Funny animals: certo, non è roba nuova. Lungo tutto il ventesimo secolo, la tradizione americana del fumetto (poco) prima e del cartone animato (poco) dopo ci ha fatto scorrere davanti agli occhi centinaia di animali che vivevano vite più o meno simili alle nostre – ma più, appunto, divertenti.
“Funny animals” significa, per semplificare all’osso, Topolino: bestie antropomorfe che si rivolgono alle famiglie – e soprattutto ai membri più piccoli di queste ultime – con le armi del carino, della leggerezza, dello slapstick. Non tutti sono così, per carità: fin dall’inizio, a questi animaletti divertenti il ruolo di tradizionali intrattenitori dei bambini americani va stretto. Gli esempi di eresia non mancano: nei fumetti, per esempio, George Herriman negli anni Venti usa gatto e topo per mettere in piedi il sofisticato teatrino surrealista di Krazy Kat; Walt Kelly nei Cinquanta trasforma l’opossum Pogo e i suoi amici della palude di Okefenokee in una satira della società statunitense.
Per non parlare della rivoluzione dei sixties, quando, dalla seconda metà della decade, Robert Crumb produce una memorabile serie di storie centrate su gatti erotomani, uccelli balordi e conigli tossici, distribuendole direttamente – con l’aiuto della moglie, che trasporta i fumetti in un passeggino – agli angoli del quartiere Haight-Ashbury, epicentro della cultura hippie di San Francisco, tra spacciatori di trip, zaffate di ganja e musica dei Grateful Dead (sembra una descrizione eccessivamente ricolma di cliché, lo so, ma non è tanto lontana dai ricordi che lo stesso Crumb ha rievocato davanti a diversi giornalisti nel corso degli anni successivi). Eppure, nonostante la sua esistenza underground, anche Fritz il gatto era un funny animal.
Perdonate la lunghissima parentesi.
Era per dire che, in effetti, i funny animals americani sono di due tipi: quelli buoni e puliti, e quelli sporchi e cattivi. E così, arriviamo finalmente a Zootropolis, ultima evoluzione di questa tradizione ormai secolare.
Zootropolis che è a tutti gli effetti un prodotto Disney, e quindi non può che far parte della prima categoria. Quella più noiosa, verrebbe da dire: e invece.
Invece il primo Zootropolis, e ancora questo sequel, arrivato quasi dieci anni dopo l’originale, camminano in perfetto equilibrio tra commercio e creatività, dimostrando che, beh, c’è ancora speranza: anche i prodotti più mainstream possono avere un’anima. Certo, ci sono voci piuttosto autorevoli che dicono il contrario: Peter Bradshaw ha scritto sul Guardian che questo Zootropolis 2 è «una commedia familiare costruita in modo estremamente professionale, discretamente-ma-non-esageratamente divertente. Non è fatta con l’intelligenza artificiale, ma potrebbe anche esserlo. […] Non ha niente di sbagliato, ma gli mancano cuore e anima».
Non arrivo al punto di discutere dove si trovino il cuore e l’anima di un film, mi limito però a notare che – una volta superato lo shock dovuto al fatto che anche questa volta la canzone del film è opera di Shakira e, peggio ancora, assomiglia terribilmente a Waka Waka – non si può non notare che soggetto, sceneggiatura e realizzazione di Zootropolis 2 vanno ben oltre le idee che può rimasticare e sputare fuori un qualsiasi software generativo: tanto per dirne una, è un film per bambini che cita Shining. Che certo, per carità, è un prodotto piuttosto conosciuto e digerito dalle masse, non Tetsuo: the Iron Man di Shin’ya Tsukamoto. Però, comunque, si tratta di una scelta niente affatto scontata.
Allo stesso tempo, il film lavora su una serie di stereotipi ormai consunti – il noir cinematografico moderno, da Chinatown di Polanski in giù, la buddy cop comedy – riuscendo a rinfrescarli sia dal punto di vista visivo che da quello narrativo. Il tutto mentre recapita agli spettatori un messaggio positivo sulla possibilità di convivere, pur rimanendo diversi, e sulla necessità di non farsi guidare dai pregiudizi. E suscita una serie di domande piuttosto intriganti, inevitabilmente senza risposta – una su tutte: fino a che punto una volpe (maschio) e un coniglio (femmina) possono amarsi?
Le uscite della settimana e l’ospite speciale
Indovina chi viene al cinema 29.11.2025, 12:45
Contenuto audio








