Un conflitto che per alcune decadi mise fine alle campagne d’espansione (le cosiddette “Campagne transalpine”), che tra il XV e XVI i Confederati insieme ai loro alleati perpetravano per estendere i propri domini nelle regioni a sud delle Alpi. Si tratta della battaglia di Arbedo. Come ripostato da Alain François Berlincourt nel Dizionario Storico della Svizzera, questo scontro ebbe luogo nelle prime ore del mattino del 30 giugno 1422, nel quale il condottiero e conte di Carmagnola Francesco Bussone allestì rapidamente e soprattutto in gran segreto un esercito composto da ben 16’000 uomini (tra cui 5’000 cavalieri), che prese totalmente alla sprovvista i 2’500 uomini Confederati nel loro stesso accampamento. Una lapalissiana disfatta.
Un primo personaggio di cui raccontare in questo ambito, é il duca di Milano Filippo Maria Visconti; nell’intento di ricostituire il suo ducato, egli propose infatti ai cantoni di Uri e di Obvaldo di rivendere la città e le fortezze di Bellinzona, che nel 1419 erano stati ceduti dai signori de Sacco -famiglia di baroni e conti dell’alta nobiltà retica (de Sacco, Anna-Maria Deplazes-Haefliger, DSS). Tuttavia, i castelli costituivano l’avamposto difensivo delle loro più recenti annessioni, ossia Leventina, Blenio e Riviera, motivo per cui la richiesta d’acquisto fu rifiutata. Nell’aprile del 1422 il duca, quanto mai deciso nel raggiungere i suoi scopi ad ogni costo, decise allora di affidare la riconquista territoriale al già citato conte di Carmagnola; egli si impadronì di Bellinzona, della Riviera, di Blenio e della Leventina fino al monte Piottino in pochi giorni. Da parte urana la risposta non tardò ad arrivare, ma dopo aver assediato invano Bellinzona (avvalendosi anche delle truppe alleate arruolate in Leventina, in Nidvaldo, a Lucerna e a Zugo) decisero di riparare nei pressi di Arbedo, in attesa che giungessero anche i rinforzi inviati da Svitto, Glarona e Zurigo. Fu proprio in questo frangente che le truppe confederate vennero sorprese e attaccate dal nutritissimo esercito allestito da Bussone, costrette quindi ad arretrare e a riparare sui contrafforti del monte Arbino dopo il violento combattimento e battendo infine in ritirata (dopo aver comunque guadagnato la riva destra della Moesa).
Una battaglia estremamente cruenta, che -sempre secondo Alain Berlincourt, fece registrare nutrite perdite, costituite da centinaia di morti in entrambi gli schieramenti. Uri e Obvaldo rinunciarono così ai territori situati a sud del monte Piottino; bisognò attendere poi qualche anno (nel 1426) per la stipula di un primo capitolato di pace tra il San Gottardo e Milano, che aiutò a ristabilire le franchigie doganali ottenute dagli Svizzeri agli inizi del secolo. Una conseguenza diretta si ebbe però sui rapporti tra i Confederati: la battaglia di Arbedo, infatti, creò importanti divisioni sia tra coloro che avevano partecipato alla battaglia, sia tra coloro che si erano astenuti, come ad esempio la città di Berna, oppure chi si era limitato a rispettare le clausole dei patti di alleanza, inviando semplicemente dei rinforzi, come Zurigo, arrivati per giunta troppo tardi.
Kolins Heldentod bei Arbedo 1422. Litografia da un disegno di Spillmann su disegno di W. Moos raffigurante la morte eroica di Kolin ad Arbedo.
Per quanto riguarda invece il canton Zugo, nel suo immaginario collettivo la battaglia di Arbedo ha da sempre un significato profondo; un legame individuato dallo storico Francesco Cerea che, nel 2022 in occasione della commemorazione per il seicentesimo anniversario dalla battaglia, ha curato la prima traduzione in lingua italiana del romanzo storico Il nero Schumacher di Joseph Spillmann, arricchendolo con un’appendice dedicata alla connessione tra Arbedo e Zugo. Non a caso, questo é un conflitto che, lungo il corso dei secoli, è stato raffigurato in molte opere artistico-letterarie del cantone, testimonianze pittoriche ed architettoniche ancora oggi visibili camminando per la città. Si pensi ad esempio alla fontana nel centro storico di Zugo, in cui viene idealizzata l’orgogliosa figura dell’alfiere Peter Kolin, il quale si sacrificò nella battaglia di Arbedo per salvare lo stendardo della sua città, come ci ricorda Spillmann in una delle pagine del suo capolavoro letterario:
"I Moderati sono delle canaglie! Tutti, senza eccezioni!”, esclamò un robusto contadino di montagna, battendo il pugno sul tavolo. “I signori di città sono tutti delle canaglie! Ve lo dico io, il contadino di Haselmatt! Tutti hanno attinto a piene mani dalla borsa dei dobloni francesi, che appartengono di diritto al popolo. Tutti, nessuno escluso, tranne il Nero Schumacher! Tutti gli altri devono levarsi di torno! Ah, ma oggi gli faremo vedere chi comanda!” . Le parole del contadino di Haselmatt esprimevano con chiarezza lo stato d’animo della gente di montagna e delle campagne, perché erano questi discorsi che si facevano nelle mescite e nelle vie della cittadina. Dai folti gruppi raccolti davanti alla fontana di Kolin si levò la voce di un uomo di Baar, che strinse il pugno in direzione della figura di Peter Kolin scolpita nella pietra – con tanto di armatura e con la bandiera di Zugo nella mano destra, lo sguardo posato con calma imperturbabile sulla folla che rumoreggiava ai suoi piedi – ed esclamò: “Ehilà , vecchio Kolin, sei anche tu un Moderato? Rallegrati di startene lassù , perchè in caso contrario anche tu oggi finiresti a gambe all’aria! Via, dobbiamo cacciarli via!”. “Sì , via tutti! Sbattiamoli fuori!”, si unirono centinaia di voci.
[…] Infine la Torre dell’orologio suonò l’una. Allora rullarono i tamburi,squillarono le trombe, e il vessillifero armato di tutto punto marciò con la compagnia d’onore fino all’abitazione dell’alfiere Kolin per ricevere solennemente lo stendardo cantonale. L’anziano cavaliere si recò alla porta di casa e consegnò al vessillifero la bandiera che la famiglia Kolin aveva il permesso di custodire in casa da più di trecento anni, dal giorno della battaglia di Arbedo (1422), quando Peter Kolin e due dei suoi figli la tinsero, morendo, col loro sangue…”
Un altro esempio del legame tra Zugo e Arbedo risiede nell’affresco della battaglia posto sulla facciata della Rathauskeller, a fianco del municipio, situato proprio nel cuore della città vecchia di Zugo e a pochi passi sia dalla dimora che appartenne al Nero Schumacher (ricordato anche da una targa commemorativa), così come dalla piazza con la fontana precedentemente citata e dedicata all’eroe di Arbedo.
Facciata della Rathauskeller a Zugo
Come ricorda Renato Morosoli nel suo articolo dedicato a Peter Kolin (DSS), egli fu dapprima Balivo (Obervogt) del baliaggio di Cham (1412), fu poi alfiere (al più tardi dal 1414) e landamano (Amman) del canton Zugo (1414-22); durante il suo mandato si adoperò per far ottenere alla sua patria la conferma dei privilegi e delle franchigie imperiali, diventando poi una figura importantissima per la memoria collettiva del piccolo Cantone: lo si ricorda infatti, per antonomasia, come “l’eroe di Zugo”, essendo morto durante la battaglia di Arbedo mentre cercava di difendere il simbolico vessillo bianco e blu. Un gesto tanto leggendario da rendere poi tutti i suoi discendenti custodi dello stendardo e alfieri ereditari (fino alla fine della Vecchia Confederazione, nel 1798).
Per quanto concerne la battaglia di Arbedo il curatore del volume Cerea ricorda anche che, in appendice al romanzo di Spillmann, che questo evento rimane ancora oggi avvolto nella leggenda e nel patriottismo, e ciò vale sia per i vincitori, sia per i vinti. A Zugo, infatti, il tragico scontro venne particolarmente celebrato lungo i secoli tramandando la memoria del gesto eroico del landamano Kolin, il quale, spirando, affidò lo stendardo a suo figlio Rudolf che, pure lui prossimo alla morte, lo consegnò ad un esponente della famiglia Landtwing.
Arbedo venne dunque vista dagli zughesi come l’emblema dell’onore e del coraggio dei loro antenati anche davanti alla disfatta militare: una battaglia persa, ma celebrata quasi come fosse una vittoria, data l’enfasi posta sul loro eroismo, a tratti epico.
Inoltre, proprio in appendice al romanzo di Spillmann, si evidenzia come la sola e più antica immagine in cui viene raffigurato il paesaggio di Arbedo, con la chiesa di San Paolo e i suoi bucolici dintorni, sia merito sempre di uno zughese: il barone Beat Fidel Zurlauben (per altro marito di un membro della famiglia Kolin, nonché nipote dell’acerrimo nemico del “Nero Schumacher”). Nella sua opera enciclopedica Tableaux de la Suisse, l’interesse artistico del nobiluomo verso Arbedo venne rivolto soprattutto nei confronti del paese, piuttosto che della battaglia omonima, seppur citata a commento dell’acquaforte.
La veduta di San Paolo nella Parrocchia di Arbedo, località celebre per la vittoria degli Svizzeri sul duca di Milano nel 1422
Una didascalia a cui prestare particolare attenzione: "La veduta di San Paolo nella Parrocchia di Arbedo, località celebre per la vittoria degli Svizzeri sul duca di Milano nel 1422". Come sottolineato dallo storico Cerea, si tratta in questo caso di un'arguzia (o forse di una stoccata) da parte del Barone di Zurlauben, dato che appunto la battaglia fu una sonora sconfitta per i Confederati. Grazie a questa stampa, tuttavia, possiamo riscoprire la campagna settecentesca a sud delle Alpi, così come la Chiesa di San Paolo costruita (secondo la leggenda) con queste sembianze proprio dopo la battaglia di Arbedo, rimasta pressoché immutata sino ai giorni nostri.
Incisione di François-Denis Née (1732-1818) su disegno di Nicolas Pérignon (1726-1782). Immagine raffigurante la Zurlaubenhof tratta dai Tableaux de la Suisse, Paris 1780-1788.
A proposito di famiglia Zurlauben: a giugno 2022 la popolazione della città di Zugo ha espresso un fortissimo assenso (90,8%) per l'acquisto dello Zurlaubenhof: sede patrizia dell'omonima famiglia nobiliare oggi estinta. Una casa padronale che fa da sfondo proprio alle vicende del romanzo di Spillmann e che è stata costruita su tre piani da Jost Knopfli tra il 1597 e il 1621; una dimora che presenta magnifiche sale barocche e un'imponente sala da ballo, oltre ad una Cappella dedicata a San Corrado, risalente al 1623. La Zurlaubenhof é una proprietà privata che è stata valutata per 65 milioni di franchi svizzeri e che, con 5.928 voti contro 600, entrerà appunto a far parte dei possedimenti comunali.
La battaglia di Arbedo
RSI Cultura 28.06.2021, 11:23