Sciamanesimo

Il potere curativo del sacro

Molti studi confermano che gli psichedelici facilitano stati di coscienza capaci di favorire l’elaborazione dei traumi, sciogliere rigidità cognitive e riattivare un senso più profondo di sé. Mentre muore un’identità limitata, può nascere un sé più ampio e integrato

331232255_highres.jpg

Mudang Dowannyeo makes a prayer at the coast in Jeju Island, South Korea, 15 June 2017

  • Keystone
Di: Guido Ferrari, giornalista, regista, autore per anni alla RSI

Alcuni anni fa, sulle montagne di Oaxaca, in Messico, a Huautla de Jiménez, ho filmato un rituale sacro di guarigione nell’ambito di un documentario per l’allora TSI sul tema del rapporto tra medicina occidentale e tradizionale. Un giovane poco più che ventenne aveva perso improvvisamente il padre ed era caduto in una profonda depressione. Inizialmente fu sottoposto a un rituale di purificazione — una limpia — con preghiere, incensi e una frasca verde passata più volte sul corpo. Successivamente partecipò a un rituale di morte e rinascita: rimase a lungo in uno spazio ristretto, immerso in un calore al limite del sopportabile, recitando preghiere. Si trattava del Temazcal, simile alla capanna sudatoria dei nativi americani: un ritorno simbolico nell’utero materno, per rinascere purificati.

Tuttavia, queste due purificazioni non furono sufficienti a guarire il giovane. Don Crescenzio, il curandero, cioè il guaritore, decise allora di proporre la cura più profonda: l’esperienza del viaggio interiore con l’uso dei funghi sacri, per ritrovare l’unità perduta.

Nel pensiero indigeno, la malattia è spesso vista come una disconnessione da sé, dalla comunità e dal mondo spirituale. Nel rituale — la velada — il paziente entra in uno stato visionario, guidato dal curandero, che intona canti di preghiera e invoca presenze spirituali. La cerimonia era preceduta da un periodo di digiuno, astinenza sessuale e preghiera. Al giovane vennero somministrati dei funghi — i niños santos — come strumenti di guarigione. Per i curanderos, non si tratta di droghe ma di presenze viventi: alleati sacri in un cammino di purificazione e riconnessione. La guarigione è dunque vista come un atto sacro.

Durante il rito, il ragazzo raccontava a voce alta ciò che stava vivendo. Si sentiva galleggiare, poi entrò in un lungo tunnel, in fondo al quale incontrò il padre defunto. Poteva parlargli, porgli domande sul senso della sua vita e ricevere risposte. Un’esperienza profonda di guarigione, simile alle NDE (Near Death Experiences) di cui parlano molti pazienti anche in Occidente.

Fino al 1955, l’uso sacro dei funghi allucinogeni era quasi sconosciuto al mondo. Fu allora che la curandera Maria Sabina — una donna semi-analfabeta e profondamente spirituale — ne parlò all’etnomicologo R. Gordon Wasson, che pubblicò un articolo sulla rivista Life nel 1957. Questo segnò l’inizio dell’interesse globale per i funghi psichedelici, aprendo una stagione di esplorazioni psichiche, terapeutiche e spirituali, ma anche di abusi e strumentalizzazioni. Maria Sabina, inizialmente fiduciosa nel potere della condivisione, fu poi emarginata dalla sua comunità: aveva involontariamente aperto una porta troppo grande, troppo in fretta.

Maria Sabina visse in una modesta casetta a Huautla de Jiménez, proprio il luogo in cui mi trovavo. Era una sabia, una saggia. Assunse molte volte i funghi, e furono gli “Esseri principali” — entità divine — a chiamarla e a donarle “il libro sacro del Linguaggio”, che le permise di curare. Recentemente è stato pubblicato in Italia “Vita di Maria Sabina, la sciamana dei funghi magici” di Álvaro Estrada (AnimaMundi Edizioni), un libro pubblicato per la prima volta nel 1977 in spagnolo, che mi ha ricordato quel documentario e spinto a scrivere questo contributo.

Vale la pena dire che già nel 1938, in Svizzera, il chimico Albert Hofmann sintetizzò una molecola destinata a diventare un’icona del XX secolo: l’LSD. Nel 1943, dopo averla assunta accidentalmente, ne intuì il potenziale come strumento per esplorare la mente e facilitare esperienze mistiche. Negli anni ’50, l’LSD iniziò a essere usata in ambito medico, con risultati promettenti nel trattamento della depressione, dell’alcolismo, delle dipendenze e dei disturbi della personalità. Tuttavia, il suo uso diffuso e incontrollato portò al divieto nel 1971: era diventata una droga. La ricerca si fermò per quasi cinquant’anni.

Oggi, grazie a nuove ricerche, l’uso medico di queste sostanze è stato riabilitato. Molti studi confermano che gli psichedelici facilitano stati di coscienza capaci di favorire l’elaborazione dei traumi, sciogliere rigidità cognitive e riattivare un senso più profondo di sé. In questo senso, gli psichedelici offrono un viaggio interiore dal valore iniziatico: mentre muore un’identità limitata, può nascere un sé più ampio e integrato.

In Svizzera l’uso di allucinogeni è generalmente proibito, ma può essere autorizzato per scopi specifici, come quello medico, attraverso speciali licenze.

Il potenziale trasformativo del viaggio interiore unisce l’esperienza sciamanica di Maria Sabina all’uso terapeutico moderno. Uno degli elementi chiave dell’efficacia degli psichedelici è infatti la cosiddetta “esperienza mistica”, caratterizzata da un senso di unità, dalla trascendenza del tempo e dello spazio, e da una profonda pace interiore. Se integrata con consapevolezza, questa esperienza può generare cambiamenti duraturi nella percezione di sé e della vita.

Ciò che differenzia l’uso tradizionale da quello moderno è soprattutto il significato attribuito al viaggio. L’esperienza spirituale finalizzata alla riconnessione con l’universo e alla realizzazione di una vita più autentica e umile rischia oggi di essere ridotta a un mezzo per migliorare l’adattamento alla società attuale, perdendo la sua dimensione sacra.

Il messaggio profondo di Maria Sabina e delle tradizioni ancestrali non era solo terapeutico, ma cosmico: la guarigione non riguarda solo l’individuo, ma l’intero tessuto della realtà. I niños santos erano per lei una voce dell’universo, un richiamo a una vita più vera, interconnessa e semplice.

La scienza sta riscoprendo ciò che gli sciamani sanno da millenni: che mente, corpo e spirito non sono separati; che la guarigione profonda è un atto di amore, ascolto e riconnessione. Un grande contributo in questa riscoperta è stato dato da Stanislav Grof, uno dei padri della psicologia transpersonale.

24:11

Salvarci con i saperi indigeni 

Alphaville 30.05.2024, 12:35

  • iStock
  • Mattia Pelli e Elisabeth Sassi

Correlati

Ti potrebbe interessare