Nel conclave del 2013 ebbe un importante peso lo scandalo dei Vatileaks. In quello che si apre il prossimo 7 maggio potrebbe averlo invece lo scandalo dell’immobile di Londra, con la decisione del cardinale Angelo Becciu di rinunciare ad entrare in Sistina per l’elezione del successore di Francesco.
Dodici anni fa il collegio cardinalizio era spazientito dagli scandali. La maggior parte dei padri conclavisti incolpava Roma, e con essa le porpore italiane, di anni di fughe di notizie e documenti riservati dalla Santa Sede alle pagine dei giornali. Per questo qualsiasi italiano era di fatto fuori dai giochi. Così Angelo Scola, che dopo un ottimo primo scrutinio non riuscì a salire e subì la rimonta di Bergoglio. Oggi la situazione non è dissimile. Certo, lo scandalo dell’immobile di Londra che ha portato alla perdita dei diritti connessi al cardinalato di Becciu non è paragonabile ai Vatileaks. Ma l’immagine di una curia romana in parte corrotta e comunque incapace di arginare i malaffari resta e avrà un suo peso. Dall’altra parte, tuttavia, è lo stesso Becciu che, chiamatosi fuori per «il bene della Chiesa», potrà influenzare coloro che ritengono che la sua condanna sia sproporzionata e in questo modo giocare inaspettatamente ancora le sue carte con chi entrerà in Sistina. Insomma Becciu, pur non partecipando al conclave, resta a tutti gli effetti un kingmaker ed anche da casa sua potrà dire la sua.
Sono giorni di confronto per i cardinali, elettori e non, all’interno delle congregazioni generali che precedono il conclave. Nell’anfiteatro dell’Aula Paolo VI gli interventi procedono spediti: «Al centro delle riflessioni – ha dichiarato ieri la Santa Sede –, il ruolo della Chiesa nel mondo di oggi e le sfide che si trova ad affrontare». E ancora: «I cardinali hanno condiviso prospettive diverse, arricchite dalle esperienze e dai contesti dei vari continenti, interrogandosi su quale risposta la Chiesa sia chiamata a offrire in questo tempo».
Se è vero che la maggior parte dei cardinali che entreranno in conclave sono stati creati da Bergoglio, è altrettanto vero che esiste uno zoccolo duro, anche se certamente numericamente non ampio, che del Papa argentino ancora oggi è antagonista. Becciu di per sé è sempre stato fedele a Francesco, ma il processo subìto su ferma volontà di quest’ultimo potrebbe indurlo a schierarsi con gli oppositori. Il gioco è ormai chiaro: se tutti si dichiarano favorevoli ai processi aperti da Francesco vi è chi potrebbe dichiararsi tale per convenienza e poi, una volta eletto, fare l’opposto. Il Papa argentino non ha cambiato la dottrina della Chiesa, ma ha cambiato lo stile con cui approcciarsi a tutti e questo cambiamento di stile è di fatto sostanza. Ad esempio, non ha cambiato la teologia pastorale, ma ha ricevuto in Vaticano e invitato alla sua mensa persone transessuali come propri amici e questa accoglienza vale più dei cavilli dottrinali. E ancora, ha spostato la predicazione da un’ossessiva ripetizione dei temi inerente la morale sessuale, come avveniva in passato, alla bellezza dell’annuncio del Vangelo qualsiasi circostanza donne e uomini siano chiamati a vivere ed anche tutto ciò è un passo in avanti fino a pochi anni fa impensabile. La sfida allora per i padri conclavisti è una: continuare a osare, incarnando nuove aperture in scia a Francesco senza che ciò significhi tradire identità e tradizione, oppure arroccarsi nostalgicamente al passato e far sì che il profetico pontificato di Francesco non diventi altro che una “bella” parentesi. Si tratta di una sfida delicata. La giocheranno soprattutto i cardinali elettori. Ma a suo modo anche Becciu, nonostante tutto.

Becciu rinuncia, non entrerà in Conclave
Telegiornale 29.04.2025, 12:30