Cinema

Ginny & Georgia si ama o si odia (anche alla terza stagione)

Madre perfetta o idealizzazione di una criminale? La protagonista della serie Netflix fa cascare tutti nella sua rete di bugie. Spettatori compresi

  • Oggi, 08:27
Ginny & Georgia_1 IMAGO  Album.jpg
  • IMAGO / Album
Di: Valentina Mira 

La serie del momento è Ginny & Georgia, in tutto tre stagioni, l’ultima su Netflix da poco. Non è mai stata come diceva Georgia nel primo episodio: “Gilmore Girls but bigger boobs”. È, al contrario, una serie matura, una delle migliori dal punto di vista dell’approfondimento psicologico, dello sviluppo dei personaggi.
La prima stagione ci fa innamorare di Georgia tramite un concetto di autodifesa ambiguo, perfino femminista: la metafora delle api (“col miele attrai più api, ma se incontri un’ape pungi per primo”), l’aconito velenoso coltivato amorosamente, l’iconografia della strega; Georgia sembra già una punitrice, di sé e delle altre, a partire dalla figlia Ginny. Georgia non è violenta a caso: è stata violentata, e ha reagito; ha visto la figlia molestata, e ha reagito. La prima stagione serve a farci innamorare di lei. Georgia fa quello che nessuna di noi ha avuto il coraggio di fare. Ma è una trappola.
La colonna sonora parla: S.L.U.T. di Bea Miller, Ticking Bomb di Paul Otten (“tua mamma non ti ha detto che non si gioca con una bomba a orologeria?”), Savage di Bahari, e il capolavoro di vittimismo femminista-liberal-pop Thank You, di Diana Gordon.

Una scena che racchiude tutta Georgia: si scaricano le pile dello spazzolino elettrico della figlia, e lei davanti a Ginny le toglie dal suo vibratore per permetterle di lavarsi i denti. Spregiudicata, priva di confini personali (e invadente nei confronti di quelli della ragazza), non stereotipata, divertente. Inquietante e al contempo buffa. Ci sta simpatica. Sa cavarsela in ogni occasione. Come quando – salto in avanti, carcere, terza stagione – si fa bella usando come lucidalabbra una caramella rubata ai secondini, un rotolo di carta igienica come bigodino, la mina di una matita come ombretto. O quando mette i glitter alla cavigliera elettronica. Delusional, direbbero le ragazze più giovani su TikTok: Georgia vive in un mondo tutto suo. E ci fa vivere dentro anche chiunque le stia intorno. Nella prima stagione ci conquista, nella seconda ci destabilizza, nella terza le cade la maschera.

L’elemento più interessante in assoluto di questa serie tv è che racconta una personalità narcisistica dai tratti psicopatici, facendo agli spettatori proprio quello che fa alle sue vittime una personalità narcisistica dai tratti psicopatici. E noi ci caschiamo. Qualcuno ci casca in maniera così irreversibile che il pubblico ne esce spaccato. C’è chi, sui social, commenta dicendo che Ginny & Georgia mitizza e idealizza una serial killer (quando in realtà la racconta e basta, e con grande maestria), e chi, accecato dal carisma di Georgia e dalla sua manipolazione, afferma che si tratti invece di una madre ideale. Naturalmente, Georgia non è una madre ideale più di quanto Patrick Bateman di American Psycho non fosse il fidanzato perfetto. Se qualcuna lo pensa davvero, è pregata di recarsi alla svelta in terapia.

24:49

Gli squali son passati di moda. Calci e pugni, no

Il divano di spade 14.06.2025, 18:02

  • Michele R. Serra

La verità è che nella prima stagione ci vengono mostrate le ferite e la facciata: è normale amarla. Come mai tante persone cascano nell’inganno di Georgia Miller? In tante hanno avuto traumi simili a quelli della protagonista. Vedere la messa in scena di una vendetta è catartico. A fronte della gratuità del sadismo di Bateman, qui abbiamo una donna abusata fin da bambina, che si trova a rappresentare su schermo un genere oppresso. Le assassine, nel mondo reale, sono pochissime; le serial killer un’eccezione assoluta. La serie decide di esplorare un’eventualità immaginifica, per questo scardina tutti i pregiudizi e confonde.

Ginny & Georgia_2 IMAGO  Album.jpg

Anche il dialogo tra mamma e figlia sullo stupro era ben oltre il classico vittimismo da narcisista; «È per questo che sei così forte?», chiedeva Ginny. «Perché sono stata abusata?», rispondeva Georgia con amarezza. «No, non sono un personaggio di Game of Thrones. Sarei stata molto più forte se non avessi dovuto consumare tante energie per affrontare questa cosa. Sarei il presidente.»
L’arma di Georgia – e il motivo per cui nessuno capisce che si tratti di una narcisista senz’appello – è l’ironia. È estremamente divertente, ma scherzando dice la verità: «Sono come l’occhio di Sauron», e in effetti è vero. È controllante in modo patologico.
Balla in salotto per alleggerire una situazione che ha creato lei, ride e fa ridere, ma è solo per non affrontare i problemi. Usa sesso e bellezza per manipolare. A volte, come col sindaco Paul, le basta un pranzo al sacco. Apparentemente anti-sessista e lontana da stereotipi di genere, in realtà è assai più patriarcale di quel che sembra.
Per Ginny, sua figlia, è aguzzina e salvatrice: la consola dopo averla ferita, mentre la giovane è legata alla madre da un rapporto di dipendenza, e incarna la strega che si dà fuoco da sola, espiando i peccati materni in un rituale autolesionista con l’accendino.
Georgia è oggettivamente simpatica: «Lo ammazzo», scherza fuori dalla galera sul ragazzo che ha messo incinta sua figlia. Fa ridere, ma è anche profondamene inquietante, perché lei ammazza per davvero. La risata non a caso era considerata simbolo del demonio, per chi ci credeva: può essere un importante strumento di manipolazione, fa abbassare le difese. “Pulcinella, scherzando scherzando, diceva la verità”. A volte, perfino, uccideva.
Confermata la quarta stagione, ma per ora, dedichiamo un applauso a scena aperta alle tante sceneggiatrici delle prime tre stagioni, e a Brianne Howey per aver dato corpo a un personaggio indimenticabile.

Correlati

Ti potrebbe interessare