Letteratura

Edoardo Sanguineti

Impegno e anarchia

  • 9 December 2023, 06:54
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Edoardo Sanguineti
Di: Marco Alloni

Se c’è una ragione, tra le molte, che mi consegna a una sorta di devozione nei confronti di Edoardo Sanguineti – nato il 9 dicembre 1930 – è la sua appassionata adesione ai princìpi dell’anarchia. Un’adesione così precisa e coerente da rendere a un tempo l’anarchia un orizzonte vivificante – contro l’idea preconcetta che essa alligni solo nelle cosiddette vocazioni insurrezionalistiche – e una perfetta matrice di quello che potremmo chiamare avanguardismo.

Nel video che qui riportiamo, Sanguineti rivendica in effetti – riconoscendo senza infingimenti l'infinita difformità di risultati letterari che da questa procedono – come nell’anarchia dimori una sorta di essenza filosofica irrinunciabile: quella di proporre alla coscienza degli uomini l’imperativo di mettere sempre in discussione l’ordine costituito. Un atteggiamento, lungi dall’essere eo ipso insurrezionalista, che probabilmente connota alla radice ogni possibile azione poetica e letteraria: scardinare l’ovvio e proporre allo sguardo l’ordine segreto che alberga nelle retrovie dell’esistente.

Sanguineti come poeta dell’anarchia, dunque? Sarebbe riduttivo ed è solo una tra le tante chiavi per entrare nel vasto mondo dell’autore genovese. Un autore a cui, da Laborintus in poi, tutto si può imputare tranne di non aver speso la propria genialità per ricondurre il suo lavoro intellettuale e creativo alle urgenze del tempo e alle necessità dell’impegno civile.

In questo senso va inteso e compreso il suo percorso di poeta e pensatore: un itinerario che lo ha visto protagonista dello sperimentalismo linguistico e filosofico del Gruppo 63 non tanto e non solo nel senso di quella voluttà “antinovecentesca”, “anticlassicistica” che la rivista Officina aveva proposto quale uscita dalle secche di un neorealismo esteriore e stucchevole, ma soprattutto nel segno di una precisa vocazione a misurarsi (parole sue) con la vita contemporanea.

Ed è in questo orizzonte che andrebbe riconsiderata la pretesa euristica dello sperimentalismo dei Novissimi e di tutte le avanguardie sorte dal fervore intellettuale degli anni Sessanta: porsi, nei confronti della contemporaneità, quindi della Storia e della Politica, in aperta dialettica linguistica e morale. Non già rappresentarla in forma più o meno mimetica, ma testimoniarne le energie recondite, la complessa entropia, i moti sotterranei e i continui sfaldamenti, le continue contaminazioni, esattamente come era nelle intenzioni di grandi “anarchici” come Pound, Artaud o Céline. Quindi, proporre allo sguardo del lettore una poesia e una letteratura in genere che non retroceda di fronte al disordine, alla caoticità del presente, all’apparente inafferrabilità delle correnti di senso e dissoluzione del senso che lo animano. Parteciparlo insomma visceralmente, ovvero, in senso filologico, linguisticamente.

In questa intervista del 2013, Sanguineti ci ricorda come il tanto mediatizzato (e mal compreso) “ruolo della poesia” e “degli intellettuali” debba pertanto essere ancora apprezzato e non demoralizzato. E come l’alfabetizzazione – per quanto si accompagni a una sempre maggiore incombenza del dettato mediatico, televisivo in particolare – abbia comunque conservato ed esteso il discorso poetico a una quantità di fruitori in passato letteralmente impensabile. Quanto agli intellettuali, il loro compito non solo non è cambiato rispetto al passato, ma si è forse addirittura acuito. “Sviluppare la coscienza di classe” (anche di fronte a un proletariato storicamente sconfitto) “contro il trionfo della globalizzazione capitalistica” resta il grande imperativo degli scrittori.

La morte di Sanguineti – controversa nelle sue oscure dinamiche – ha segnato un vuoto incolmabile. Ma la sua opera resta una imprescindibile memoria di tutto quello che di più responsabile e partecipe, sia a livello civile che a livello morale, l’Italia abbia espresso dal Dopoguerra a oggi. Rileggerlo, riascoltarlo, è recuperare un tassello fondamentale dell’ampia e interminabile opera del mondo che è stata e resta – resterà ? – la letteratura.

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