Cinema

I premi di Venezia 82: tutti contenti? Quasi

Father Mother Sister Brother vince a sorpresa, The Voice of Hind Rajab accontenta tutti. Ma gli esclusi dal palmarès sono tanti ed eccellenti, da Kathryn Bigelow a Yorgos Lanthimos

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Jim Jarmusch con il Leone d'oro, Venezia, 2025

  • IMAGO / SGPItalia
Di: Alessandro Bertoglio 

Lo avevamo scritto, che il lavoro della giuria guidata da Alexander Payne in questa edizione numero 82 della Mostra Internazionale del cinema di Venezia non sarebbe stato facile. Intanto per l’altissima qualità di molti dei 21 film in competizione, poi per l’effetto deflagrante dei 23 minuti di applausi per il film di Kaouther Ben Hania dedicato alla triste vicenda della bambina di 6 anni, Hind Rajab, uccisa in seguito ad un attacco dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, nel gennaio 2024. Una vicenda umana difficile da accettare, raccontata da un film emozionante ma tutt’altro che perfetto, premiato alla fine con il Gran Premio della Giuria. Un riconoscimento che accontenta tutti. O quasi.

Il vero vincitore, con tanto di Leone d’oro da sistemare sul caminetto di casa, di fianco alla Caméra d’or (il premio più grande finora, vinto nel 1984 con il suo primo film Stranger Than Paradise) è Jim Jarmusch. Anche il suo Father Mother Sister Brother non è un film perfetto, anzi è piuttosto squilibrato nel valore dei tre episodi su cui è costruito, ma fin da subito si è capito che molti critici (e evidentemente la giuria) erano rimasti toccati da questa storia di incomunicabilità e segreti tra consanguinei, tipica dei tempi moderni con il valore proprio degli affetti familiari che sta via via tramontando.

03:00

Da Venezia, Moira Bubola

Telegiornale 06.09.2025, 20:00

Ad un vincitore, a sorpresa, ma che non si può certo dire senza merito, fa eco una pattuglia di scontenti decisamente ampia: non solo i film esclusi completamente dal palmarès, come Il Mago Del Cremlino di Olivier Assayas, Bugonia di Yorgos Lanthimos, A House Of Dynamite di Kathryn Bigelow, il Frankenstein di Guillermo del Toro e mettiamoci pure il coreano Park Chan-wook con il suo noir umoristico No Other Choice.

Anche Paolo Sorrentino e Vàlerie Donzelli, con i loro bellissimi film potevano ambire a qualche riconoscimento più importante. E se lo sarebbero meritato, anche se il premio al protagonista di La Grazia, un perfetto Toni Servillo, e quello per la sceneggiatura del film À Pied d’œuvre alla coppia Donzelli-Marchand sono comunque riconoscimenti importanti che aprono ancora di più le porte del mercato internazionale ai loro lavori.

Sorprendente è invece il premio (Leone d’argento) per la miglior regia assegnato a Benny Safdie per il suo The Smashing Machine, film che ci racconta la storia vera e la vita piuttosto monotona di Mark Kerr, leggenda delle arti marziali miste, ottimamente interpretato da Dwayne “the Rock” Johnson. Un The Rock per il quale ci si è spinti a chiedere addirittura l’Oscar: buona prova in un ruolo drammatico, ma chissà cosa ne penserà tra qualche settimana l’Academy. Giova ricordare che non vincere a Venezia come Kathryn Bigelow con The Hurt Locker o Brendan Fraser per The Whale di Darren Aronofsky, porta bene nella corsa alle statuette.

I due migliori interpreti, premiati con la Coppa Volpi, sono la cinese Xin Zhilei per The Sun Rises On Us All di Cai Shangjun, la storia tormentata di una donna che deve superare il trauma del sacrificio del compagno, che si è assunto la colpa di un crimine commesso da lei, e che ritorna nella sua vita dopo l’uscita dal carcere. E il carcere è anche uno dei temi a cui ruota intorno La Grazia di Paolo Sorrentino, valso il premio all’attore italiano Toni Servillo, nei panni di Michele De Santis, Presidente della Repubblica a fine mandato, con il suo dilemma etico sul concedere, appunto, la grazia a due condannati per omicidio, ma anche a firmare una controversa legge sul fine vita. Un film divertente e convincente, scelto anche per l’apertura di questa edizione della Mostra.

Dopo il Leone d’oro del 2013 per Sacro GRA e l’Orso d’oro a Berlino (2016) per Fuocoammare, insieme a numerosi altri riconoscimenti minori, ancora un premio importante lo conquista Gianfranco Rosi, che con il suo struggente e riuscito documentario su Napoli Sotto Le Nuvole, ottiene il Premio Speciale della Giuria. Da condividere con gli strepitosi personaggi che ha incontrato in questo suo viaggio pieno di emozione.

02:54

A Venezia, il film Elisa

Telegiornale 05.09.2025, 20:00

E il cinema svizzero? Resta a bocca asciutta a livello di film: la coproduzione RSI-Amka Film di Elisa, di Leonardo di Costanzo, non ha convinto la giuria, ma resta anche questo in buona compagnia, almeno degli altri due film italiani non premiati: Duse di Pietro Marcello (ed è un peccato perché Valeria Bruni Tedeschi è il film e un premio lo meritava) e il divertente ma molto televisivo (e difficilmente comprensibile fuori dall’Italia) Un Film Fatto per Bene di Franco Maresco. Ma a farci sorridere è il meritato Premio Marcello Mastroianni, assegnato ad un giovane attore o attrice emergente, che è stato assegnato alla zurighese 26enne Luna Wedler, protagonista di uno dei tre tracciati narrativi del bellissimo Silent Friend di Ildikó Enyedi, una favola ecologica e umana che si dipana intorno ad un maestoso albero di Ginko Biloba nel corso di 2 secoli.

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