Il 2025 è un Anno Santo, un appuntamento straordinario che la Chiesa cattolica celebra ogni venticinque anni, invitando i fedeli a Roma per vivere momenti di preghiera, attraversare le porte sante e partecipare a iniziative spirituali volte a ravvivare la fede. In questa occasione, anche le persone LGBTQ+ cattoliche vogliono essere protagoniste, rendendo visibile la loro presenza e il loro cammino di fede.
Come scrive gionata.org riprendendo un articolo pubblicato su New Ways Ministry, per la prima volta gruppi LGBTQ+ credenti si stanno preparando a vivere il Giubileo non mettendo da parte la propria identità, ma portandola con sé come parte integrante del loro percorso spirituale.
Il 6 settembre si riuniranno per una veglia e un pellegrinaggio che li condurrà fino alla Basilica di San Pietro, un momento pubblico di testimonianza e preghiera. L’iniziativa è promossa da La Tenda di Gionata, realtà italiana che sostiene i credenti LGBTQ+, con il supporto di numerosi gruppi internazionali, tra cui New Ways Ministry dagli Stati Uniti.
L’obiettivo è condividere la propria esperienza spirituale con la Chiesa, offrendo le proprie vite e storie come segno di incontro con Dio.
Per comprendere meglio il senso di questa proposta gionata.org ha intervistato Tiziano Fani Braga, membro de La Tenda di Gionata e tra i promotori del Pellegrinaggio Giubilare LGBTQ+.
Com’è nata l’idea di partecipare al Giubileo come comunità LGBTQ+ cristiana?
Tutto è partito nel 2024, durante un pranzo a Villa San Giuseppe, centro spirituale dei gesuiti a Bologna, al termine di un incontro per operatori pastorali LGBTQ+. In quell’occasione, qualcuno ha detto: “Perché non pensare anche noi a un Giubileo?”. Da lì è nata la volontà di ringraziare Dio per il cammino fatto e di pregare per il futuro. Abbiamo quindi scritto al comitato organizzatore del Giubileo in Vaticano, che ci ha risposto positivamente verso la fine dell’estate. Da quel momento, abbiamo iniziato a lavorare al progetto.
Come avete coinvolto le realtà LGBTQ+ credenti a livello globale?
Abbiamo contattato gruppi cristiani LGBTQ+ sia in Italia che all’estero, con l’intento di creare una rete e mostrare alla Chiesa che queste realtà esistono e sono attive da tempo. La risposta è stata sorprendente: oltre mille adesioni, provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Stati Uniti, Brasile, Ghana e altri Paesi.
L’evento era stato inizialmente inserito nel programma ufficiale del Giubileo, ma poi è stato rimosso.
Questa decisione ha generato perplessità sulle reali intenzioni del Vaticano. Tuttavia, il sostegno di Papa Francesco è stato fondamentale per andare avanti con serenità.
Quali momenti avete previsto per il pellegrinaggio?
Abbiamo in programma due appuntamenti principali: una veglia di preghiera, ospitata dai gesuiti, e una celebrazione eucaristica, preceduta da un cammino verso San Pietro. Non si tratta di una protesta, ma di un’occasione di incontro e riflessione, per noi e per la Chiesa. Vogliamo dire: “Siamo qui, esistiamo. Anche noi siamo parte della comunità cristiana, battezzati come tutti gli altri”. Il nostro intento è aprire un dialogo.
Come vi state preparando spiritualmente? Quali temi state affrontando?
Abbiamo organizzato incontri online con i referenti dei gruppi aderenti, approfondendo il significato biblico e storico del Giubileo, anche grazie al contributo del biblista don Gian Luca Carrega. Abbiamo raccolto testimonianze di chi ha partecipato ad altri eventi ecclesiali, come le Giornate Mondiali della Gioventù, ma senza potersi esprimere apertamente come persona LGBTQ+. Non possiamo dimenticare quanto accaduto a Lisbona nel 2023, quando una Messa LGBTQ+ fu interrotta da gruppi conservatori che intonavano canti in latino e aggredirono verbalmente i partecipanti, costringendo molti a lasciare l’evento per motivi di sicurezza.
Come affrontate il rischio di nuovi episodi di ostilità?
Siamo consapevoli che potrebbero verificarsi critiche o contestazioni. Ma ciò che prevale è il desiderio condiviso di far sentire la nostra voce, anche a costo di affrontare difficoltà. Vogliamo superare le ferite e le tensioni che spesso si vivono non solo nei grandi eventi, ma anche nella vita quotidiana e nelle parrocchie. Il nostro augurio è che ogni persona LGBTQ+ cattolica possa vivere un percorso spirituale autentico e arricchente. Non chiediamo solo accoglienza, ma riconoscimento e valorizzazione. Siamo tutti figli e figlie di Dio. E siamo pronti, forse proprio perché il nostro cammino è stato spesso in salita. Il Vangelo è per tutti. Nessuno dovrebbe sentirsi escluso.
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