Letteratura

EC Comics

La primavera del fumetto horror americano

  • 25 maggio 2020, 00:00
  • 5 settembre 2023, 14:56
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Di: Michele Serra

Le testate EC Comics sono nate con l'inteto di contrastare i “fumetti diseducativi” combattuta del secondo dopoguerra. Tales from the crypt, Weird science, Crime suspenstories e altri capolavori.

Tales from the crypt feldstein

Cultura contro censura, è una lotta vecchia come il mondo. E certo, c'è un abisso tra la condanna di Giordano Bruno e i post di qualche blogger contro i “videogiochi violenti”, ma in fondo l'idea che l'uomo torni ciclicamente su strade già percorse non è così sbagliata. Ogni epoca ha il suo capro espiatorio, e l'ultimo secolo – quello dell'esplosione della cultura cosiddetta popolare, se mi passate le semplificazioni – ne ha offerti diversi. Una delle battaglie più emblematiche tra cultura popolare e censura è senza dubbio quella che si è combattuta nell'America degli anni Cinquanta: al centro, alcuni dei fumetti più meravigliosi e iconici mai prodotti su quel lato dell'Atlantico, arrivati per la prima volta nelle edicole proprio settant'anni fa, tra la fine dell'inverno e la primavera 1950. Ma andiamo con ordine.

La storia della EC Comics è storia di un fugace momento di grazia artistica, distrutto dalle più classiche spinte reazionarie della società e della politica.

Breve riassunto: il venticinquenne William Gaines eredita nel 1947 la casa editrice del padre Max, morto in un incidente navale. William non conosce i segreti del business – i suoi progetti per il futuro lo vedevano seduto dietro una cattedra, insegnante di chimica – ma decide di impegnarsi per rilanciare la Educational Comics (EC appunto). Il vecchio Max Gaines aveva ben avviato la sua azienda, grazie ai notevoli profitti ottenuti dalla sua precedente esperienza editoriale, la All-American Comics che aveva dato i natali a personaggi come Flash e Wonder Woman. Tuttavia, la EC era ormai appiattita sulla produzione di fumetti a sfondo didattico e religioso, con incursioni nei campi del romanzo rosa e più raramente del racconto per l'infanzia. La Bibbia illustrata, ad esempio, era un tipico prodotto Educational Comics.

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Nel 1950 il giovane William raduna attorno a sé un gruppo di sceneggiatori e disegnatori di altissimo livello, per lanciare il suo nuovo corso: niente più storie con la morale, il marchio EC rinnega la sua natura educativa, la E diventa iniziale di Entertaining; via libera dunque all'horror e alla fantascienza, di cui l'editore è un fervente cultore.

Il risultato del lavoro di Gaines e soci è condensato in albi che si muovono su un livello qualitativo impareggiabile dai comic book commerciali dell'epoca, e che arrivano nelle edicole all'inizio dell'anno. Il successo arride dapprima alle testate horror - la celeberrima Tales From The Crypt su tutte - che fanno da traino per le altre proposte di casa Gaines, fra le quali è inevitabile citare Mad, destinata poi a diventare icona dell'immaginario popolare americano.

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Tutto sembra andare a gonfie vele, e invece, arriva la censura. O meglio, prima arriva la Great comics scare, la Grande paura del fumetto che portò alla quasi distruzione dei comic book e della bizzarra industria popolata di immigrati ebrei e italiani che ruotava intorno ai giornaletti da un diecino, soprattutto quelli di genere pulp e horror.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e prima della diffusione degli apparecchi televisivi, è il periodo in cui le pagine stampate sono il centro del mondo mediatico americano. Un'epoca che il più grande narratore della Great comics scare, David Hajdu, autore di Maledetti Fumetti!, definisce come spazio tra "la paura dei rossi e la frenesia sugli avvistamenti degli ufo". A essere precisi, in quel periodo i fumetti, pur sotto gli occhi di tutti, erano più o meno sconosciuti presso ampi strati della società, visto che per la grande maggioranza erano letti da ragazzi sotto i vent'anni. Nasceva così insieme ai giornaletti una cultura giovanile condivisa da coloro i quali non erano più bambini e non erano ancora uomini (discorso non a caso declinato al maschile, visto che prevalentemente maschile era il mondo dei fumetti, dagli autori ai consumatori). Tale cultura giovanile escludeva gli adulti, ai quali non rimaneva che guardare con sospetto quelle copertine colorate, simbolo di una generazione di ragazzini che aveva gusti e interessi propri. Ed era determinata a goderseli: i cento milioni di albi venduti ogni mese erano lì a dimostrarlo.

Il sospetto dei genitori era però fuoco che covava sotto la cenere: l'incendio divampò, alimentato da un cortocircuito tra politica e media, nel 1954. L'anno in cui il senato americano, attraverso la sua Commissione sulla Delinquenza, svolse "indagini" sul legame tra albi a fumetti e ascesa della criminalità giovanile. Torchiando tra gli altri proprio Bill Gaines, editore responsabile della EC. Più o meno contemporaneamente veniva dato allo stampe il pamphlet dello psichiatra di origine tedesca Frederic Wertham Seduction of the innocent, che stabiliva una relazione diretta tra lettura di fumetti e comportamento delinquenziale. È sul capo di Wertham che pende l'accusa di aver offerto fondamenta culturali all'azione dei censori: una campagna senza precedenti – sostenuta da politici maccartisti, associazioni dei genitori, comunità religiose, tutto il classico giro della destra conservatrice made in Usa, e però anche da politici democratici come il senatore Estes Kefauver – che riuscì nell'intento di distruggere parte di quella che era una florida industria culturale. E questo nonostante lo studioso fosse, si può dire, mosso da buone intenzioni, come quella di proteggere la fascia più indifesa di consumatori di cultura pop, costruendo un sistema di regolamenti per difendere gli innocenti. Niente ha fatto più danni delle buone intenzioni, diceva mia zia.

Così la storia dei capolavori EC Comics si conclude bruscamente intorno al 1955 con l'introduzione del Comics Code, il codice di autocensura stabilito dai più grandi editori dell'epoca, DC Comics in testa (la Marvel ancora non esisteva). Il Code è una reazione alla crociata contro i fumetti "diseducativi e socialmente pericolosi", ma nasconde anche un'occasione che i grandi editori sono pronti a cogliere per mettere all'angolo Gaines e la sua EC, un concorrente pericolosissimo uscito dal nulla e capace di rosicchiare ampie fette di mercato ai colossi del fumetto. Così, nel codice viene espressamente previsto il divieto di utilizzare zombi, licantropi e vampiri, e addirittura le parole "orrore" e "terrore". Dunque, tagliate le radici economiche del successo, le testate horror, l'albero della EC si secca e muore. Un lustro, tanto è durata l' epoca d'oro.

Ma cerchiamo di trovare un lieto fine, via. Se si allarga lo sguardo ai decenni successivi, infatti, è difficile non pensare che quella sia stata un'eccezione sfortunata, non la regola: i censori possono vincere qualche battaglia, difficilmente trionfano nelle guerre. Il colpo inferto all'industria del fumetto alla metà dei Cinquanta non ha certo impedito (anzi, forse ha addirittura aiutato), dieci anni dopo, la nascita di un movimento tanto scandaloso quanto vitale come quello underground: da Robert Crumb e il suo Fritz il Gatto in poi, il fumetto americano sarebbe stato parte integrante della controcultura statunitense della seconda metà del Novecento.

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