In un contesto segnato da una guerra devastante e da negoziati di pace in bilico, il Vaticano ha scelto di rompere il silenzio. Lo ha fatto attraverso una lunga intervista concessa dal cardinale Pietro Parolin a Vatican News, nella quale il segretario di Stato vaticano ha denunciato «la carneficina in atto» a Gaza, criticato «l’ipocrisia della comunità internazionale» e messo in discussione la liceità del continuo invio di armi. Le sue parole, pronunciate in occasione del secondo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, hanno provocato una dura reazione da parte dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede, che ha accusato Parolin di aver stabilito una «equivalenza morale non pertinente» tra Hamas e lo Stato di Israele.
Parolin: «Non possiamo assuefarci alla carneficina»
Nell’intervista, Parolin ha condannato con fermezza l’attacco terroristico di Hamas, definendolo «disumano e ingiustificabile», ma ha anche criticato la risposta militare israeliana: «È diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità». Ha parlato di bambini uccisi, ospedali bombardati, sfollati costretti a spostarsi continuamente in un territorio sovrappopolato: «Rischiamo di assuefarci a questa carneficina. È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere “vittime collaterali”».
Parolin ha anche affrontato il tema dell’antisemitismo, definendolo «un cancro da combattere e da estirpare», ma ha invitato a distinguere tra ebrei e governo israeliano: «Nessun ebreo deve essere attaccato o discriminato in quanto ebreo, nessun palestinese per il fatto di essere tale deve essere attaccato o discriminato perché “potenziale terrorista”». Ha criticato l’espansionismo dei coloni, che «vuole rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese».
Un viaggio che diventa messaggio
È in questo clima di tensione che Papa Leone XIV ha confermato il suo viaggio apostolico in Medio Oriente. Dal 27 novembre al 2 dicembre, il Pontefice visiterà İznik, in Turchia, per commemorare il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea, e successivamente il Libano, dove incontrerà autorità religiose e civili. Un pellegrinaggio che si trasforma in una missione diplomatica, con l’obiettivo di rilanciare il ruolo della Santa Sede come voce morale nel Mediterraneo.
Dietro la scelta di partire in questo momento si intravedono anche pressioni interne alla Chiesa e da parte di organizzazioni cattoliche attive nei Territori, che da mesi chiedevano una presa di posizione più netta. Il viaggio, inizialmente pensato come celebrazione ecumenica, si è trasformato in una risposta incarnata alla crisi: un gesto che intende dare corpo alle parole di Parolin, secondo cui «la fede cristiana o è incarnata o non è».
Diplomazia vaticana sotto pressione
Il viaggio si colloca mentre a Sharm el-Sheikh proseguono i colloqui di pace tra Israele e Hamas, mediati dagli Stati Uniti. Il piano proposto dal presidente Donald Trump prevede il disarmo di Hamas e la creazione di un consiglio internazionale per la gestione di Gaza, guidato da Tony Blair. Parolin ha commentato: «Qualunque piano che coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta di finire questa strage è da accogliere e sostenere».
La posizione della Santa Sede: due popoli, due Stati
Parolin ha ribadito il sostegno vaticano alla soluzione dei due Stati: «La Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina dieci anni fa… inclusivo della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e di Gaza». Ha espresso preoccupazione per le politiche israeliane che «intendono impedire per sempre la possibile nascita di un vero e proprio Stato palestinese».
Fede e impegno: «La preghiera non basta»
Il cardinale ha poi risposto a chi, anche nella Chiesa, invita a limitarsi alla preghiera: «La fede cristiana o è incarnata o non è. Pensare che il nostro ruolo sia quello di rinchiuderci nelle sacrestie lo trovo profondamente sbagliato». Ha lodato le manifestazioni civili, anche in Israele, contro la guerra: «È il segno che non siamo condannati all’indifferenza».

Gaza, secondo giorno di negoziati
Telegiornale 07.10.2025, 20:00