicità composta - di cui gustiamo il sapore classicista attraverso la sapienza compositiva, l’abilità nell’occupare lo spazio espressivo (egli amava fischiettare Petrushka di Igor Stravinskij) - e di lacerazione dilaniante generata dalla frammentazione delle figure e dei dettagli, dalla sovrascrittura che ricopre la pittura appena distrutta da certe acidità cromatiche mentre in altri casi gli azzurri, i verdi, i gialli e i rossi si compenetrano in liriche eufonie.

Munari, l’inventore

Voci dipinte 05.05.2024, 10:35

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