Cinema

Sesso, sangue e IA: la ricetta per un Dracula perfetto

Radu Jude racconta la sua versione del mito del vampiro, presentata in prima mondiale ieri all’interno del Concorso internazionale

  • 2 ore fa
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Dracula di Radu Jude, 2025

  • locarnofestival.ch
Di: Red. / Alessandro Chiara 

Siccome di Dracula ne abbiamo visti fin troppi, al cinema, Radu Jude ha deciso che il suo non sarebbe assomigliato a nessun altro. E che, quindi, avrebbe copiato da tutti.

«Dracula è legatissimo alla Transilvania – spiega Jude a Locarno 78 – che è una regione della Romania dal 1918. C’è una grande mitologia e un’enorme industria turistica che ruota attorno ai luoghi iconici, sia legati al Dracula di Bram Stoker, sia a Vlad l’impalatore, il Dracula storico, quello realmente esistito. Ho pensato che fosse arrivata l’ora di offrire una prospettiva nostra, locale, su questo mito. La gente dice che c’è il Dracula di Luc Besson, che è appena uscito, e poi anche un altro Nosferatu (quello di Robert Eggers, ndr)? Nessun problema. Ho cercato di offrire qualcosa di completamente diverso».

04:07

Dracula

Pardo tardi 10.08.2025, 22:40

Il regista rumeno ha quindi costruito un incredibile catalogo di variazioni sul tema draculesco, tenute insieme da un approccio narrativo ed estetico che, a seconda del livello di raffinatezza dell’analisi, possiamo definire cheap, camp, kitsch, grottesco, pornografico, volgare, oppure semplicemente trash. Al di là degli aggettivi, però, se pensiamo al cinema, questo Dracula è senza dubbio più John Waters che Francis Ford Coppola. Non è detto che sia un male, anzi.

«Mi hanno spesso accusato di non fare film commerciali – svela il regista – cioè per il grande pubblico. Ma allora, ho chiesto, che cos’è un film commerciale? Mi hanno risposto: avere del facile umorismo, attori popolari, inseguimenti, vampiri, elementi erotici, nudità, azione… Allora mi sono detto: bene, proverò a offrire esattamente ciò che il mercato chiede a un film commerciale. Per questo, in questo film c’è tutto e per tutti, anche per chi non ama i vampiri. Ci sono altre storie. È ciò che intendo quando dico che ognuno può trovarci qualcosa. È come un’insalata enorme. Abbiamo fatto anche un poster con l’insalata russa, l’insalata di manzo. Se ti piacciono i pomodori, prendi i pomodori; se ti piace il formaggio, prendi il formaggio; se ti piacciono le carote, prendi le carote e lasci il resto. Volevo esplorare tutte le facce del mito, alcune molto dirette, altre più oblique, altre lontane. Credo che il film abbia qualcosa per tutti. Con onestà non potrai mai dire che sia tutto pessimo… Puoi dire che, su 3 ore, magari 2 ore e mezza non ti piacciono. Ma 20 minuti sono buoni».

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Il cast di Dracula di Radu Jude a Locarno 78

  • IMAGO / Abacapress

L’idea di base è quella di un regista che chiede all’intelligenza artificiale di generare nuove storie di Dracula, e da lì parte una serie di racconti eccessivi, pieni di sangue e soprattutto di sesso.

«Mi piacciono i film eccessivi – continua Jude – mi piacciono le opere d’arte, i romanzi eccessivi. Nel film c’è uno spirito letterario, ma non la letteratura beneducata dei tempi moderni, piuttosto Cervantes, Boccaccio. Quanto al troppo sesso, se sei una persona sana non è mai troppo! troppo sangue, quello è un altro discorso… Ma sesso di troppo, mai. Detto questo, sì, c’è uno spirito dell’eccesso. Il film contiene molti elementi di eccesso».

Il Dracula di Radu Jude è però anche un meta-racconto, in cui l’intelligenza artificiale ha un ruolo centrale. Un’IA sui generis, irriverente e sfacciata.

«Realizzare il film è stato complesso, soprattutto quando abbiamo scoperto di avere solo metà del budget previsto per le riprese. Che fare, dunque? Abbiamo girato comunque, ma serviva ancora molto materiale. Allora siamo passati alle immagini generate con l’IA. E tra tutte le possibilità, ho scelto volutamente quelle imperfette, perché in quei difetti c’è una certa poesia. Penso che per un regista sia un dovere, o almeno un’opportunità, esplorare la tecnica. Il cinema è anche tecnica e ogni strumento può e dovrebbe diventare parte del cinema. Non mi spaventa il confronto con queste tecnologie».

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