Vaticano

L’insolita attesa per la prima fumata fra papabili e outsider

Sulla carta Parolin e il filippino Tagle sono entrati come papabili più forti. Occorrerà aspettare e vedere. Se così non fosse, l’ipotesi di un outsider può prendere corpo: fra i tanti, lo spagnolo Lopez Romero, l’americano Prevost, il francese Aveline, gli italiani Pizzaballa e Zuppi

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Fumata nera

Telegiornale 07.05.2025, 20:00

  • Keystone
Di: Paolo Rodari 

Insolita attesa per la prima fumata nera ieri, mercoledì, dal comignolo della Cappella Sistina. Se negli ultimi conclavi la fumata serale non era mai arrivata oltre le 20.05, ieri è arrivata alle 21.00, lasciando per lungo tempo i tanti fedeli presenti in piazza San Pietro col fiato sospeso. Per lunghi minuti si è creduto che i cardinali avessero trovato un accordo subito sul nome considerato più credibile, ovvero Pietro Parolin ma così non è stato. Ciò non esclude che il cardinale vicentino non possa ricevere il consenso ed essere eletto ma tutto ancora può accadere.

Sulla carta, Parolin e il filippino Tagle sono entrati come papabili più forti. Occorrerà aspettare e vedere se uno dei due riuscirà a prevalere. Se così non fosse, l’ipotesi di un outsider può prendere corpo. Fra i tanti, lo spagnolo Cristobal Lopez Romero, l’americano Prevost, il francese Aveline e gli italiani Pizzaballa e Zuppi.

Il conclave si è avviato con l’«Extra omnes» pronunciato poco dopo le 16.00 dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Diego Ravelli. Tutti i presenti sono usciti dalla Sistina: sono rimasti all’interno soltanto i 133 cardinali elettori, il Maestro delle Cerimonie e l’ultimo predicatore prima del voto, il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa. Terminata la meditazione, anche loro hanno lasciato la sala. La porta è stata chiusa, i telefoni consegnati, il mondo esterno è stato messo fuori.

In mattinata era stato il cardinale Re a celebrare la Messa Pro eligendo Romano Pontifice, celebrata nella basilica di San Pietro. Il Decano ha invitato i cardinali a «lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità». Il mondo di oggi «attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future». Occorre eleggere «il papa di cui ha bisogno il nostro tempo, di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso». E ha lanciato un richiamo forte e chiaro all’unità della Chiesa: «È voluta da Cristo», serve un’unione «che non significa uniformità ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo».

Verso la fine della Funzione, lo scambio di pace tra Re e il cardinale Pietro Parolin, già segretario di Stato vaticano e ora guida del Conclave, ha suscitato più di un’interpretazione. «Auguri… e doppi», gli ha detto Re, abbracciandolo. Il primo augurio è legato al ruolo assunto da Parolin nel conclave, che guida - essendo il Decano e il vice decano Leonardo Sandri fuori dalla Sistina perché ultraottantenni - in quanto cardinale dell’ordine dei vescovi più anziano per nomina. Il secondo auspicio è più allusivo, a un possibile futuro da Papa.

Dopo il pranzo e un’ultima ora di respiro, i porporati si sono ritrovati alle 15.45 davanti a Casa Santa Marta. Gli alti prelati di rito latino hanno indossato la veste rossa, il rocchetto, la mozzetta e lo zucchetto, oltre alla croce pettorale con cordone rosso e oro. Quelli delle Chiese orientali hanno indossato l’abito corale proprio del loro rito.

Quindi l’entrata nella cappella Paolina, poi in Sistina fino al “fuori tutti”. Oggi è un altro giorno, il mondo attende il 267esimo vescovo di Roma.

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Conclave: le voci dei fedeli

Telegiornale 07.05.2025, 20:00

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