Letteratura

La spezia di Frank Herbert

"Dune" e la riconquista del nostro immaginario

  • 18.09.2021, 00:00
  • 14.09.2023, 09:27
frank Herbert

Romanzo di fantascienza più venduto della storia? Senza dubbio.

Icona pop? Non del tutto, o forse non ancora.

Il destino di Dune è in divenire. Il film diretto da Denis Villeneuve – gigantesco e senza dubbio riuscito – cambierà tutto, certo, ma fino a oggi l'epica spaziale scritta negli anni Sessanta da Frank Herbert poteva vantare uno status unico.

Infatti – come notava ormai diversi anni fa il New York Times – nonostante la sua popolarità Dune è sempre sembrato privo di un fandom riconoscibile: non ci sono convention dedicate, à la Star Trek o Guerre Stellari; è difficile vedere in giro cosplayer che interpretano il Barone Harkonnen; non si rilevano neppure modi di dire che siano penetrati nella lingua comune, come l'“Addio, e grazie per tutto il pesce” della saga galattica di Douglas Adams.

Eppure Dune è molto presente nell'immaginario occidentale sin dalla sua prima pubblicazione nel 1965: come un fiume carsico – o un verme della sabbia – rimane sepolto sotto la superficie della cultura pop, per poi riemergere prepotentemente in superficie in caso di bisogno. In quest'ultimo caso, il bisogno è addirittura quello di rilanciare lo spettacolo cinematografico in presenza, dopo anni che sembravano voler spingere sull'acceleratore dell'intrattenimento casalingo on demand.

Il cinema era già prima del 2021 la colonna portante del mito di Dune, vista la narrazione costruita intorno all'adattamento del romanzo di Herbert nel corso del tempo: prima il tentativo di Alejandro Jodorowski alla metà dei Settanta, con il suo corollario di nomi straordinari, coinvolti o da coinvolgere (Orson Welles, Moebius, Salvador Dalì, H.R. Giger, Mick Jagger, i Pink Floyd...); poi quello interrotto dopo sette mesi di pre-produzione da Ridley Scott, alla fine dello stesso decennio; infine quello portato a termine da David Lynch a metà Ottanta, un film disconosciuto dal regista, tagliato e rimontato dal produttore De Laurentiis; un disastro al botteghino, stroncato dalla critica. Harlan Ellison, vincitore di sette premi Hugo, dichiarò: "Un libro che non poteva essere trasformato in film. Una sceneggiatura che non poteva essere scritta. Un lavoro di regia che non era alla portata di nessuno... eppure il film è stato fatto". Una frase che per Ellison aveva significato positivo, ma che inevitabilmente metteva in luce anche tutte le criticità del tentativo di Lynch.

Ma torniamo al romanzo. Alle decine di milioni di copie vendute, alle sue molte vite. Perché questo successo prolungato? Perché Dune contiene in sé l'essenza della cultura della seconda parte del Novecento, diventata spezia (...) fondamentale di quella del ventunesimo secolo: il gusto postmoderno per il pastiche. Viviamo nell'epoca della fluidità e dell'ibridazione, del superamento dei generi (narrativi e sociologici) e delle ideologie (politiche e culturali); anni in cui le étoile della Scala ballano coi rapper e i registi girano interi film con i cellulari. Senza andare troppo oltre: perché non dovrebbe piacere al lettore/spettatore di oggi questa storia capace di mettere insieme geopolitica, ecologia, misticismo zen, immaginazione lisergica, dogmi religiosi (e sono solo le prime cose che vengono in mente)?

Vero, il mondo fantascientifico di Herbert riflette il luogo e il tempo che lo ha prodotto, come del resto fanno quelli fantasy di Tolkien o Martin: sono gli anni Sessanta che mettono per la prima volta al centro del discorso l'ambiente, il potenziale umano, gli stati alterati di coscienza, la rivoluzione. Eppure l'influenza dell'opera di Herbert è continuata anche negli anni successivi: echi di Dune si ritrovano nei film di Hayao Miyazaki (Nausicaa della valle del vento) e nel già citato ciclo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, tanto per citare due oggetti culturali di enorme impatto negli ultimi quarant'anni. Per non parlare di Star Wars.

L'enorme complessità della saga di Dune – che pure, a dire il vero, nel suo primo libro rimaneva piuttosto accessibile – è la forza che ha portato questa storia attraverso i decenni. Chissà se quella stessa complessità riuscirà a sopravvivere alla trasformazione in icona pop che seguirà alla pubblicazione dei (primi?) due film di Villeneuve.

Sia come sia, in un modo o nell'altro Dune è destinato a rimanere parte dell'immaginario del mondo occidentale ancora a lungo.

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