Cinema

Alien, un incredibile horror-noir nello spazio

Nel franchise hollywoodiano, il film di Ridley Scott è ancora insuperato

  • 5 aprile, 14:38
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Di: Chiara Fanetti

La serie di film nata da Alien di Ridley Scott, uscito in sala nel 1979, è un caso di studio interessante per osservare come Hollywood prende un’ottima idea - o meglio, un ottimo risultato commerciale - e la prova a plasmare nel tempo, al fine di allungare il più possibile l’arco narrativo di un soggetto.

Quello che era nato come una sorta di film dell’orrore ambientato nell’ignoto dello spazio profondo, con atmosfere claustrofobiche e cupe, è diventato, nell’ordine: un action movie con protagonisti dei militari (Aliens di James Cameron, 1986), un film carcerario filosofico-religioso (Alien 3 del 1992, debutto alla regia di un lungometraggio per David Fincher, pellicola tormentata da continui stravolgimenti dovuti al budget e alla produzione) e infine un viaggio visionario quanto confuso e persino parodistico, sotto la guida del regista francese Jean-Pierre Jeunet che ha firmato Alien: Resurrection nel 1997.

Tralasciando dall’equazione i discussi - o forse fraintesi - prequel firmati dallo stesso Scott e ignorando i due crossover della serie sull’alieno con quella di Predator, la discendenza del film “matrice” del 1979 forse non ha sempre dato i risultati sperati dagli adepti della prima ora ma ha dimostrato come, seppure per scopi commerciali, un soggetto possa spostarsi tra i generi cinematografici, adattandosi alle inclinazioni dei registi, senza perdere troppo del suo codice genetico.

In tutti i capitoli del franchise sono presenti i macro temi e le caratteristiche del film originale: la fusione tra horror e fantascienza, i rischi che si corrono quando si tenta di domare la natura, la cupidigia delle corporazioni o della politica e soprattutto la presenza di un “mostro”, di qualcosa che si cela dietro una porta, come nei nostri incubi ad occhi aperti da bambini, ma che è anche un tipico predatore, un animale che cerca solo di soddisfare i suoi bisogni naturali: sfamarsi, difendersi, riprodursi.

La presenza delle classi sociali e operaie anche in un futuro dove l’uomo viaggia tranquillamente per l’universo, la protagonista femminile, il tema della maternità trattato in maniera complessa, l’intelligenza artificiale e infine un’idea e un’estetica dello spazio lontana dal minimalismo luminoso e asettico di Star Wars (o del capolavoro di Kubrick), fanno della serie Alien un unicum nella fantascienza cinematografica, che ha ispirato numerosi registi per decenni.

Sulla nave cargo Nostromo, e nelle astronavi dei film seguenti, si svitano ancora bulloni, ci si macchia d’olio e, proprio come capita talvolta a noi davanti ad un computer, si creano momenti di grande incomprensione tra specie umana e tecnologia. Malgrado il contesto, il luogo e la collocazione temporale, nella serie Alien tutto in qualche modo sembra realistico, è un futuro perfettamente possibile, dove non ci siamo liberati di nessun nostro difetto ma nemmeno dei nostri pregi tipicamente umani. Non ci siamo sbarazzati della nostra superbia e nemmeno delle nostre più grandi paure: i mostri tornano, a volte persino per colpa nostra, e ci tocca combatterli. Per fortuna, sembrerebbe dal film, non abbiamo perso nemmeno la generosità e l’altruismo.

Se i quattro film centrali sull’alieno xenomorfo più famoso della storia del cinema hanno, tutti insieme, diversi meriti e specificità, è innegabile comunque che l’originale di Scott sia ancora un’esperienza insuperata, dai suoi successori come da molti dei film di fantascienza degli ultimi decenni. Non si tratta solo dell’effetto “novità” per l’epoca o della solita nostalgia: è il tocco di un regista al suo apice, sostenuto da professionisti, artisti (lo svizzero Hans Ruedi Giger e l’italiano Carlo Rambaldi) e artigiani che hanno trovato lo spazio per creare.

Ridley Scott nella sua lunga carriera ha mostrato il massimo del suo genio creativo con la fantascienza, piegandola ad un suo personale immaginario: una fantascienza dark, potremmo dire addirittura noir, regalandoci due dei più grandi film di questo genere, Alien e Blade Runner (1982).

L’arte aliena di H. R. Giger

RSI Archivi 15.04.1980, 09:46

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