RELIGIONI

Cristianesimo ancora prima religione al mondo, ma l’Islam cresce più in fretta

Un nuovo studio del Pew Research Center ridisegna la mappa spirituale del pianeta tra espansione islamica, crisi dell’Occidente cristiano e l’ascesa dei “non affiliati”

  • Oggi, 14:00
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  • Keystone
Di: Red. 

Il cristianesimo resta la religione con il maggior numero di fedeli al mondo, ma la sua leadership numerica non è più salda come un tempo. Anzi, è sotto pressione. È quanto emerge dal nuovo rapporto pubblicato dal Pew Research Center, il rinomato centro studi americano che ha aggiornato i dati sulle affiliazioni religiose globali, fotografando l’evoluzione della fede nel decennio 2010–2020. E il quadro che ne esce è quello di un mondo in rapido mutamento, in cui la geografia delle credenze si sta ridisegnando sotto i nostri occhi.

Cristianesimo vs Islam: una sfida demografica

Secondo il Pew, nel corso dell’ultimo decennio il numero di cristiani nel mondo è aumentato di 122 milioni, portando il totale globale a circa 2,4 miliardi di persone, pari al 28,8% della popolazione mondiale. Un dato ancora imponente, ma in apparenza modesto se confrontato con la crescita dell’Islam, che nello stesso periodo ha registrato un incremento di 347 milioni di fedeli, raggiungendo quota 2,1 miliardi, ovvero il 25,6% della popolazione mondiale.

Le proiezioni demografiche a lungo termine suggeriscono che, se questo ritmo venisse mantenuto, entro la metà del XXI secolo l’Islam potrebbe superare il cristianesimo diventando la religione più diffusa al mondo. Non per effetto di una crisi interna del cristianesimo, quanto piuttosto per dinamiche demografiche strutturali — a cominciare dalla diversa composizione per età e dai tassi di fertilità.

Occidente in calo, Sud globale in crescita

Ma cosa si nasconde dietro questi numeri? La crescita rallentata del cristianesimo è in gran parte dovuta al declino nei Paesi a maggioranza cristiana occidentale, in particolare Europa e Nord America, dove da anni si registra una progressiva riduzione delle nascite, un aumento della secolarizzazione e una fuga dalle pratiche religiose tradizionali.

In parallelo, tuttavia, il cristianesimo continua a crescere in maniera significativa in Africa subsahariana e in parte dell’Asia, dove è sostenuto da tassi di natalità molto più elevati, dinamiche missionarie attive e una vitalità religiosa che spesso manca nei contesti occidentali. In particolare, in paesi come Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Filippine, la fede cristiana si conferma un pilastro culturale, sociale e identitario.

L’Islam, al contrario, mostra una crescita più omogenea e compatta su scala globale. La religione di Maometto beneficia di una popolazione mediamente più giovane, di alti tassi di fertilità e di un numero crescente di conversioni, soprattutto in contesti di diaspora o emigrazione, come in Europa e Nord America. Paesi come Pakistan, Indonesia, Bangladesh e alcuni Stati africani trainano questa espansione con una combinazione di crescita naturale e radicamento culturale.

I “non religiosi”: un miliardo e novecento milioni in cerca di senso

Un altro dato che colpisce nel rapporto del Pew è la crescita dei cosiddetti “non affiliati”: atei, agnostici, spirituali ma non religiosi. Oggi questo gruppo conta circa 1,9 miliardi di individui, un quarto della popolazione mondiale. Una fetta in costante aumento nel corso degli ultimi decenni, ma che negli anni più recenti mostra segni di rallentamento.

Questo “gruppo ombrello”, che accomuna chi rifiuta le religioni istituzionali ma non necessariamente ogni forma di spiritualità, è particolarmente presente nelle società post-industriali, come Europa occidentale, Cina, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti. Tuttavia, anche qui, il trend non è uniforme: in alcune fasce giovani si assiste a un ritorno alla ricerca spirituale, spesso attraverso forme nuove, ibride o personalizzate di fede, lontane dai dogmi tradizionali.

Una mappa spirituale in trasformazione

Il report del Pew Research Center non si limita a fornire numeri, ma tratteggia uno scenario globale in cui la religione non scompare, ma si trasforma. Emergono nuove geografie della fede, segnate da spostamenti di potere, peso e visibilità:

-Il cristianesimo arretra nel cuore del suo mondo storico — Europa e America del Nord — ma si consolida e si rinnova nel cosiddetto Sud globale, tra Africa, America Latina e Asia.

-L’Islam mostra una crescita organica, sostenuta dalla demografia e da un’identità forte, capace di radicarsi e diffondersi anche nei contesti migratori.

-I non religiosi continuano a rappresentare un blocco imponente, ma la loro evoluzione è meno lineare di quanto si pensasse, e apre interrogativi sul futuro della secolarizzazione.

Fede e futuro: domande aperte

In un’epoca in cui molti pensavano che la modernità avrebbe portato a una progressiva marginalizzazione del fatto religioso, il rapporto del Pew Research Center ci ricorda che la religione resta un fattore centrale nella vita di miliardi di persone, anche se assume forme nuove e mutevoli. Le fedi non scompaiono: migrano, si trasformano, si espandono o si riducono, ma continuano a plasmare identità individuali e collettive.

La domanda non è più se la religione abbia un futuro, ma quale tipo di religiosità emergerà nei decenni a venire. In un mondo sempre più interconnesso, dove le popolazioni si spostano, i valori si ibridano e le identità si ridefiniscono, la fede — in tutte le sue espressioni — resta uno specchio profondo della condizione umana.

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RG 12.30 del 23.06.2025 La corrispondenza di Manuele Ferrari

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