Fumetto

La bellezza oscura dei fumetti di Thomas Ott

Il disegnatore zurighese ha una tecnica unica, e ha vissuto da protagonista una stagione fondamentale del fumetto svizzero

  • Ieri, 17:00
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Thomas Ott, La Grande Famiglia

Di: Michele R. Serra 

È un mondo perso nelle nere nebbie dell’inquietudine e illuminato solo da una crudele ironia, quello di Thomas Ott, zurighese classe 1966, pubblicato in mezzo mondo.

Per raccontare le sue storie, Ott ha scelto - sin dagli inizi, negli ultimi Ottanta - uno stile assai poco frequentato nel panorama del fumetto d’autore contemporaneo. Le figure emergono infatti in negativo dal nero della pagina, attraverso “graffi” bianchi. Sono lampi di luce che interrompono l’oscurità che le circonda, disegni che sembrano litografie, incise nella pagina con perizia da artigiano d’altri tempi.
La tecnica è quella della scratchboard, rivista e corretta dall’autore: un cartone bianco con sopra uno strato nero di inchiostro viene inciso con una lama, di un taglierino o di un semplice coltello. Un lavoro che necessita di una procedura preparatoria molto complessa, con storyboard precisi e disegni già molto elaborati. Ott disegna le linee più importanti su fogli trasparenti, poi li sovrappone alla tavola e infine incide, alzando e abbassando il foglio trasparente.

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Lo spazio per l’errore è minimo, eppure riesce a produrre racconti di grande forza espressiva, che riescono a essere estremamente comunicativi, nonostante la precisa scelta di rinunciare a qualsiasi elemento sonoro: né dialoghi, né onomatopee di alcun tipo disturbano il silenzioso rigore di queste tavole. In questo senso, l’opera di Ott si inserisce di prepotenza nella grande tradizione del fumetto muto, che, da Oriente a Occidente, annovera capolavori come Gon di Masashi Tanaka, Arzach di Moebius, le Storie Mute di Trillo e Mandrafina, fino a Frank di Jim Woodring. Per fare un fumetto, del resto, serve una sequenza di disegni: i balloon sono un optional, pur se molto diffuso.

12:41

“From Scratch” al Cartoonmuseum

Alphaville 23.06.2025, 11:05

  • .merianverlag.ch
  • Cristina Artoni

Al CartoonMuseum di Basilea si è appena chiusa la mostra che ha messo insieme il meglio della produzione di Thomas Ott attraverso le ultime tre decadi: illustrazioni, ma soprattutto fumetti, racconti di genere visionari, bizzarri e con finale a sorpresa, che a volte sembrano riprendere la migliore tradizione dei fumetti horror/fantascientifici pubblicati più di mezzo secolo fa negli Stati Uniti dalla storica casa editrice EC, in collane celeberrime come Tales from the crypt e Weird science; altre invece sono puro underground made in Europe - e del resto, da un autore che ha lavorato a lungo sulla storica rivista Strapazin, non potevamo aspettarci niente di diverso.

Una personale del genere è il modo perfetto di celebrare un artista che, alle soglie dei sessant’anni, può dire di aver vissuto da protagonista una stagione fondamentale del fumetto svizzero, ed europeo tutto. E che continua a produrre storie tanto oscure, quanto piene di perturbante bellezza.

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