Nel 2025 ricorrono i cinquecento anni dalla nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina, compositore cardine del Rinascimento italiano, figura che non solo ha segnato la storia della musica sacra, ma ha incarnato — nel senso più profondo — una visione filosofica dell’armonia come ordine del mondo.
Nato nel 1525, in un’epoca segnata da tensioni religiose e rinascite intellettuali, Palestrina ha composto musica che non si limita a essere liturgica o estetica: è ontologica. Le sue messe, i suoi mottetti, le sue polifonie sembrano rispondere a una domanda che attraversa la filosofia da Platone a Heidegger: che cos’è l’ordine? Che cos’è l’essere, se non una sinfonia di relazioni?
Musica come metafisica
Per i neoplatonici, la musica era riflesso dell’armonia celeste. Palestrina, pur non essendo filosofo in senso stretto, ha tradotto questa intuizione in suono. Le sue composizioni non cercano il virtuosismo, ma la trasparenza: ogni voce si muove con rispetto per le altre, ogni nota è necessaria, nulla è superfluo. In questo senso, la sua musica è una forma di pensiero: un logos sonoro.
La polifonia palestriniana non è solo tecnica, ma etica. Ogni linea melodica si intreccia con le altre senza mai sopraffarle. È una lezione di convivenza, di equilibrio, di misura — virtù che la filosofia antica considerava fondanti per la vita buona.
Il sacro come esperienza dell’essere
Palestrina compone per la liturgia, ma il suo sacro non è dogmatico: è esperienziale. La sua musica non impone, ma invita. In essa, il divino non è un concetto, ma una presenza. Come scriveva Simone Weil, «la bellezza è l’espressione sensibile dell’ordine dell’universo». Palestrina sembra averlo capito intuitivamente: la sua bellezza è ordine, e il suo ordine è apertura al mistero.
Un pensiero incarnato nel suono
A cinquecento anni dalla sua nascita, Palestrina ci parla ancora. Non con parole, ma con intervalli, silenzi, consonanze. In un mondo spesso dissonante, la sua musica ci ricorda che l’armonia non è evasione, ma resistenza. Che pensare non è solo argomentare, ma anche ascoltare. E che forse, come suggeriva Schopenhauer, la musica è la più profonda di tutte le arti perché non rappresenta il mondo: lo è.
Palestrina 500 (1./3)
Quilisma 14.09.2025, 10:00
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Palestrina 500 (2./3)
Quilisma 21.09.2025, 10:00
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Palestrina 500 (3./3)
Quilisma 28.09.2025, 10:00
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