È morta, nella sua casa di Roma, la scrittrice Rosetta Loy. L'autrice de "Le strade di polvere" aveva 91 anni.
Nata nella capitale il 15 maggio 1931, aveva esordito nel 1974 con "La bicicletta". Il primo grande riconoscimento tuttavia arriva con "Le strade di polvere", vincendo il Premio Viareggio e il Premio Campiello nel 1988.
Nel 2017 le era stato attribuito il Premio Campiello alla Carriera.
Sarà tumulata in Piemonte nel cimitero di Mirabello Monferrato, il paese di origine del padre e dove è ambientato il suo grande successo "Le strade di Polvere" (Einaudi, 1987). La storia di una famiglia di contadini agiata abbastanza da non patire la fame, ma neppure troppo abbiente da essere considerata ricca.

Le strade di polvere di Rosetta Loy
RSI Archivi 09.05.1988, 10:02
"Le strade di polvere, La parola ebreo, Cioccolata da Hanselmann, La prima mano, Gli anni tra cane e lupo... sono i tuoi titoli che ho più amato, che il viaggio ti sia lieve" ha scritto la figlia scrittrice Margherita annunciando la sua scomparsa. La memoria della guerra, il 'valore' della storia, l'assunzione delle responsabilità erano nelle sue opere un elemento fondamentale. Con gli anni della maturità il pensiero era rivolto moltissimo alle giovani generazioni.
Il primo racconto l'aveva scritto a nove anni. "Ma a scrivere con costanza e metodo, e la ferma determinazione a diventare scrittrice, quella è avvenuta a ventiquattro o venticinque anni", aveva detto anni fa.
Il suo esordio lasciò il segno: scelse un cognome d'arte, Loy, quello del primo marito Giuseppe, fratello del regista Nanni, e con il romanzo "La Bicicletta" (Einaudi) vinse il Premio Viareggio opera prima.
Ambientato in una grande casa di campagna, raccontava una generazione. "La vita d'una famiglia dell'alta borghesia, in Italia, negli anni della guerra e del dopoguerra. Tema essenziale del racconto è l'adolescenza... i personaggi appaiono, alla fine e dopo molti anni, stranamente identici al momento iniziale in cui li abbiamo incontrati. Sensazioni e ricordi rimbalzano dall'uno all'altro, e tutto il racconto è come un sommesso bisbiglio corale dove si alza a tratti una voce piú acuta, una piú impaziente e ansiosa interrogazione e ricerca di libertà" aveva scritto Natalia Ginzburg, 'scoprendo' il talento di Rosetta Loy.
Incontro con Rosetta Loy, Lector in fabula , RSI (1989)
RSI New Articles 03.10.2022, 10:37
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Dopo quel romanzo e i successivi "La porta dell'acqua", "L'estate di Letuche", "All'insaputa della notte" arriva la sua opera forse più nota, "Le strade di polvere", (Einaudi, 1987).
All'Olocausto dedicò due romanzi: "Cioccolata da Hanselmann" (Rizzoli, 1995) con cui vinse il Grinzane Cavour per la narrativa italiana e "La parola ebreo" (Einaudi, 1997), premio Fregene, doloroso viaggio nella sua memoria familiare. La sua famiglia, cattolica, romana, abitava in un prestigioso palazzo roamano. Non aveva aderito al fascismo ma nel 1938, con la promulgazione delle leggi razziali fasciste ci sono episodi, nei confronti di loro amici ebrei, che avrebbero dovuto far aprire gli occhi. Il libro è una sorta di esame di coscienza, cosa avrebbe dovuto fare quella bambina, cosa avrebbe dovuto fare la sua famiglia, cosa hanno realmente fatto? Pur senza crimini tutti loro non hanno agito, non hanno voluto vedere la rovina dei vicini, i Della Seta, i Levi, tutti partirono con il convoglio che lasciò Roma dopo il rastrellamento del 16 ottobre 1943. "Dimenticare l'orrore delle persecuzioni antisemite di questo secolo e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali" aveva detto.
Nel libro "Gli anni fra cane e lupo. 1969-1994. Il racconto dell'Italia ferita a morte" (Chiarelettere, 2013) scrisse con il rigore dello storico di professione partendo dalla strage di Piazza Fontana a Milano alla prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi e alle dimissioni dalla magistratura di Antonio DiPietro.
Daniela Fornaciarini, Intervista a Rosetta Loy, Attualità culturale, Rete Due (2008)
RSI Cultura 03.10.2022, 10:31
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