L’obiettivo della ricerca interiore è trovare sé stessi, scoprire la guida dentro di noi: il “guru interiore”, come si dice in Oriente, per distinguerlo dagli insegnanti esterni. Si tratta di un’impresa tutt’altro che facile, come tutti sappiamo per esperienza. Quando guardiamo dentro di noi, troviamo pensieri ed emozioni che si rincorrono, un carosello che non si ferma e che ci trascina con sé. Molto spesso non ne siamo nemmeno consapevoli.
La via d’uscita sta proprio nel diventare coscienti di questo movimento interiore, nel creare uno spazio interno in cui osservare la mente. E qui sorge spontanea un’obiezione: «Ma non devo forse esaminare i pensieri, le emozioni? Non devo usare la ragione?».
Questa è un’altra via.
Si tratta innanzitutto di riposare la mente, cioè di non rincorrere pensieri ed emozioni, di non analizzarli né giudicarli. Occorre lasciarli andare: se non li nutriamo con l’attenzione, se ne vanno. In questo modo, lo spazio dentro di noi si amplia: la coscienza si allarga, diventa più presente, più limpida. Emerge così una consapevolezza sempre più chiara nel qui e ora.
Questa consapevolezza è ciò che si definisce coscienza naturale o coscienza di base. Quando la sperimentiamo, ci sentiamo svegli, in armonia, capaci di empatia verso gli altri. La nostra vita e i nostri problemi appaiono allora da una prospettiva diversa, più armoniosa, priva di fuga o desiderio di rivalsa. Da questo stato interiore sorgono pensieri chiari, intuizioni che ci aiutano a comprendere come vivere mantenendo l’armonia.
È un traguardo certo non facile da raggiungere. Perché, anche quando si coltiva la presenza, essa va e viene: si alternano momenti di chiarezza e smarrimento, quando ci perdiamo nuovamente nei pensieri e nelle emozioni.
L’obiettivo è quello di mantenere la presenza il più costante possibile.
Sono temi sorprendenti e anche difficili per chi è radicato nel mentale, cioè nell’approccio razionale a ogni cosa. Questo è il frutto dell’educazione che riceviamo e della fiducia, a volte cieca, nell’approccio scientifico, come se la scienza potesse indicarci la verità – quando in realtà formula ipotesi sempre da verificare. La ragione ha comunque un ruolo importante: serve per valutare le intuizioni che sorgono dalla calma interiore. Perché, se osserviamo bene, tutte le nostre decisioni si basano su premesse intuitive: la loro realizzazione va poi vagliata dalla ragione.
Un’altra difficoltà che si incontra nel cammino interiore è la sensazione di vuoto che si prova quando ci si guarda dentro. Si percepiscono rumore, confusione, mancanza di regole e assenza di una verità chiara. Si ha l’impressione che non ci sia significato, solo vuoto.
Ma questa è la conseguenza dell’approccio razionale: la ragione è incapace di dipanare la matassa degli elementi contrastanti dentro di noi.
La ricerca interiore parte proprio da questa impotenza del mentale e conduce al riconoscimento di una coscienza saggia e naturale, come accennato poco sopra.
Allora si scopre che quel vuoto interiore è in realtà pieno di saggezza e che da esso sorge ogni cosa. È la sorgente che da sempre dimora in noi, alla quale dobbiamo tornare e da cui dobbiamo attingere.
Entriamo così nel campo della spiritualità, della ricerca interiore, del territorio dei mistici: una ricerca libera da ogni dogma.
Il tema della sorgente ci conduce alla scoperta del divino in noi – e non fuori di noi, alla creazione continua che si manifesta quando esprimiamo l’armonia interiore, oppure alla creazione di una realtà distorta, quando siamo in balia delle emozioni negative. Sono temi di cui si discute da secoli.
Un’osservazione che può sorprenderci è che, contrariamente al nostro abituale modo di procedere, l’armonia interiore non si raggiunge costruendo nuovi paradigmi, ma decostruendo concetti, credenze, certezze.
Semplicemente lasciando riposare la mente, liberandola dalle scorie di vita che la ricoprono. È lo stare nel silenzio interiore.
Sì, è sorprendente. E ci conduce alla scoperta che la verità è già in noi e chiede solo di non essere ostacolata.
Un’altra difficoltà, per chi è abituato a pensare per concetti, è che la coscienza naturale non può essere descritta, perché si manifesta prima della parola. Eppure esiste, ne facciamo esperienza. Quando ne parliamo, tentiamo solo di tradurla.
Il grande ricercatore spirituale Rumi ha scritto:
«Il silenzio è il linguaggio di Dio, tutto il resto è misera traduzione».
Vorrei ora proporre alcune citazioni su come la mente naturale è stata descritta da grandi ricercatori spirituali.
Chogye Trichen Rinpoche (1920–2007), maestro buddhista:
«Per indicare la natura della mente, mi piace particolarmente usare le brevi parole di Sakya Pandita:
“Tra due pensieri,
una continuità ininterrotta
di chiara luminosità”.
“Quando l’ultimo pensiero è passato, ma il pensiero successivo non è ancora sorto, c’è un intervallo, uno stato libero dal pensiero (tog may ngang). Sebbene questo stato sia privo di pensieri, non è uno stato vuoto e inconsapevole.
C’è un aspetto consapevole (sal cha) che sperimenta ogni cosa.
Quando lo si riconosce in quello stato libero dal pensiero, si scopre che è, in realtà, una continuità ininterrotta di chiara luminosità (osal gyun mi chay pa)”.
Citazione da “Parting from the Four Attachments”, 2003
James Low, maestro buddhista e psicoterapeuta:
“La visione dello Dzogchen consiste nel riconoscere che la base di tutti i pensieri, emozioni, sensazioni, azioni, è uno stato di aperto rilassamento: uno stato di presenza, l’essere completamente qui, totalmente vivi, una consapevolezza chiara che non è né questo né quello”.
“La consapevolezza è di per sé liberazione.
Essere consapevoli significa non essere in gabbia, non essere imprigionati nel riflettere sulle cose, non cercare di trovare in esse un significato.
Significa invece semplicemente accogliere tutto ciò che sorge”.
“Si tratta di avere fiducia nella manifestazione dell’essere, smettendo di fare il ‘politico’ del nostro mondo interiore”.
Citazione da “Dire dell’indicibile. Cosa è lo Dzogchen”. Un’intervista a James Low di Guido Ferrari, 2006 http://www.simplybeing.co.uk/simply/Videos.html

“Dio ha creato il mondo perché danzasse”
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