Insolita attesa per la prima fumata nera ieri, mercoledì, dal comignolo della Cappella Sistina. Se negli ultimi conclavi la fumata serale non era mai arrivata oltre le 20.05, ieri è arrivata alle 21.00, lasciando per lungo tempo i tanti fedeli presenti in piazza San Pietro col fiato sospeso. Per lunghi minuti si è creduto che i cardinali avessero trovato un accordo subito sul nome considerato più credibile, ovvero Pietro Parolin ma così non è stato. Ciò non esclude che il cardinale vicentino non possa ricevere il consenso ed essere eletto ma tutto ancora può accadere.
Sulla carta, Parolin e il filippino Tagle sono entrati come papabili più forti. Occorrerà aspettare e vedere se uno dei due riuscirà a prevalere. Se così non fosse, l’ipotesi di un outsider può prendere corpo. Fra i tanti, lo spagnolo Cristobal Lopez Romero, l’americano Prevost, il francese Aveline e gli italiani Pizzaballa e Zuppi.
Il conclave si è avviato con l’«Extra omnes» pronunciato poco dopo le 16.00 dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Diego Ravelli. Tutti i presenti sono usciti dalla Sistina: sono rimasti all’interno soltanto i 133 cardinali elettori, il Maestro delle Cerimonie e l’ultimo predicatore prima del voto, il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa. Terminata la meditazione, anche loro hanno lasciato la sala. La porta è stata chiusa, i telefoni consegnati, il mondo esterno è stato messo fuori.
In mattinata era stato il cardinale Re a celebrare la Messa Pro eligendo Romano Pontifice, celebrata nella basilica di San Pietro. Il Decano ha invitato i cardinali a «lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità». Il mondo di oggi «attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future». Occorre eleggere «il papa di cui ha bisogno il nostro tempo, di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso». E ha lanciato un richiamo forte e chiaro all’unità della Chiesa: «È voluta da Cristo», serve un’unione «che non significa uniformità ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo».
Verso la fine della Funzione, lo scambio di pace tra Re e il cardinale Pietro Parolin, già segretario di Stato vaticano e ora guida del Conclave, ha suscitato più di un’interpretazione. «Auguri… e doppi», gli ha detto Re, abbracciandolo. Il primo augurio è legato al ruolo assunto da Parolin nel conclave, che guida - essendo il Decano e il vice decano Leonardo Sandri fuori dalla Sistina perché ultraottantenni - in quanto cardinale dell’ordine dei vescovi più anziano per nomina. Il secondo auspicio è più allusivo, a un possibile futuro da Papa.
Dopo il pranzo e un’ultima ora di respiro, i porporati si sono ritrovati alle 15.45 davanti a Casa Santa Marta. Gli alti prelati di rito latino hanno indossato la veste rossa, il rocchetto, la mozzetta e lo zucchetto, oltre alla croce pettorale con cordone rosso e oro. Quelli delle Chiese orientali hanno indossato l’abito corale proprio del loro rito.
Quindi l’entrata nella cappella Paolina, poi in Sistina fino al “fuori tutti”. Oggi è un altro giorno, il mondo attende il 267esimo vescovo di Roma.

Conclave: le voci dei fedeli
Telegiornale 07.05.2025, 20:00