Il nobile casato degli Zurlauben, dalle indubbie origini vallesane e, secondo la leggenda, discendente dai baroni de la Tour il cui antico maniero è ancora oggi osservabile a Niedergesteln; famiglia che dopo esser emigrata nella città di Zugo nel XV secolo, fece una rapida scalata al potere divenendo tra il 1600 e il 1700 la famiglia più influente del piccolo Cantone. Molti esponenti di questo casata ricoprirono le più alte cariche ecclesiastiche e militari, addirittura in Francia vennero elevati al rango comitale. Nella città di Zugo furono appaltatori del sale fino al 1728, oltre ad esser incaricati della distribuzione delle pensioni francesi nel loro Cantone.
Personaggio decisivo per la dinastia, fu Beat Zurlauben: nato a Zugo il 18 aprile del 1597.
Secondo quanto riportato dallo storico svizzero Urs Amacher nei già ricordati testi dedicati alla famiglia (DSS), il nonno paterno (da cui prese il nome Beat) si unì in sposalizio a Regula Kolin, appartenente ad un altro casato molto importante nel Cantone; ella discendeva infatti dall’acclamato “Eroe di Zugo” -l’alfiere Peter Kolin- morto con onore durante la battaglia di Arbedo nel 1422 per aver difeso strenuamente il simbolico vessillo bianco e blu della città, nonostante la sua clamorosa sconfitta in battaglia.
Beat Zurlauben ripercorse le orme della sua famiglia, in particolare quelle del padre Konrad, che questioni didattiche e quale inviato al rinnovo dell’alleanza con la Francia, visse tra Lucerna, Lione e Parigi. L’esempio paterno dimostrò a Beat concretamente cosa significasse giocare un ruolo nella società e nella politica locale, avendo ricoperto la carica di Cancelliere di Zugo dal 1590 al 1612, diventando poi membro del Consiglio dal 1604 al 1629 ed essere anche, dal 1614 al 1617, prima vice-Ammann e infine Ammann della Città e del baliaggio di Zugo.
Tavola incisa su rame, veduta di Bremgarten a fine 1700, inserita nei "Tableaux de la Suisse" di Beat Fiedel Zurlauben
Per quanto riguardò dunque Beat, sempre lo storico Amacher identifica la frequentazione delle scuole nel monastero di Rheinau e poi a Friburgo, così come il suo trasferimento nel 1612 a Lione, a Bourges e infine, l’anno successivo, anche a Parigi. Nel 1614 si sposò con Euphemia Honegger, figlia del tesoriere Niklaus Honegger, sodalizio non casuale con un’altra famiglia del ceto dirigente dell'antica Confederazione. Grazie alle origini argoviesi del caso, infatti, nel 1620 Zurlauben acquisì la cittadinanza di Bremgarten (un magnifico borgo fortificato inserito nel 2017 nella lista dei Borghi più belli della Svizzera, racchiuso tra due anse del fiume Reuss dove risiedono antiche chiese, torri medievali e un ricercato ponte di legno).
Beat Zurlauben nel 1614 diventò cadetto e poi tenente al servizio della Francia nella compagnia di suo zio Beat Jakob, mentre nel 1629 rilevò la compagnia della Guardia svizzera che fu di suo padre (morto di peste proprio quell’anno) e ne rimase titolare fino al 1636. Successivamente gli furono affidate anche le altre compagnie al servizio della Francia, del Papa e del granducato di Firenze, occupandosi pure della distribuzione delle pensioni francesi per il Canton Zugo, di cui per anni fu il principale beneficiario. Amacher sottolinea nella sua biografia che Beat fu anche il primo esponente della sua progenie a ricoprire la carica di landscriba dei Freie Ämter (1617-1630), ossia il funzionario che dirigeva la cancelleria del baliaggio argoviese, appartenente ai Cantoni sovrani. Zurlauben trasferì dunque la sua residenza, così come la cancelleria, nel mulino Wälismühle, situato appena poco fuori dalle mura di Bremgarten. Nel contempo, dal 1623 al 1631, entrò anche a far parte del Gran Consiglio di Bremgarten, rimanendo tuttavia ancorato anche alle proprie origini zughesi: fino al 1663, quando morì, figurò infatti tra i membri del Senato di Zugo. Come il padre, anche Beat assurse al massimo onore, ossia Ammann di Zugo, in due diversi mandati: il primo dal 1632 al 1635 e il secondo dal 1641 al 1644. Nel 1650 venne poi rieletto direttamente dal popolo in occasione dalla Landsgemeinde, senza però accettare l’incarico. Erano già diversi, in effetti, gli impegni che lo videro coinvolto in quegli anni: Stabführer -presidente del Consiglio della città di Zugo, balivo di Hünenberg, Cancelliere e più volte inviato alla Dieta federale. Occasione, quest’ultima, in cui emerse in particolare la sua dote di mediatore.
Un ruolo nel quale si distinse in particolare nel 1632, quando ebbe luogo il conflitto denominato affare della chiusa di Balsthal, che vide disputare Berna e Soletta in prima linea per questioni legate al superamento dei confini interni, ma anche per dissidi religiosi legati alla guerra dei Trent’anni. Un frangente nel quale, sempre secondo i testi dello storico citato, Beat Zurlauben indossò le vesti di intermediario, per trovare un accordo tra le due città e, di conseguenza, evitando una probabile guerra civile. Fu mediatore, dopo il 1650, anche nel conflitto noto come ‘Kleinodienstreit’, tra la Francia e i capitani confederati, relativo alle pensioni del sevizio mercenario, poi nella grande guerra svizzera dei contadini (in cui le popolazioni delle zone rurali si unirono in segno di ribellione nei confronti delle imposizioni economiche e politiche delle Città-stato alle quali sottostavano), partecipò inoltre al tribunale penale di Zofingen e infine fu chiamato a mediare anche durante tutta la spinosissima questione religiosa tra i cattolici e i riformati, nel canton Glarona e, ancora prima, nel 1644 a Coira, dove venne inviato quale delegato confederato ai Congressi grandi, detti anche Beitage, per appianare le controversie confessionali nelle Tre Leghe durante i cosiddetti Torbidi Grigionesi.
Ritratto d'epoca di Beatus/Beat Zurlauben
La politica, la vita sociale, l’impegno lavorativo per se stesso e per il popolo, furono il motore della vita di Beatus Zurlauben. Si ricorda che rappresentò la città di Zugo sia nella delegazione inviata nel 1634 a Parigi presso re Luigi XIII, sia in occasione del rinnovo dell'alleanza con il Vallese nel 1637; favorì inoltre le trattative per il rinnovamento di lega del 1652 con Carlo Emanuele II di Savoia.
Fu infine insignito dai suoi contemporanei di un raro titolo onorifico, ossia "padre della patria": la più grande e profonda ricompensa per il suo operato nella gestione della “cosa pubblica”.