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Alison Bechdel è un pezzo di storia americana (a fumetti)

In mostra al Cartoon Museum di Basilea l’autrice che ha raccontato la comunità lesbica e l’evoluzione della famiglia americana, arrivando al successo con il graphic novel Fun Home

  • Oggi, 08:45
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Alison Bechdel, 2022

  • KEYSTONE
Di: Michele R. Serra 

Fine 2008, effetti della crisi economica negli Stati Uniti: aumento della criminalità; nascita di tendopoli nelle periferie urbane; crollo del mercato dell’auto. E Alison Bechdel che decide di sospendere la pubblicazione della sua Dykes to watch out for, (“lesbiche a cui fare attenzione”, come fosse un avvertimento) tavola sindacata da ormai un quarto di secolo sui giornali americani. L’autrice, ai tempi, raccontò la caduta delle vendite: era pubblicata da oltre settanta testate, poi diventate meno di venti. Un segno della crisi dei giornali e di un certo modo di intendere il fumetto. Ma anche del cambiamento dei tempi.
La Bechdel infatti aveva già trovato un nuovo successo con un romanzo a fumetti – ai tempi, la novità più importante per l’industria libraria era proprio il graphic novel – intitolato Fun Home, resoconto della difficile ricerca di un’identità (soprattutto sessuale, ma non solo) all’interno di una famiglia disfunzionale. Una svolta per la sua attività di cartoonist, ma anche un nuovo modo di raccontare e raccontarsi.

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“Alison Bechdel. The Essential”

Alphaville 18.08.2025, 11:05

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  • Enrico Bianda

Alison aveva infatti cominciato la sua strip Dykes quando, come dice lei, essere lesbica «non era una passeggiata»: in tv non c’erano certo Euphoria, The L Word o Orange Is The New Black, e le star omosessuali come Jodie Foster tenevano ben lontane dall’attenzione del pubblico compagne e gravidanze. Il ventunesimo secolo ha migliorato molto la situazione, ma ha fatto crescere qualche dubbio nella mente della Bechdel: se una volta rendere visibili le lesbiche all’interno della cultura popolare – ad esempio, attraverso un fumetto – significava raccontare l’indicibile, quest’ultimo, una volta raccontato, diventava convenzionale, rischiando perfino di cadere nella banalità.

Intendiamoci, non c’era nulla di banale, fra le pagine di Dykes. Non era affatto banale l’intreccio fra personale e politico che movimentava le vite delle protagoniste, non lo erano gli amori e tormenti personali messi in scena con realismo e passione. Soprattutto, non lo era il punto di vista da cui veniva narrata l’evoluzione della società americana, dal vecchio al nuovo secolo: la prospettiva di chi una volta era diversa, e adesso è più o meno come tutti gli altri. E non è poi così sicura che la cosa gli piaccia. 

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Tavola da "Come diventare superforti" di Alison Bechdel

  • Museenbasel.ch / courtesy Alison Bechdel

Alison Bechdel ha sempre rifiutato la banalità, e ogni semplificazione. Anche quando si era cimentata con il romanzo biografico in Fun Home, riprendendo quel filone di racconto di vita vera che per un lungo periodo è stato ossessione del fumetto d’autore americano (Linda Barry, Harvey Pekar, Craig Thompson, Adrian Tomine... l’elenco potrebbe continuare per chilometri).

Fun Home era un progetto che partiva da premesse banali – ecco, un’altra autrice che racconta la sua adolescenza! – per arrivare a uno svolgimento eccezionale, tanto da esser premiato come libro dell’anno da Time, dopo aver sbaragliato la concorrenza di scrittori non certo di secondo piano come Dave Eggers e Cormack McCarthy, ed essere trasformato in un musical vincitore di cinque Tony Award.

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Alison Bechdel (al centro con il premio) insieme al cast del musical Fun Home, 2015

  • IMAGO / Dreamstime

In quelle pagine, la Bechdel aveva messo in gioco tutta se stessa, spogliandosi di ogni pudore e intessendo il suo racconto di riferimenti letterari altissimi. Aveva raccontato la storia del suo non-rapporto con il padre, un uomo segretamente gay che viveva nella menzogna e nella paura, incatenato mani e piedi alla sua vita bugiarda e alla sua micro-comunità omofobica.

La storia di Fun Home prendeva una piega tragica molto presto, ma la Bechdel riusciva a raccontarla con grande ironia, a partire dal titolo: Fun Home è in realtà l’abbreviazione di Funeral Home. Già, perché il secondo mestiere del signor Bruce Bechdel era quello di becchino, e i suoi figli sono cresciuti fra bare e cadaveri. Fun, divertimento; funeral, funerale. Credo di averlo già detto: i fumetti di Alison Bechdel non sono mai banali, ma capaci di mettere in scena le meravigliose contraddizioni, esilaranti e tristissime, della vita reale. Rimettendo in fila le tavole delle sue strip e dei suoi fumetti - come ha fatto il Cartoonmuseum di Basilea, per una mostra aperta fino al prossimo 26 ottobre) - si può godere di un riassunto di (almeno) trent’anni di evoluzione della società americana. Un pezzo di storia, tra personale e politico.

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